« Il Colle mai più supplente Riforma utile all’economia »
Convegno alla Camera con imprenditori e personalità della cultura. Schlein: « Faremo muro con i nostri corpi » . La premier: così dialogo difficile
Nel giorno in cui il Ddl Casellati che introduce l’elezione diretta del premier voluta da Giorgia Meloni approda in Aula al Senato accompagnato da tremila emendamenti, alla Camera la premier apre di fatto la campagna elettorale per le europee dell’ 8 e 9 giugno imbracciando proprio il vessillo della « madre di tutte le riforme » . E lo fa durante un convegno organizzato dalle fondazioni Alcide De Gasperi e Bettino Craxi nella imponente Sala Regina: sul palco quattro costituzionalisti di diversa formazione che hanno espresso i loro rilievi ma che hanno concordato sulla necessità di riformare il sistema per dare stabilità ai governi ( Giovanni Orsina, Francesco Clementi, Anna Maria Poggi e l’ex presidente della Camera Luciano Violante); in platea una moltitudine di accademici, scienziati, personaggi dello sport, dello spettacolo e molti imprenditori.
Quasi contemporaneamente, in Senato, la segretaria del Pd Elly Schlein invita i suoi parlamentari a « fare muro con i nostri corpi » contro una riforma « che stravolge l’assetto nato dalla Costituzione antifascista e mina la repubblica parlamentare » . E allora sì al dialogo, ribadisce Meloni rispondendo a una precisa sollecitazione del professor Clementi ( « ci siamo » , dice la premier, « se dovessero essere avanzate proposte migliorative ad esempio per rafforzare il ruolo del Parlamento e superare l’annoso problema dell’eccesso di decretazione d’urgenza » ), « ma capisce bene che se mettono avanti i loro corpi il dialogo è un po’ difficile » . Ecco, è questo il punto: con questo clima Meloni fa capire che in ogni caso arriverà fino in fondo. « Per il Paese, visto che a me il referendum non conviene in quanto è un rischio » .
Ed è proprio alla platea della società civile e dell’imprenditoria che la premier guarda per trovare possibili sponsor e alleati per la battaglia referendaria che si annuncia tra la fine del 2025 e l’inizio del 2026, possibilmente ben lontano dalle politiche del ’ 27 per evitare di personalizzare e politicizzare troppo l’appuntamento referendario. Per questo il messaggio che Palazzo Chigi ha voluto veicolare con il convegno di ieri è che la “madre di tutte le riforme” non è questione per addetti ai lavori ma riguarda tutti e avrà un impatto notevole sull’economia del Paese: « Perché un governo più stabile e più efficiente è un governo che assicura una visione di lungo periodo, è un
‘ Appello dei costituzionalisti ad un ampio accordo: « Attenzione ai contrappesi »
economico e produttivo » .
Quanto alle accuse di chi vede nella riforma un modo per ridimensionare il ruolo del presidente della Repubblica, Meloni è tranchant: « Il Presidente non avrà più bisogno di fare il supplente della politica se il risultato del voto sarà certo e gli italiani potranno scegliere direttamente chi li governa » , dice riferendosi alla pratica dei governi tecnici o del presidente che si sono susseguiti negli ultimi anni di fronte allo stallo e con la riforma non saranno più possibili. Meloni ammette tra le righe che il potere di nomina e quello di scioglimento delle Camere del capo dello Stato sono toccati indirettamente. « Ma è già così di fronte a un risultato chiaro delle urne e a un governo che gode di una maggioranza sicura » , dice riferendosi proprio al suo esecutivo. E ha buon gioco a ricordare all’opposizione che il premierato è stato da sempre nelle corde del centrosinistra fin dai tempi dell’Ulivo e della bozza Salvi della Bicamerale D’Alema.
Abile nell’indicare gli obiettivi e nell’incalzare l’opposizione, Meloni è tuttavia evasiva sul nodo irrisolto della riforma, ossia il sistema con cui si dovrà eleggere il premier. Fa solo un breve riferimento al fatto che « servirà una legge elettorale con le preferenze per ricostruire il rapporto eletto- elettore » . Nulla sul ballottaggio o sulla soglia al di sopra della quale dovrebbe scattare il premio di maggioranza, argomenti divisivi all’interno del centrodestra con la Lega sulle barricate contro il doppio turno. Intanto si pensa alle europee, poi si vedrà.