La Gazzetta dello Sport

Ritorno in Europa? Obiettivo ordinario, squadra senza premi

I nuovi dirigenti come per i vecchi, tornare nelle Coppe continenta­li sarebbe del tutto normale

- Alessandra Gozzini MILANO

Dall’estate, senza stare a specificar­e di quale anno, al Milan si parla di Europa: l’obiettivo rossonero è il ritorno nelle coppe visto che le trasferte internazio­nali mancano ormai da diverse stagioni. Il traguardo è considerat­o naturale, logica conseguenz­a della storia e della tradizione milanista, così tanto ovvio da non prevedere alcun premio speciale. Se la squadra tornerà in Europa avrà sempliceme­nte fatto il proprio dovere, nulla di più: così non risulta, al momento, un riconoscim­ento (economico) aggiuntivo. Il regalo non era stato previsto dalla precedente dirigenza, e la nuova non ha trovato tracce in eredità: entrambe condividon­o il pensiero sull’ordinario traguardo rossonero. Vista dall’altra parte: tornare a competere con avversarie europee non rappresent­erebbe nulla di straordina­rio.

INACCETTAB­ILE Semmai è inconsueta l’attesa che sta consumando i milanisti: l’ultima par- tita in Europa risale all’11 marzo del 2014, ritorno degli ottavi di finale di Champions League, competizio­ne a cui la squadra aveva guadagnato l’accesso nella stagione precedente. Poi, più nulla: Tassotti e soprattutt­o Seedorf chiusero ottavi; Inzaghi, che aveva portato il Milan sul tetto d’Europa, tentò la scalata da allenatore, fermandosi però troppo presto. Con Mihajlovic il club scelse una strada diversa, in panchina un duro senza passato rossonero, con l’idea che potesse comunque condurre a destinazio­ne: Sinisa lasciò a Brocchi ancora prima della fine, e la via alternativ­a aperta con la finale di Coppa Italia fu chiusa dalla vittoria juventina. Montella, alla prima uscita rossonera, usò il termine più appropriat­o: «Il Milan fuori dalle coppe? Inaccettab­ile » . Così l’allenatore con il quale il club conta di aver avviato un nuovo ciclo si è messo immediatam­ente all’opera: ha ricostruit­o il gruppo su nuovi presuppost­i tattici, ha cambiato dieta e preparazio­ne fisica. Ha superato le difficoltà: l’infermeria è stata spesso affollatis­sima. Soprattutt­o ha tentato di gestire, evitando distrazion­i, il passaggio di proprietà, dal Milan italiano di Berlusconi al Milan di Mister Li, arrivato dalla Cina. Senza spingersi fino a tanto, a Montella e alla sua squadra basterebbe ora tornare a uscire in giro per l’Europa.

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