La Gazzetta dello Sport

«Un poster di Schumi mi ha ispirato»

- INVIATO A MARANELLO lu.pe. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Tutto cominciò con Michael Schumacher. «Il mio primo casco era ispirato ai suoi colori. La calotta, in alto, era blu e punteggiat­a di stelle. Nella camera, alle spalle del letto, avevo appeso il poster di una sua vittoria a Monza. Lui mi ha ispirato la voglia di correre». Chi parla e ricorda è Antonio Giovinazzi, da ieri terzo pilota della Ferrari. Una confidenza raccolta dalla Gazzetta in uno dei momenti della sua strepitosa stagione d’esordio in GP2, costellata da 5 vittorie e incredibil­i rimonte. Neppure vi fosse stato un filo rosso lungo una vita a collegare Martina Franca, dove è nato, e Maranello. Per Giovinazzi, 23 anni, si corona una favola. A prescinder­e dal futuro in F.1. «La Ferrari, per un italiano, è speciale. Io quest’anno ce l’ho messa tutta — diceva —. Ci resterei male se non succedesse niente».

TEST E PISTA Per fortuna è successo. E ora il pugliese ha finalmente qualche certezza in più, dopo aver sudato per emergere, in uno sport dove spesso la valigia piena di quattrini conta più del piede e del talento. «L’esempio è mio padre, che mi ha seguito fin dall’inizio in kart. Devo tutto a lui». Il primo segnale dal Cavallino c’era sta- to già a settembre, dopo il trionfo a Monza dall’ultima posizione. Giovinazzi fece un test al simulatore. Ma da questo alla firma del contratto ce n’era di strada. È stata decisiva la mediazione del manager Enrico Zanarini. Il vice campione della GP2 (è stato battuto solo all’ultima gara dal francese Pierre Gasly) da gennaio continuerà le prove al simulatore di Maranello e in seguito farà test in pista con la rossa, nelle giornate per i giovani e in quelle di sviluppo gomme della Pirelli. «Stiamo discutendo con i nostri team clienti (la Sauber; ndr) per farlo guidare anche il venerdì di qualche GP», ha ammesso ieri Arrivabene. IN ASIA Giovinazzi entra in una dimensione da pilota «ufficiale» tutta da scoprire. Molto più di quello che si augurava quando ripeteva «a me basta solo diventare un profession­ista». E in fondo anche molto più di quello che poteva sperare un ragazzo partito dalla Puglia, passato dall’Asia (dove vinse il suo primo campionato in monoposto) e che deve quasi tutto alla generosità di un magnate indonesian­o dei fast food chiamato Ricardo Gelael. Lo sponsor che l’ha portato in F.3 (secondo nell’Europeo 2015) e quest’anno in GP2 con la veneta Prema. L’inizio dell’ascesa.

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