La Gazzetta dello Sport - Cagliari
Verstappen vola in prova e la Red Bull cresce ancora
La squadra campione presenta aggiornamenti che migliorano una monoposto già strepitosa
gelati nel loro sviluppo solo ed esclusivamente per ragioni di affidabilità. Ma l’esercizio, evidentemente, non è riuscito come ci si augurava e come facevano sperare nell’inverno i test al banco. «In Bahrain ci ha fermato un inconveniente che non si era mai verificato», ha ammesso il team principal Frederic Vasseur. Ci risiamo: il male oscuro.
A rischio A quanto si sa, l’anno scorso anche i motori Honda che equipaggiano le Red Bull avevano accusato problemi legati alla combustione, ma con una monoposto superiore è stato possibile gestirli e i giapponesi sembrano avere lavorato con successo per risolverli. Il regolamento consente di usare solo tre motori termici a stagione e altrettanti motori elettrici (Mgu-H e Kers) prima di incorrere in penalità. La Ferrari rischia altri assalti alla pole “virtuali” e partenze dalle retrovie. Bastava sentire ieri i messaggi preoccupati di Leclerc, via radio con il suo ingegnere Xavi Marcos, a ogni avvisaglia che qualcosa non funzionasse (è successo con il comando della frizione). Il degrado eccessivo delle gomme, che aveva penalizzato il passo delle rosse in Bahrain, passa quasi in secondo piano. Anche perché Jeddah è un circuito stradale velocissimo, molto meno stressante di Sakhir con gli pneumatici posteriori. Il ritmo di Leclerc con le mescole medie è stato vicino a quello della Aston Martin di Fernando Alonso, solo Sergio Perez con la Red Bull ha ottenuto un tempo migliore. E Sainz è stato regolare con le soft. «Sul long run abbiamo trovato un po’ di competitività. I divari fra i team — conferma Mekies — si sono ristretti, anche Mercedes e Alpine sembrano molto veloci». La Ferrari può lottare. Sempre che la power unit regga...
2
Podi
Max Verstappen è salito sul podio nelle due precedenti edizioni del GP di Arabia Saudita: nel
2021 è arrivato 2° dietro Hamilton, lo scorso anno ha vinto precedendo Leclerc e Sainz
93
Vittorie
La Red Bull ha conquistato 93 trionfi in F1: il primo nel 2009 in Cina (con Vettel), l’ultimo due settimane fa in Bahrain (Verstappen)
5
Mondiali
La casa austriaca, campione in carica tra i Costruttori, ha vinto il primo titolo nel 2010
Gazzetta.it Sul nostro sito la diretta delle libere 3 e della corsa alla pole, le analisi, i commenti e le schede dei protagonisti, le classifiche
1’29’’603
1'29''811
1'29''902
1'30''039
1'30''070
1'30''100
1'30''110
1'30''181
1'30''341
1'30''592
1'30''599
1'30''721
1'30''776
1'30''810
1'30''820
1'30''837
1'30''921
1'30''959
1'30''964
1'31''052 o fa venire agli altri, il mal di pancia, Max Verstappen. Agli avversari, che dopo una gara e quattro sessioni di libere, adesso temono di non vederlo più. Lo fa venire al compagno di squadra, Sergio Perez, che a parità di macchina ieri ha buscato quasi mezzo secondo con le gomme gialle e 3 decimi con le rosse. E poi anche all’intera Formula 1, agli osservatori, agli addetti ai lavori: a tutti quelli che non sono suoi tifosi e che non sono Chris Horner e Helmut Marko. Max è arrivato a Jeddah in extremis, giovedì sera, per una indisposizione. «Mal di stomaco» aveva scritto lui e ha ripetuto il suo team sui social. Poi, ieri mattina, da vero divo è salito in macchina per ultimo, quando gli altri giravano già da diversi minuti. E davvero nessuno l’ha più visto. Nel senso i suoi tempi sono stati inavvicinabili. Una dimostrazione, quasi una ostentazione, di superiorità che ha anche una sua valenza psicologica. Che mette a disagio. L’intero paddock prima o dopo nell’arco della giornata ieri deve aver pensato alle parole pronunciare da George Russell due settimane fa lasciando il Bahrain: «Max quest’anno potrebbe vincerle tutte». Bella prospettiva, proprio lo spot di una stagione avvincente.
LSupremazia Da qualsiasi punto di vista la si guardi, la situazione è preoccupante. Per il talento di Max e per il suo carattere, anche. Il campione ha vinto 10 delle ultime 12 gare, 16 delle ultime 22. Eppure è sempre, anche nelle libere, come se avesse qualcosa da mettere in chiaro. Una ferocia agonistica assecondata in pieno dalla supremazia della sua Red Bull. Che già era sembrata pressoché perfetta a Sakhir e che pure ieri è stata ulteriormente sviluppata. Niente di eclatante: la RB19 ha l’ala posteriore più scarica, come richiede questo tracciato tanto veloce. E anche il fondo, così come quello della Ferrari, è stato leggermente modificato. Il risultato è stata una prestazione irresistibile, specie sul giro secco. Ma in generale sotto tutti gli aspetti. Il pacchetto sembra davvero non avere punti deboli. Era ampiamente previsto: ma la conferma di ieri, per quanto ancora indolore sulle classifiche, è tanto più preoccupante nella misura in cui il circuito saudita è diverso da quello bahreinita. Se la Red Bull è superiore anche qui come la era stata là, significa davvero che potrebbe esserlo pressoché ovunque. Una constatazione che, messa insieme all’indole di Verstappen, rischia di spostare l’interesse sui traguardi e i record che auto e pilota potranno raggiungere, più che sull’incertezza e sulla suspense delle gare. Poi si può pensare e immaginare che ieri le altre, la Ferrari in primis, non abbiano fatto vedere il meglio di sé, specie in quanto a simulazione
HA DETTO
Il ritmo è dignitoso. Serve fare di più sulla prestazione, ma l’auto è nella giusta finestra di lavoro
Max Verstappen, 25 anni, ha trionfato nelle ultime due
edizioni del Mondiale piloti. In 164 Gran Premi ha ottenuto 36
vittorie. Nella scorsa stagione l’olandese ha vinto 15 gare su 22 di qualifica. Che le rosse abbiano girato giù di motore e su di carburante: probabile, auspicabile. Ma i tempi dicono che la più vicina alla vettura di Verstappen e Perez è stata l’Aston Martin, quella di Fernando Alonso molto più di quella di Lance Stroll. Non a caso: i punti in comune tra le due auto sono tanti, anche in quanto a concetto dinamico, oltre che per le soluzioni aerodinamiche. Lo stesso Perez ci aveva scherzato su, in Bahrain. «E’ bello vedere tre Red Bull sul podio», aveva detto. E il suo capo scuderia, Horner, aveva rincarato: «La AMR23 ha un aspetto familiare». Ieri Luca Furbatto, engineering director di Aston Martin, ha dribblato la provocazione: «Preferiamo pensare a chi ci ha fatto i complimenti per come siamo migliorati». Alla Ferrari le sfide non mancano.