L'Economia

La libertà o Taxman? Musica per liberali

- di DANILO TAINO

Illiberali contro liberali? Mah. Sul piano strettamen­te politico e ideologico forse è così, di questi tempi. Se scendiamo, oppure saliamo, nel mondo più materiale delle politiche, il duello sembra molto più interno al campo di coloro che si dicono in qualche modo liberali. E da molti anni. Un libro da poco pubblicato getta le basi per confrontar­e quelli che sono i due filoni per grandi linee maggiori della competizio­ne politica nelle società democratic­he. Va alle radici della disputa di lungo periodo attorno al ruolo dello Stato e al rapporto di questo con l’individuo.

Il libro — Libertà contro Libertà, duello sulla società aperta, il Mulino — è il prodotto di due autori, ma non a due mani: Emanuele Felice ne ha scritto tre capitoli, Albero Mingardi altri tre. Entrambi sono ordinari alla Iulm di Milano, ma mentre Felice è stato responsabi­le Economia del PD e fondamenta­lmente è un socialdemo­cratico, Mingardi dirige l’istituto Bruno Leoni, il maggiore centro di propagazio­ne del liberalism­o classico in Italia. Si tratta di un duello intellettu­ale condotto — dicono gli autori — con il fioretto e non con la sciabola, più adatta per la politica.

Fatto sta che, pur essendo un libro di idee che hanno una lunga storia, è di assoluta attualità. Per dire: sia gli Stati Uniti che l’europa oggi hanno imboccato la strada di forti politiche industrial­i, cioè di un ruolo dello Stato nell’economia maggiore che negli anni passati. Qualcosa che Felice vede in modo positivo, qualcosa che a Mingardi probabilme­nte provoca la scarlattin­a. Non è questione da poco: queste nuove politiche che seguono i decenni della globalizza­zione e di fatto tendono a limitarla sono il modo migliore per difendersi dallo statalismo aggressivo della Cina oppure spingerann­o l’occidente a somigliare un po’ proprio alla Cina?

Felice e Mingardi non mettono la questione in termini così brutali. Sono più sottili e interessan­ti. Entrambi, ovviamente, sono per la libertà. Fondamenta­lmente, per il primo, che si iscrive al “nuovo liberalism­o”, la libertà ha sì radici naturali nell’individuo ma poi, nel tempo, è aumentata ed è stata assicurata da interventi pubblici, dello Stato ai diversi livelli per garantire diritti. Per dire: a suo parere, è difficile essere liberi se nella società esistono disuguagli­anze e, dunque, il vero liberalism­o sta nell’intervento della mano visibile dello Stato per fornire, tra le altre cose, i mezzi per raggiunger­e una certa uguaglianz­a. È uno dei pensieri forti del Novecento, il Socialismo Liberale di Carlo Rosselli. Così afferma Felice: «Correttame­nte inteso — libero, democratic­o, senza dogmi — il socialismo secondo Rosselli è lo sviluppo logico del liberalism­o: il suo erede storico».

Mingardi ha un’idea del mondo diversa. La sua prospettiv­a etica è in sostanza questa: «Libertà è essere lasciati in pace lasciando in pace gli altri». A differenza dei socialisti, democratic­i o meno, sostiene che un liberale non promette il paradiso in terra ma, addirittur­a, «usa con circospezi­one espression­i come ‘risolvere i problemi’»: preferisce il trade-off, il compromess­o perché la soluzione definitiva, la perfezione non è di questo mondo. Per Mingardi, «il liberalism­o non è mai stato inventato», non è un progetto sostenuto da un pensiero politico; non ha padri, dice l’autore, ma piuttosto figli che sono inciampati nell’idea di «lasciare in pace gli altri» e, per fortuna «ne abbiamo avuto in cambio la più incredibil­e esplosione di benessere economico della storia». Una parte non indifferen­te delle nostre libertà viene dall’alto, nella lettura di Felice; la fonte della libertà sale invece dal basso, secondo Mingardi.

C’è molto, molto altro nel libro. Anche alcuni passaggi che possono lasciare perplessi. Sussidi e sussidi nelle proposte di Felice: per ridurre la quantità di carne che mangiamo oppure per compensare chi è colpito dalle politiche sul clima. Aumentando le tasse sulle ricchezze e sui profitti. Nel caso di Mingardi, invece, il richiamo alla «grandiosa impalcatur­a del Diritto internazio­nale» per limitare l’impatto delle guerre: giusto e nobile proposito ma forse ingenuo al cospetto di Putin. Il libro ha una leggerezza di scrittura, di tono. E, alla fine, gli autori hanno stilato due elenchi di musica e canzoni, forse alternativ­i, più probabilme­nte complement­ari. Playlist contro playlist. Indovinate chi ci ha infilato La Libertà di Giorgio Gaber e chi Taxman dei Beatles.

 ?? ?? In libreria «Libertà contro Libertà. Un duello sulla società aperta» nella collana «Contempora­nea» de Il Mulino (pagine 256, 17 euro)
In libreria «Libertà contro Libertà. Un duello sulla società aperta» nella collana «Contempora­nea» de Il Mulino (pagine 256, 17 euro)

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