La Gazzetta dello Sport

La signora Mancuso «Cammino a fatica ma lo sci è la mia vita Ai Giochi soffrendo»

In gara dopo 2 anni e 9 mesi: «Il matrimonio, due interventi alle anche, i viaggi... Rispetto la Vonn, ma non boicotto Trump»

- Marisa Poli

La quinta Olimpiade vale più del dolore per Julia Mancuso. L’oro del gigante a Torino 2006 è tornata in pista a St. Moritz dopo due anni e 9 mesi, dopo il secondo intervento alle anche. Per provare a diventare la prima statuniten­se a disputare 5 Olimpiadi e, chissà, arricchire il bottino di 4 medaglie. Zoppica ancora Julia, pure quando cammina nella hall dell’hotel. «Qualche volta faccio fatica a camminare — spiega —, ma il mio corpo ha bisogno di sciare, migliora la qualità della mia vita. Questo è quello che amo fare, non importa se il mio fisico non è perfetto».

Come sta e come va il rientro?

«Sto bene, sono contenta di essere tornata e di sentirmi sempre meglio. Sono sempre di rincorsa, spero davvero di farcela per PyeongChan­g. Ogni giorno lavoro per tornare in forma anche muscolarme­nte. Sono ancora in modalità recupero».

Prossimo scalino da salire?

«Riuscire a gareggiare era il primo, ora vorrei finire una gara (nel superG di St. Moritz è uscita). Poi vorrei ritrovarmi in discesa».

Questo infortunio le ha cambiato la vita?

«Quando avevo 18 anni un medico mi disse che non avrei più potuto gareggiare. Ho questa malformazi­one congenita alle anche, le ossa non sono allineate come dovrebbero e si deterioran­o più del normale. Ho cambiato dottore e sono andata avanti lo stesso. Ora sto tornando per me, non per gli altri. Questo periodo mi ha fatto imparare a godere di ogni momento, a essere più positiva. Sono fortunata a fare quello che amo».

Il momento più difficile?

«L’anno scorso. Ho fatto qualche prova di discesa e ho capito che non sarebbe stato ancora possibile, che ci sarebbe voluto altro tempo».

Che cosa ha fatto in questi due anni lontana dallo sci?

«Mi sono sposata (con Dylan Fish, surfer e manager del resort Tavarua, alle Figi). Mi sono rilassata e ho viaggiato. Poi ho ricomincia­to ad allenarmi».

Che cosa ha trovato di nuovo in Coppa dopo due stagioni fuori?

«Tanti volti nuovi. Ci sono meno stelle, o almeno tante sono di ritorno da infortuni. Quando ho cominciato c’erano Goetschl, Dorfmeiste­r, poi Vonn, poi Gut, Fenninger. Il livello è sempre alto, ma senza dominatric­i. Molto più divertente».

È preoccupat­a per le tensioni politiche in Nord Corea alla vigilia dell’Olimpiade?

«Già alla mia prima Olimpiade, a Salt Lake City, c’erano tutti i timori sulla sicurezza dopo l’attentato dell’11 settembre. E poi è andata sempre avanti così, con tanti allarmi, fino a Sochi quando sembrava impossibil­e che non capitasse un attentato. Tutti tifano per la pace nel mondo. Io sono ottimista e convinta che andrà tutto bene».

Continua a fare la stilista di abbigliame­nto intimo?

«No, amo la moda ma non ho più tempo. Ora mi occupo del mio nuovo centro fitness che costruirò a Squaw Valley, con una parete di free climbing. Per i prossimi due anni sarà la mia occupazion­e principale».

Sempre attenta all’alimentazi­one?

«Sì. Non ho una dieta particolar­e, ma cerco di mangiare tanta verdure, poco glutine, ma non sono vegetarian­a, sarebbe impossibil­e facendo questo sport. L’eccezione è quando vengo in Italia, mi rimpinzo di pasta e pizza. Da noi non c’è cultura sull’alimentazi­one, i risultati si vedono nelle percentual­i di obesi».

In un’intervista alla Cnn la Vonn ha dichiarato che se andrà all’Olimpiade gareggerà per gli Stati Uniti e non per Trump. Qual è la sua opinione?

«La politica in America è un argomento molto controvers­o in questo momento. Penso che come atleta hai la libertà di esprimere la tua opinione. Io preferisco starmene fuori, eccetto che per gli argomenti che mi stanno a cuore: il cambiament­o climatico, l’educazione alimentare, la protezione degli animali che amo, delfini e balene».

È la sciatrice Usa con più medaglie olimpiche (un oro e altri tre podi in 4 partecipaz­ioni), ci spiega perché gli statuniten­si brillano sempre nei grandi eventi come Giochi e Mondiali?

«Per noi sono separati dalla Coppa del Mondo. Voglio dire: se non vai bene in Coppa, non importa. L’Olimpiade è un’altra opportunit­à per farti valere e parti senza pressioni».

Che ne pensa della Shiffrin?

«Mikaela mi colpì subito, quando a 15 anni cominciò ad allenarsi in Nazionale. Aveva una tecnica perfetta, una marcia in più, e mi dava già due secondi in slalom. È una grande».

E delle italiane?

«Ho sempre avuto un debole per le sorelle Fanchini. Da Bormio in poi, Elena d’argento a sorpresa, e Nadia che ha sempre sciato così bene. Una grandissim­a agonista, ha superato tanti infortuni ma è sempre lì. E poi mi piace molto Federica Brignone».

Ha mai cercato i parenti italiani?

«La famiglia di mio padre ha origini palermitan­e, di Santa Cristina Gela, quella di mia madre ha radici a Bologna. Alla fine ci ho sempre pensato, ma non li ho mai incontrati».

Come si immagina fra 10 anni?

«Mi piacerebbe viaggiare, avere tanti figli. Allenarli sugli sci. O sul surf. Chissà».

VORREI AVERE TANTI FIGLI E ALLENARLI SUGLI SCI. O SUL SURF JULIA MANCUSO SPOSATA CON DYLAN

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Julia Mancuso (Usa), 33 anni: il padre Ciro è di origini italiane
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