JP Morgan: « M& A pronto a scattare con i private equity »
Francesco Cardinali, senior country officer in Italia: « Liquidità a 2mila miliardi » « Il mercato delle Ipo riaperto in Europa: è ai livelli
più elevati da tre anni »
Saranno ancora i grandi investitori, i big internazionali del private equity, a muovere il mercato delle fusioni e acquisizioni da qui a fine anno. Ne è convinto Francesco Cardinali, senior country officer per JP Morgan in Italia. A fare la differenza sarà l’enorme liquidità ancora a dispoizione dei fondi.
« Attualmente - afferma Francesco Cardinali - i fondi di private equity posseggono circa due trilioni di liquidità a livello globale, queste risorse dovranno necessariamente essere investite nei prossimi anni e alimentare operazioni di fusioni e acquisizioni. L’attuale dinamismo è favorito dalla riapertura del mercato del financing, dopo il rallentamento del 2022 e 2023 e dal maggior riallineamento progressivo delle valutazioni tra venditore e compratore » .
È prevista inoltre una crescita non solo dell’attività dei grandi investitori esteri in Italia, ma anche quella di acquisizione dei gruppi italiani all’estero. « L’attività crossborder “da e per” l’Italia - continua Cardinali - è in crescita, e vede gruppi italiani acquistare aziende all’estero e i grandi investitori stranieri sempre attivi nell’acquistare asset nel nostro Paese. Per apprezzarne l’importanza, bisogna considerare che tra il 2023 e i primi mesi del 2024 questa attività ha interessato transazioni annunciate per più di 50 miliardi di euro e include l’operazione dai noi orchestrata del passaggio della rete Tim a Kkr, per 22 miliardi di euro, e l’acquisizione da parte di Swisscom delle attività italiane di Vodafone, per 8 miliardi di euro » .
Il focus è anche sulle mosse delle multinazionali italiane. « D’altro canto le grandi multinazionali italiane - sostiene Cardinali - hanno fatto diverse importanti acquisizioni all’estero, per complessivi 26 miliardi di euro » . Tra le principali operazioni ci sono state quella di Eni su Neptune ( per 5 miliardi di euro), di Prysmian su Encorewire ( per 4 miliardi), di Generali su Liberty ( per 2,3 miliardi) e infine l’acquisizione da parte di Campari di Courvoisier ( per 1,2 miliardi).
Le fusioni e acquisizioni in Italia continueranno invece a vedere come protagonisti i private equity. « Nell’ambito dell’M& A in Italia - afferma Cardinali - dove continuiamo a seguire le principali transazioni, non vedo un solo settore industriale prevalente rispetto ad altri, ma osservo un indiscusso dinamismo da parte dei fondi di private equity che in questa fase guardano trasversalmente alle imprese a proprietà familiare, ad operazioni cosiddette di ” take private” e al mondo delle infrastrutture » .
È un dato di fatto che diverse imprese familiari, per ragioni legate al passaggio generazionale o a scelte strategiche, si stanno aprendo al capitale professionale, come è accaduto nelle operazioni Ima- Bdt Capital insieme alla famiglia Vacchi e Sammontana- Forno D’Asolo – Investindustrial insieme alla famiglia Bagnoli. Tra le maggiori operazioni “take private” di questi mesi c’è invece l’Opa di L Catterton su Tod’s e quella su Salcef. Continua il focus sul settore infrastrutturale, in aree di rilevanza strategica per il Paese, basti pensare all’ingresso di Kkr nella rete Tim e all’operazione da parte della famiglia Aponte in Italo.
Piazza Affari, in questo contesto, fa fatica ad esprimere nuove quotazioni, ma c’è attesa per le matricole di Borsa, a cominciare dal possibile debutto di Golden Goose, controllata di Permira e Cerlyle. « Il mercato delle Ipo - dice Cardinali - si è riaperto in Europa attestandosi ai livelli più elevati da 3 anni a questa parte. Nella prima parte di quest’anno JP Morgan in qualità di global coordinator ha gestito in Europa Ipo per più di 5,4 miliardi di euro. Sull’onda del successo delle Ipo di Puig ( 3 miliardi euro) e Cvc ( 2.3 miliardi euro) che abbiamo concluso pochi giorni fa in Spagna e in Olanda, potremmo assistere alla riapertura di questo comparto anche in Italia » .
È chiaro tuttavia che questo contesto decisamente costruttivo, dove gli investitori strategici e finanziari sono propensi ad intraprendere operazioni straordinarie e trasformative, potrebbe essere indebolito e messo a rischio se la situazione geopolitica globale dovesse evolversi in senso ulteriormente negativo. « Un’ulteriore fonte di incertezza - conclude Cardinali - potrebbe provenire anche dalle numerose elezioni previste in molti Paesi, compresi gli Stati Uniti, nel corso dell’anno » .
« In Italia non c’è un settore prevalente rispetto ad altri, ma un indiscusso dinamismo dei fondi »