Pjaca, il tormento è finito Magia da 10 in Primavera
L’attaccante croato della Juve ha giocato 55 minuti, segnando il gol partita al Milan su punizione: «Sto crescendo, tornerò al top»
Lo stadio di Solbiate Arno dista una manciata di chilometri da Milanello. Qui si sono esibiti nelle amichevoli precampionato campioni come Ibrahimovic, Pirlo, Kakà. Qui Marko Pjaca ha ricominciato a sentirsi un calciatore, assaporando tutte le emozioni che accompagnano un giocatore durante la partita. Qui ha segnato il gol che ha messo al tappeto il Milan di Rino Gattuso, regalando la vittoria alla Primavera della Juventus. «La partita l’ha decisa uno che non c’entra niente con questa categoria — è stato il commento post gara di Alessandro Dal Canto, allenatore dei bianconeri —. Marko è reduce da un lungo infortunio, deve solo stare tranquillo e recuperare minuti». Ieri Pjaca ne ha messi 55 nelle gambe, una prima iniezione di carburante per un ragazzo che è stato fuori quasi otto mesi: era il 28 marzo, la Croazia giocava in amichevole contro l’Estonia e l’attaccante lasciò il campo in barella, con le mani sul volto. Un altro brutto infortunio dopo quello al perone (sempre in nazionale), che arrivò dopo pochi spiccioli di Juve. Stavolta il calvario è stato molto più lungo: prima l’intervento per la ricostruzione del legamento crociato anteriore del ginocchio destro, poi la lunga fase di riabilitazione. COLPO DA DIECI Ieri la gamba che gli ha causato tanto patimento è tornata a farlo gioire: Pjaca con il destro ha disegnato una traiettoria morbida sopra la barriera e la palla si è infilata nell’angolino alla destra del portiere. Si vede che Pjanic in allenamento è stato un buon maestro e che il numero indossato ieri dal croato, il 10, gli ha trasmesso la giusta dose di magia. Marko ha trasformato nel gol decisivo dell’incontro (finito 0-1) la punizione dal limite che lui stesso si era procurato, con l’esperienza e quel pizzico di furbizia di chi è abituato a giocare a livelli più alti. Non ha avuto paura di metterci la gamba quando c’è stato bisogno. Dal Canto l’ha schierato largo a sinistra, incitandolo spesso e invitandolo a salire di più. Lui ha cercato spunti e dribbling, nei limiti della sua autonomia fisica: la mobilità è ancora limitata, ma la classe è intatta. E’ uscito tra gli applausi dopo 55 minuti (e un tiro ribattuto dalla difesa rossonera dopo bella progressione a inizio ripresa), lasciando il testimone a Portanova, mentre a bordo campo un papà e il suo bimbo sventolavano una bandiera della Croazia. «Ho visto il gol di Marko — ha detto Massimiliano Allegri —, è stato molto bello. Se lo merita, è una bella iniezione di fiducia. Dovrà giocare altre partite per acquisire sicurezza e convinzione».
RINFORZO PREZIOSO Pjaca è stato uno degli ultimi a lasciare lo stadio: lo attendeva una macchina per riportarlo a Torino. Prima però si è fermato con tutti quelli, grandi e piccini, che lo avevano aspettato fuori dagli spogliatoi per un selfie, per un autografo o semplicemente per una stretta di mano. «E’ stata una prova molto importante per me — ha dichiarato —. Volevo ritrovare il ritmo partita ed è andata bene. Sono contento per il gol, soprattutto sono contento di essere tornato. La mia condizione cresce, allenamento dopo allenamento, continuo a lavorare per essere al meglio». Ci vorrà ancora tempo per tornare il Pjaca pre infortunio, quello che a febbraio segnò al Porto, nella gara d’andata degli ottavi di finale, il suo primo e unico gol da juventino. Il periodo peggiore però è in archivio: ora Marko può sorridere e Allegri pure: quando sarà pronto, il croato sarà un rinforzo preziosissimo per l’attacco bianconero.