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PORTO, SPIAGGE, RIFIUTI AL SETACCIO LA RETE DEI FINANZIATORI DI TOTI LO SCONTRO IN REGIONE
Domani l’interrogatorio del governatore. Il legale: chiarirà tutto A casa dell’imprenditore Spinelli sequestrati oltre 200 mila euro Cresce il numero degli indagati. Il pressing per le dimissioni
Nuovi dettagli dall’inchiesta 1 che martedì ha portato all’arresto del governatore della Liguria, Giovanni Toti, con altri imprenditori e dirigenti.
Entrano nel vivo le indagini della Dda e della Guardia di finanza, coordinate dalla Procura di Genova, che fanno emergere un presunto sistema di corruzione attorno al presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, alla guida di una giunta di centrodestra. Oltre ai 25 dell’ordinanza del gip, Paola Faggioni, ci sarebbero altri 10 indagati, tra cui il commissario straordinario dell’Autorità portuale, Paolo Piacenza. A Toti, ex “delfino” di Silvio Berlusconi, i magistrati contestano favori ad imprenditori in cambio di denaro per la campagna elettorale, in almeno quattro votazioni ravvicinate. Secondo i magistrati, Toti avrebbe ricevuto 74 mila euro dagli imprenditori Aldo e Roberto Spinelli. In cambio, il governatore si sarebbe impegnato ad “agevolarli” in una serie di questioni: dalla trasformazione della spiaggia di Punta Dell’Olmo, da libera a privata, all’impegno per velocizzare e rinnovare per trent’anni la concessione del Terminal Rinfuse di Genova, episodio che coinvolge l’allora presidente dell’Autorità portuale Paolo Emilio Signorini (oggi a.d. di Iren), al quale sarebbero stati offerti regali, cene, hotel di lusso. Tra i finanziatori ci sarebbe anche il gruppo Esselunga, in cambio dell’ok alla realizzazione di due sedi in Liguria (per questo, nell’inchiesta è finito Francesco Moncada). La novità di ieri è che tra i finanziatori di Change, la Fondazione del presidente Toti, oltre agli imprenditori portuali ce ne sono alcuni che si occupano di rifiuti e discariche. Come Pietro Colucci, che per gli investigatori avrebbe dato a Toti 195 mila euro.
La Guardia di finanza ha 2
sequestrato molto denaro.
Nell’abitazione di Aldo Spinelli, imprenditore portuale con interessi nella logistica, in passato presidente di Livorno e Genoa, agli arresti domiciliari, sono stati trovati e sequestrati dalla Finanza circa 20 mila dollari e 5 mila sterline, oltre a 220 mila euro in contanti, una parte dei 570 mila euro sequestrati ai vari imprenditori. Soldi cash per “ripagare” gli aiuti della Regione, secondo i magistrati. In una telefonata intercettata, Toti rassicurava Spinelli senior di aver «risolto la questione per il figlio», e gli chiedeva quando si sarebbero incontrati per «una mano, in vista delle elezioni». E dalle intercettazioni spuntano anche gli interessi attorno alla costruzione della diga foranea, il maxi-progetto finanziato dal Pnrr e dal fondo complementare, portati avanti proprio dagli imprenditori Spinelli (padre e figlio Roberto) con l’appoggio del presidente della Liguria. Come riporta l’ordinanza del gip, il reale progetto era riconvertire il Terminal Rinfuse, «in previsione della realizzazione della nuova diga foranea, che incrementerà annota il giudice - i volumi dei traffici di container». Un piano che però doveva rimanere segreto per «non suscitare la contrarietà e quindi l’ostruzionismo degli altri concorrenti attivi nel Porto di Genova» e che Toti aveva «messo a fuoco».
Gli affari che coinvolgono 3 Matteo Cozzani.
Particolarmente gravi sono le accuse al capo di gabinetto di Toti in Regione, a cui la Procura contesta di aver favorito gli interessi di una famiglia mafiosa siciliana, con un forte radicamento in Liguria. Nelle carte dell’inchiesta viene ricostruito un episodio. Da un lato, la Regione Liguria vara una legge che porta i finanziamenti al Salone Nautico da 350 mila a 780 mila euro; dall’altro, il capo di gabinetto ottiene per il fratello una fornitura per il Salone, del valore di 10 mila euro. «Scusa, eh – dice al telefono Cozzani con il presidente del Salone nautico Saverio Cecchi, anche lui indagato, mentre illustra quella che lui chiama la ‘leggina’ regionale che moltiplicava i finanziamenti –. Io sono arrivato che al Nautico venivano riconosciuti 350 mila euro, ora Campagna (direttore commerciale del Salone nautico, ndr) esce con 780 mila euro. C’è qualcosa che non funziona, te lo dico, eh! Saverio, la vostra in Regione è una rapina a mano armata con scasso. Ma tu ti rendi conto di quanti soldi?». E Cecchi lo ringrazia:
«Meno male che ci sei tu, grazie caro...».
Il centrosinistra in Regione 4
chiede le dimissioni di Toti.
«Secondo me, sì. Se confermate, le accuse disegnano un quadro di gravità inaudita. Un sistema corruttivo e un rapporto con la criminalità organizzata che arriva ai vertici della Regione. Sono una garantista ma quando le accuse sono così gravi, c’è l’opportunità politica di fare un passo indietro, per rispetto delle istituzioni» è la posizione del Pd, espressa dalla segretaria dem Elly Schlein. «Come M5S ribadiamo con forza la necessità di sciogliere la giunta e il Consiglio regionale. Non è possibile fare finta di nulla. Sarebbe uno sfregio alla democrazia, alle istituzioni e soprattutto ai cittadini. È assolutamente necessario voltare pagina» ha detto il capogruppo ligure del M5S Fabio Tosi, sulla linea tracciata da Giuseppe Conte.
Domani interrogatorio di 5 garanzia per Toti, poi toccherà a Spinelli e Cozzani.
Stefano Savi, l’avvocato di Toti, ha spiegato in un video che «le forme hanno potuto indurre equivoci ma in realtà non hanno mai sconfinato in nulla di illecito». Domani ci sarà l’interrogatorio di garanzia. «Dopo vedremo come comportarci. Nel frattempo, stiamo valutando ed esamineremo tutti gli atti processuali» aggiunge il legale. E ieri prima riunione della giunta regionale, guidata Alessandro Piana, vice facente funzioni come previsto dallo Statuto. Si va avanti con l’attività. Dalla Lega, Matteo Salvini chiude all’ipotesi di dimissioni: «Sarebbe una resa, chiunque dovrebbe lasciare dopo ogni indagine». E il pressing delle opposizioni? «È il gioco delle parti. Probabilmente a parti inverse anche noi avremmo fatto lo stesso» dice proprio Piana. Il centrodestra resta in bilico tra la difesa convinta di FI e Lega e la cautela di FdI, che non ha escluso il ritorno alle urne. Un’ipotesi, però, che passa dalle dimissioni di Toti, al momento neppure all’orizzonte.