Dopo il Mondiale l’oro europeo Balsamo di bronzo
1Argento nel 2016, Pippo domina l’inseguimento: «È stata davvero dura, ringrazio Villa». Elisa più forte di una caduta: 3a nell’omnium
L’oro che ti aspetti. Filippo Ganna l’aveva messo nel mirino. Perché ancora aveva sul gozzo la sconfitta di un anno fa, quando alle porte di Parigi si era dovuto arrendere al beniamino di casa Corentin Ermenault, che per 3 decimi di secondo aveva soffocato la grande rimonta dell’azzurro, salito a sorpresa otto mesi prima sul tetto del mondo. E ancora aveva da digerire il secondo argento consecutivo nella gara a squadre, alle spalle della Francia bestia nera. Stavolta no, non ce n’è per nessuno. A Berlino il titolo europeo assoluto dell’inseguimento finisce nel forziere del ventunenne verbanese, uno dei più bei talenti italiani delle ultime generazioni, marcantonio approdato quest’anno tra i pro’ con l’Uae-Emirates di Beppe Saronni, che sta costruendo in pista a suon di trionfi pesanti un grande futuro da stradista, l’occhio rivolto soprattutto alle classiche del Nord, al pavé di un Fiandre o di una Roubaix, che più di tutte le altre sembrano essere le corse adatte alle sue corde.
EXPLOIT Per uno che ha vinto a meno di 20 anni il titolo mondiale e che ad aprile, a Hong Kong, si è quasi riconfermato strappando un argento comunque
pesantissimo, l’oro europeo può sembrare una conquista di serie B. Invece è un successo di grande valore, perché ottenuto al termine di una gara serrata, dall’alto contenuto tecnico: basti dire che mai sui 4 km, nemmeno ai Mondiali, sei atleti erano scesi sotto i 4’18”. Ganna deve dare già il massimo in qualifica, perché prima di lui il portoghese Oliveira ha stampato un 4’14”570 che mette paura. Ma anche il russo Evtushenko (4’15”204) e il tedesco Weinstein (4’16”290), battuto dall’azzurro nella finale iridata di Londra, sono insidie pericolose. Così come mette in ambasce lo stesso Ermenault, ultimo a partire. Pippo però non sbaglia nulla. Scatta alla sua maniera, poi si scatena nell’ultimo chilometro, chiudendo in 4’14”914, suo quarto di sempre, che per 3/10 gli basta per sistemarsi al 2° posto e volare in finale, perché il francesino figlio d’arte sarà solo sesto.
CHE RIMONTA Tre ore e mezzo più tardi ecco lo scontro frontale con Oliveira, già iridato juniores tre anni fa. L’avvio è del lusitano, che scappa via e dopo il primo chilometro segna il vantaggio massimo: 1”2. Ma Ganna non si scompone e rosicchia decimo su decimo al rivale. Poi, a 1750 metri dalla fine, il sorpasso. E da quel momento la strada per l’oro è tutta in discesa: 4’15”994 per l’azzurro, Oliveira crolla a 3”, l’Italia brinda al primo titolo nella specialità. Più forte della pressione, più forte di un attacco influenzale che due settimane fa lo aveva messo k.o. prima del Giro di Turchia: Ganna si batte le mani. «È stata dura — dice — sia in qualifica sia in finale, anche perché nelle gambe avevo le tre gare col quartetto. Merito anche di Villa che mi ha dato le indicazioni perfette a ogni giro. Sì, in qualifica sapevo i tempi degli altri, ma ho corso senza far troppi calcoli. Bisognava solo andare più forte possibile. Ora faccio la prima prova di Coppa del Mondo (3-5 novembre, a Pruszkow; ndr), poi vacanze e via a preparare i Mondiali di Apeldoorn, il grande obiettivo di primavera».
CON I DENTI Il carniere azzurro ieri poteva incassare anche cinque medaglie. Ci è arrivato vicinissimo Davide Viganò, 4° nella gara stayer pilotato da Cristiano Dagnoni. L’ha annusata nella corsa a punti Liam Bertazzo, poi 8°. E speravamo soprattutto nello scratch di Rachele Barbieri, peraltro non nella stessa forma di aprile quando vinse l’oro iridato. Ma la giovane modenese ha perso l’attimo propizio per agganciare la fuga decisiva e ha chiuso 8a: lezioni utili per il futuro. Nell’omnium, però, è arrivato il magnifico bronzo della stellina Elisa Balsamo, 19 anni, plurititolata nelle categorie minori, alla prima stagione da elite, bravissima ad acciuffare il terzo posto con i denti dietro a due vecchie volpi come la britannica Archibald e l’olandese Wild. La caduta nella seconda prova (tempo race) avrebbe potuto rovinare tutto e le ha lasciato i segni. La cuneese, già oro col quartetto nelle ultime due edizioni, ha però reagito di adrenalina, ha strappato un preziosissimo terzo posto nell’eliminazione e poi, nella decisiva corsa a punti, ha soffiato il podio per una lunghezza alla svizzera Waldis proprio nell’ultimo sprint, mostrando carattere da campionessa navigata. Ne siamo certi: questo è solo l’inizio di una fulgida carriera. Intanto oggi, in chiusura, si può arrotondare il bottino, che con 6 medaglie è già il migliore di sempre. Nell’americana, Lamon-Consonni e PaternosterConfalonieri sono coppie da podio. Incrociamo le dita.