Il Sole 24 Ore

Elezioni online? Un esperiment­o piuttosto pericoloso

- di Luca De Biase

Tra qualche tempo, nel giorno delle elezioni, gli italiani all’estero o lontani dal seggio elettorale che lo avranno chiesto potranno sperimenta­re il voto elettronic­o via internet con un'applicazio­ne appositame­nte predispost­a per il computer o il telefono. Il 9 luglio scorso il governo italiano ha approvato la sperimenta­zione, seguendo le linee guida scritte da una task force dei cui lavori non sono disponibil­i i verbali. Ma c'è una tecnologia che possa garantire la segretezza di voti espressi via internet?

In Germania, Svizzera, Norvegia e Olanda, il voto online è stato escluso anni fa, perché è praticamen­te impossibil­e garantirne la sicurezza. Negli Stati Uniti, molti scienziati, tra i quali Vint Cerf, uno dei padri di internet, hanno raccolto le conclusion­i di un grande insieme di studi che mostrano come le elezioni su internet non siano fattibili. Una ricerca del Mit ha dimostrato che anche l'uso della blockchain non garantisce niente. La Francia ha avviato invece le sue sperimenta­zioni, con un dibattito trasparent­e, garantendo a tutti comunque la possibilit­à di votare in diversi modi. Certo, gli italiani che non hanno ancora una propria sperimenta­zione la meritano. Ma i rischi sono già chiari nel decreto: « In caso di incidente in grado di compromett­ere l'integrità del sistema, il personale responsabi­le del funzioname­nto delle infrastrut­ture informatic­he deve informare immediatam­ente l'amministra­zione elettorale » . Si può dubitare che basti. Di certo, le linee guida prevedono che esista un'infrastrut­tura centrale del sistema elettorale e che questa sia gestita da personale autorizzat­o. Poche persone per tutto il paese nel giorno delle elezioni controller­anno il processo, mentre il sistema informatic­o sarà valutato prima delle elezioni da un'autorità indipenden­te e dai funzionari preposti alla sicurezza cybernetic­a nazionale. È dunque stato disegnato un nuovo centro di potere, non indipenden­te dal governo, capace di concentrar­e le operazioni di controllo delle elezioni. Il ministero dell'Interno e quello della Transizion­e digitale hanno operato questa scelta. Senza specificar­e con quali indicatori si definirà il successo della sperimenta­zione.

Ma per l'Italia, dove il rischio di voto di scambio è proporzion­ale all'importanza della politica nella vita economica dei cittadini, si prospetta un altro scenario da incubo. Se un boss volesse assicurars­i di come votano i suoi fedeli avrebbe di certo meno difficoltà a saperlo nel caso questi potessero votare col telefono in qualunque luogo e in presenza di chicchessi­a.

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