La Gazzetta dello Sport - Romana

LA CARRIERA

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▶ Lei che ha vinto 48 titoli, due Roland Garros (1959 e 1960) e due Internazio­nali d’Italia (1957 e 1961), è stato in semifinale a Wimbledon (1960) e per un triennio numero 3 del mondo, si sente un po’ un monumento nazionale?

«No, anche se sportivame­nte so di aver dato. Probabilme­nte potevo fare meglio, come sento ripetere spesso. Mi dicono: “Ti fossi allenato di più avresti vinto di più”. Io rispondo sempre: “Sì, ma mi sarei divertito molto meno!”. Oggi chi ha talento e non fa il tennis seriamente è un imbecille, questi a 22-23 anni sono già miliardari. Se non capisci la fortuna che hai ti devi tagliare le mani. Anche per questo qualcuno mi ha accusato di avercela con Sinner. Io non sarò una cima d’intelligen­za, ma posso essere così cretino da avercela con Sinner? Un ragazzo di 22 anni che gioca alla stragrande. Ho solo detto che il «Certo, ma basta guardare il fiume di gente che c’è per capire che certe defezioni, che esistono perché giocano troppo e sono ossessiona­ti dal punteggio, non hanno comunque compromess­o il torneo. Fa piacere, vuol dire che c’è ancora l’appassiona­to di tennis al di là del tifo, che è una pratica molto italiana che non mi ha mai convinto troppo. Chiaro poi che con Sinner era meglio. Lui adesso è il numero uno del mondo. E mi è dispiaciut­o pure per Berrettini: sono convinto che se tornasse all’80% del suo potenziale noi avremmo una squadra imbattibil­e. L’italiano che mi piace di più comunque resta Musetti, non è il più forte ma è quello che gioca meglio». 1) Nicola Pietrangel­i in campo a Wimbledon nel 1957

2) Con la Coppa Davis del 1976, tra Adriano Panatta, Tonino Zugarelli, Paolo Bertolucci e Corrado Barazzutti

3) Con il secondo trofeo del Roland Garros: nel 1960 doppia il successo del 1959

▶ Che ricordi ha dei due Internazio­nali vinti, il secondo peraltro disputato a Torino?

«Del primo ricordo che mi diedero come premio 30 mila lire, circa 500 euro di oggi. Del resto a Parigi mi hanno rifilato due coppette più piccole di un calice e 150 dollari e a Wimbledon per la finale di doppio un voucher da 15 sterline da spendere da Lily White, un

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«Alcuni dicono che se mi fossi allenato meglio avrei vinto di più, ma mi sarei divertito meno»

«Era moderna? Io a Wimbledon mica giocavo con la racchetta da ping pong»

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