Ance: impatto su almeno 16 miliardi di lavori
I costruttori stimano i possibili effetti causati dalla norma dell’esecutivo
I cantieri interessati dallo spalmacrediti, con il relativo corredo di contenziosi e rallentamenti, potrebbero valere circa 16 miliardi di euro.
La stima è stata fatta ieri dall’Ance e parte dall’impatto ipotizzato dal ministro dell’Economia davanti ai senatori della commissione Finanze. « Sulla base delle dichiarazioni di Giorgetti in Parlamento – hanno spiegato i costruttori – secondo cui l’emendamento è finalizzato a recuperare almeno 2,4 miliardi nel 2025- 2026, possiamo stimare che saranno interessati almeno 16 miliardi di lavori attualmente in corso » .
Tutte opere già avviate e, quindi, in qualche modo travolte dall’effetto retroattivo che l’associazione ha criticato sin dalle primissime battute di questa vicenda, attraverso la presidente Federica Brancaccio, che mercoledì aveva parlato di impatto potenzialmente « devastante » per il settore.
Ieri la filiera delle costruzioni si è espressa attraverso Paola Marone, presidente di Federcostruzioni, che pronostica « danni pesantissimi se sarà confermato l’obbligo di spalmare i crediti superbonus in 10 anni » . Si tratta – prosegue – « di un intervento che va ad intaccare contratti già sottoscritti e in corso di esecuzione che inevitabilmente saranno oggetto di aggravi di costi e probabili contenziosi. Un duro colpo con effetti che ricadranno a cascata su tutte le imprese della filiera » . Ci troviamo – conclude – « di fronte a un cambiamento delle regole in corsa, senza confronto con il sistema produttivo, destinato a gettare scompiglio e
‘
Mondo produttivo compatto nelle critiche agli effetti retroattivi dell’emendamento del Governo
panico tra cittadini e imprese » .
Sulle critiche a un intervento retroattivo c’è accordo massimo tra tutti i rappresentanti delle categorie produttive. Anche tra chi è più critico sul superbonus, come il presidente di Assolombarda, Alessandro Spada: « Noi siamo sempre stati molto contrari al superbonus perché costa tantissimo e ha benefici limitati rispetto all’impiego di capitali; per ciò che riguarda il futuro quindi siamo d’accordo con la posizione del governo, ma per quello che riguarda i crediti già in corso, tornare su provvedimenti che sono retroattivi, abbiamo qualche dubbio » . Per Spada, « non avere la certezza del diritto è qualcosa che per le imprese non è un bel segnale. Quindi, da questo punto di vista, sulla parte che riguarda il pregresso siamo molto critici » .
Una questione di principio e di fair play in termini di diritto, ma che rischia di avere concrete ripercussioni sulla vita dei proprietari immobiliari. L’applicazione al passato ( si veda anche l’altro articolo in pagina) potrebbe portarsi, infatti, dietro un ampio corredo di strascichi giudiziari. Così, non sono solo le imprese a essere preoccupate dall’intervento, ma anche i rappresentanti della proprietà.
Il presidente dell’Unione piccoli proprietari immobiliari, Fabio Pucci dice: « L’ 80% dei condomini ancora coinvolti nei lavori del superbonus tra alcuni anni avrà una causa o nei confronti delle ditte fallite, o dell’appaltatore o dei revisori dei conti, quando dovranno rendere conto all’agenzia delle Entrate, che fra qualche anno non farà sconti a nessuno » .