PIÙ CAPITALI ANTITRUST MA IL CAMPIONE SI FARÀ 2I RETE GAS PRONTA PER ITALGAS
Il progetto per trattare in esclusiva l’integrazione va avanti con il via libera dell’azionista pubblico Sarà un deal tra 4 e 5 miliardi a creare il più grande gruppo della distribuzione. Mentre all’orizzonte si profila la concorrenza del nucleare leggero, presenza costante nelle agende di politici e imprese
Se tutto andrà come previsto l’italia avrà un campione nazionale nel campo della distribuzione dell’energia. Italgas vuole infatti comprare 2i Rete Gas: società entrambe specializzate nella fornitura a famiglie e imprese. Un passo importante verso la modernizzazione del Paese. Le trasformazioni in atto devono infatti accelerare la spinta dell’italia e dell’ue verso una politica industriale capace di reggere una concorrenza globale in settori cruciali come innovazione tecnologica, transizione energetica e nuovi modelli di sviluppo centrati sulla sostenibilità.
Forniture e produzione
Facciamo, però, un passo indietro. Nel nostro paese il gas proviene da due fonti: le importazioni e la produzione interna. Le forniture estere rappresentano il principale momento di approvvigionamento. I maggiori venditori sono l’algeria, l’azerbaijan e la Norvegia. In passato la parte del leone spettava alla Russia. Le nostre importazioni da Mosca, complice le sanzioni per il conflitto con l’ucraina, sono ora crollate sotto il 2 per cento. Il gas proveniente dall’estero è circa 1,2 TWH (miliardi di KWH) di cui solo 20,6 milioni in arrivo dalla Russia. Da Mazara del Vallo sono giunti oltre 513 milioni di KWH (Algeria) e da Melendugno (Azerbaijan) circa 250. Il rigassificatore di Cavarzere ha ricevuto quasi 250 milioni, quello galleggiante di Piombino 110 e quello di Panigaglia oltre 20. L’italia ha altri quattro approdi (finora inutilizzati), a cui si aggiungerà nel 2025 il rigassificatore galleggiante di Ravenna. Nell’ultimo periodo si è assistito a un sensibile incremento della produzione interna. Le principali aree di estrazione si trovano in Emilia-romagna, Basilicata e Sicilia.
Tutto questo avviene mentre torna a far capolino il nucleare. Le condizioni per un ritorno in auge dell’energia atomica sembrano esserci tutte: un governo favorevole, le questioni geopolitiche e l’urgenza di decarbonizzare l’economia entro il 2050 che impone di rinunciare quanto prima ai combustibili fossili. Ed ecco allora un business, scomparso dopo i due referendum del 1987 e del 2011, che prova a riemergere. Si sta parlando di piccole centrali di quarta generazione con tempi veloci e bassi costi. La Rolls Royce, per esempio, sta allestendo un progetto per sedici impianti da realizzare nel prossimo ventennio. Questo sapendo che in
Italia gli ostacoli, più che tecnologici, sono di consenso sociale. Alcuni sondaggi indicano che una percentuale crescente di popolazione è favorevole al ritorno del nucleare. Resta poi da vedere se gli intervistati sarebbero pronti ad accogliere una centrale a pochi chilometri da casa. E così la sfida per i paladini dell’atomo rimane trasformare l’acronimo Nimby da “non nel mio giardino” a “nucleare nel mio giardino”.
L’operazione
È in questo quadro generale che Italgas ha deciso di comprare 2i Rete Gas. Il gruppo pubblico ha annunciato di aver avviato una trattativa in esclusiva per rilevare il 100% del principale concorrente. 2i Rete Gas è dunque finita sotto il riflettore per poi formulare un’offerta vincolante ai suoi soci: F2i sgr, i francesi di Ardian e gli olandesi di Apg.
Il fondo infrastrutturale, gestito da Renato Ravanelli, conferma dunque il suo ruolo di aggregatore che favorisce la nascita di campioni nazionali — come anche per le probabili nozze tra Ei Tower e Raiway. Nel caso si arrivi a un accordo vincolante l’azienda pubblica farà fronte al fabbisogno economico grazie a un prestito-ponte garantito da Jp Morgan, il cui rifinanziamento potrà avvenire tramite una combinazione di strumenti di capitale, debito o ibridi. In altri termini, si potrebbe procedere a un aumento di capitale, all’emissione di bond convertibili o al collocamento di obbligazioni.
L’amministratore delegato di Italgas, Paolo Gallo ha recentemente sottolineato che è necessario assicurare una sicurezza energetica e una sostenibilità dei prezzi per tutti i cittadini e per la competitività dell’industria.
Nel settore è difficile trovare un manager che abbia sviluppato un simile bagaglio di esperienze. Nato a Torino nel 1961, si è laureato in Ingegneria aeronautica. La sua prima esperienza è stata in Fiat Avio dove è rimasto per tredici anni. Successivamente ha raggruppato tutte le attività energetiche del gruppo Fiat, guidando la controllata di Corso Marconi nell’acquisto di Montedison diventata in seguito Edison. Dal 2016 è alla guida dell’azienda pubblica e secondo alcuni osservatori, se l’acquisizione andrà in porto, Gallo si candiderà a incarichi ancora più importanti. I princidei pali azionisti di Italgas sono Cdp Reti (26%), Snam (13,5%), Lazard (9,8%) e l’imprenditore Romano Minozzi (4,2%). C’è da aggiungere che il socio di maggioranza Cdp Reti si è detta subito disponibile a supportare l’offerta della controllata.
Conti a confronto
Ma come stanno andando i conti delle due società? Italgas si aspetta un recupero ricavi adjusted nella parte restante dell’anno con un valore in linea con il dato del 2023 a circa 1,8 miliardi di euro. I primi tre mesi si sono, comunque, chiusi con un utile netto di 117,6 milioni, in crescita del 13,5 per cento. In rialzo pure il margine operativo lordo salito a 325,7 milioni.
L’anno scorso 2i Rete Gas ha deliberato la distribuzione di 125 milioni di cedole con ricavi consolidati per 816,1 milioni e un margine operativo lordo di 547,4 milioni. Quanti clienti servono le due imprese? Italgas è molto presente nelle grandi città e supera gli 82 mila chilometri di rete, mentre 2i Rete Gas ha avuto un significativo percorso di crescita e può contare su circa cinque milioni di consumatori.
Come è evidente da questi numeri, l’unione comporta dei rischi Antitrust che potrebbero essere scongiurati cedendo alcuni asset. L’offerta di Italgas è arrivata mentre l’azienda, diretta da Francesco Forleo, era alle prese con un processo di quotazione curato da Goldman Sachs, Bnp Paribas, Intesa Sanpaolo, Unicredit e Mediobanca. La due diligence di Italgas non ha bloccato le manovre per lo sbarco a Piazza Affari: il collocamento comporta la cessione di azioni per 600 milioni, sulla base di una valutazione di cinque miliardi che include circa tre di debito. Questo vuol dire che l’acquisizione dovrebbe avere un valore compreso tra quattro e cinque miliardi. L’italia si sta dunque attrezzando per avere una migliore distribuzione di gas, adeguata a un ambiente ecologicamente sostenibile. Una transizione che passa attraverso aggregazioni e progressi tecnologici per innescare effetti positivi e coinvolgere la filiera dei clienti e delle imprese.
Gallo è stato in Fiat, Edison, Acea: nel settore è difficile trovare un manager con un simile bagaglio di esperienze