Saronni ad Abu Dhabi
«Così in 10 giorni è nato tutto» GP di F.1 a novembre l’incontro-chiave: Cina stop, c’è il team WorldTour dell’Emirato
Eh sì, Beppe Saronni si è proprio fatto un regalo speciale per i 60 anni che festeggerà nel 2017. Da pioniere in Cina a... pioniere ad Abu Dhabi, in dieci giorni. Con i tempi per l’iscrizione della squadra nel WorldTour che non possono essere fermati, mentre gli imprevisti si accumulano. «Non ho neanche fatto in tempo a pensare di non farcela, forse non c’era nemmeno il tempo», confida. Il gruppo Saronni-Lampre doveva trasformarsi in TJ Sport, prima formazione cinese. Invece è nato il Team Uae Abu Dhabi, prima formazione WorldTour dell’Emirato che, accanto al Gp di F.1., sta dando grandissimo impulso al ciclismo. Dal 23 al 26 febbraio si correrà il 3° Abu Dhabi Tour, organizzato dal locale Sports Council con Rcs Sport, che festeggia l’ingresso nel WorldTour. La nazione più ricca dei sette emirati si è aperta al verde, al bike sharing, alle piste ciclabili. Due giorni alla settimana, nel circuito di F.1. di Yas Marina girano anche 4000 ciclisti. «Perché Abu Dhabi vuole essere il punto di riferimento vincente della regione anche nel ciclismo».
Saronni, ci racconta tutto?
«A fine agosto avevamo annunciato la collaborazione con i cinesi di TJ Sport. Purtroppo il presidente Li Zhiqiang ha avuto seri problemi di salute, lui era il perno di tutto e questo ha bloccato il progetto. Le regole dell’Uci non aspettano e non avevamo più i tempi per definire il piano. Ma il progetto resta valido, io sono sicuro che dalla Cina uscirà qualcosa di importante. La Commissione Licenze dell’Uci ci ha ascoltati il 18 novembre: da lì siamo ripartiti». 59 ANNI «Si chiama Team Uae Abu Dhabi, è la squadra di una nazione. Uae vuol dire Emirati Arabi Uniti. E’ un grande orgoglio per tutti noi e ci sentiamo molto responsabilizzati: sulla maglia per la prima volta non abbiamo il nome di uno sponsor, ma di una nazione. La rappresentiamo. Siamo passati dalla squadra-famiglia della Lampre alla squadra-nazione. E anche la maglia avrà i colori della bandiera degli Emirati: bianco, verde, nero e rosso. Per me si sta aprendo un mondo nuovo. Non avrei mai pensato, a 60 anni, di trovarmi in progetti così vasti e importanti. I nostri investitori credono molto in questo passo, il loro impegno non sarà di breve durata».
Il valore del ciclismo è la vetrina per una nazione, dunque.
«Esatto. Anche negli Emirati, lo sport di riferimento per l’élite non è il golf ma il ciclismo. Chi ha un certo livello e una certa posizione sociale, ha una bicicletta di altissima gamma. C’è una pista ciclabile di 40 km ad Abu Dhabi».
Squadra e licenza degli Emirati, ma il nucleo è italiano.
«I partner tecnici sono tutti italiani, a cominciare dalle biciclette di Ernesto Colnago equipaggiate Campagnolo, Selle Italia, gomme Vittoria e caschi Met. Mi fa piacere che continuiamo a essere un punto di riferimento dell’italianità, visto che abbiamo alcuni dei migliori talenti, come Ganna, Consonni, Ravasi e Troia».
Debutto al Tour Down Under in Australia, il 17 gennaio.
«E vogliamo partire subito bene. Ci saranno Ulissi, Meintjes, Swift e Rui Costa. E anche al Giro numero 100 avremo la squadra migliore». «ABU DHABI VUOLE DIVENTARE IL RIFERIMENTO DEL CICLISMO IN TUTTA L’AREA»