UN CLIMA DIVERSO: MANCANO I PROCLAMI, NON GLI OBIETTIVI
Accidenti, è mancato il Lambrusco nel Natale della Ferrari con i giornalisti. «Rimedieremo l’anno prossimo», ha commentato Sergio Marchionne sorridendo e rilassato al punto da sottolineare come si diverta molto nel vedersi imitato da Maurizio Crozza, che è andato a visitare qualche settimana fa, curiosando pure dietro le quinte. Accanto a lui i due punti fermi delle competizioni, il responsabile Maurizio Arrivabene e il direttore tecnico Mattia Binotto.
Previsioni? Nessuna, dopo le figuracce dello scorso anno quando ci s’illudeva che sin dalla prima gara sarebbe stata una passeggiata, tanto che Marchionne si è poi dovuto giustificare: «Ho chiesto scusa a tutti, spero sia stata l’ultima volta». Un lungo incubo, perché la Ferrari è sempre sotto processo. Enzo Ferrari, quando veniva criticato dopo le gare, se la prendeva con i giornalisti che definiva beffardamente «ingegneri del lunedì». Marchionne ha capito col tempo come la Ferrari sia la sola altra entità sportiva paragonabile alla Nazionale di calcio, che ha 55 milioni di d.t. pronti a rilevarne gli errori.
Nella lunga tavolata bianca non c’è più l’ottimismo del Natale 2015, non si fanno ipotesi di vittorie come nel dicembre 2014, ma qualcosa cova sotto la brace di questa Ferrari 2017 che non ha star a livello di tecnici e non ha cercato Paddy Lowe, l’ingegnere a capo della Mercedes, spiegando che non è più tempo di «eroi che risolvono i problemi». E’ una fiducia trattenuta che si ha paura di esternare e che trapela da quando è stata messa in atto una struttura orizzontale («oggi c’è trasparenza, prima c’era un blocco nel flusso di informazioni: se nel 2017 le cose andranno male avrò sbagliato io») nella quale il dialogo è apertissimo, tanto che gli aerodinamici sanno com’è fatto il motore e viceversa. A questo proposito, è stato dimissionato il capo degli «aero», Dirk De Beer, il cui posto è stato preso da Enrico Cardile, con delega al francese David Sanchez sulla parte operativa. Aggiustamenti senza clamori ma concreti, profondi, necessari. Se basteranno lo dirà la pista, dove nel 2016 ci sono state 30 posizioni arretrate a causa del cambio andato k.o., più 8 ritiri (per rotture o incidenti): troppo.
Quanto ai piloti, fiducia a Sebastian Vettel e Kimi Raikkonen ma con riserva sui rinnovi per la stagione 2018, in quanto Seb dovrà prima di tutto trovarsi a suo agio con la macchina e Kimi forse abbandonerà. Alternative? Inutile dire che Lewis Hamilton piace… e Nico Rosberg anche, benché il presidente abbia elogiato Nico per il coraggio di lasciare.
Il resto è fatto di auguri, brindisi, battute. Con Marchionne che saluta affrontando i vialetti sottozero della fabbrica di Maranello in un pullover blu poco pesante, memore di inverni canadesi gelati. O anche metafora di chi non si spaventa per un po’ di freddo avendo la mente rivolta a obbiettivi più grandi, impronunciabili, essenziali per sistemare ambizioni proprie, ridare slancio a entusiasmi sopiti in fabbrica, ritrovare il sorriso dei tifosi. E tante, tante, altre cose.