La Cucina Italiana

Nel bicchiere

Chiusure alternativ­e, nuove tecnologie e ultime tendenze stanno rottamando alcune tradiziona­li cerimonie del vino. A cominciare da sughero e cavatappi

- di ALDO FIORDELLI

Tappo a corona, bevuta da re

«CROWN CORK»

È il nome storico del tappo a corona, brevettato negli Stati Uniti nel 1892. Di solito si usa solo in una fase intermedia di cantina, per gli spumanti. L’interesse e la moda dei vini naturali però lo stanno rilanciand­o per i pet‑nat: l’acronimo sta per pétillante naturelle, dal francese, naturalmen­te gassato. Sono i vini posti a rifermenta­re in bottiglia e immessi sul mercato con il loro fondo fatto di lieviti. Per berli limpidi bisognereb­be tenere la bottiglia a testa in giù e stapparla à la volée. Forse è l’unico caso in cui la sciabolata abbia tecnicamen­te un senso (altrimenti è solo pericolosa). In alternativ­a potreste aprire il pet‑nat tenendo il collo della bottiglia immerso in un secchiello pieno di acqua e ritirandol­a subito dopo l’apertura: la pressione delle bollicine spingerà fuori il fondo residuo senza bagnare i commensali come a un gran premio. I pet‑nat sono simpatici, festosi, poco costosi e in genere contengono meno solfiti di altri vini.

A VITE

L’alternativ­a più diffusa al sughero è il tappo a vite o Stelvin. Si tratta di una capsula in alluminio con un’imbottitur­a di silicone che mantiene il vino giovane e fragrante. Per aprirlo basterà il tric della torsione opposta di tappo e bottiglia. Nella chiusura col sughero all’interno della bottiglia viene compresso ossigeno che, col tempo, farà evolvere il vino. Con lo Stelvin, invece, si riesce a «fare il vuoto» lasciando il contenuto completame­nte al riparo dall’ossigeno. Il risultato è ottimo per i vini da bere subito, bianchi freschi o rosati, da aprire senza preoccupar­si del vetusto tirabusciò. Se però la bottiglia si dimentica in cantina, il rischio è poi sentire nel vino un odore di «ridotto», cioè di chiuso, come di una casa al mare o di una vecchia madia che non si apre da un bel po’.

DI VETRO

Siete partiti per una gita fuori porta e al momento di bagnare il picnic con un bicchiere gagliardo scoprite di aver scordato il cavatappi. Per stappare una bottiglia tradiziona­le, alternativ­e a una camminata alla fattoria più vicina o al coltellino svizzero rimasto in auto non ce ne sono. Però, se è chiusa con un tappo di vetro basterà un clic della guarnizion­e di silicone e cin cin a tutti. Sigilla ermeticame­nte i vini da bere giovani come lo Stelvin. È elegante, ma è più costoso e meno pratico, perciò si usa raramente.

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