Il Sole 24 Ore

Ma a Napoli serve un salvagente doppio

A fine giugno scade il blocco al dissesto guidato da Corte conti per i vecchi disavanzi

- — G. Tr.

A Napoli la partita è doppia. Non in senso ragionieri­stico, ma politico.

Palazzo San Giacomo è da sempre uno dei peggiori pagatori d’Italia: l’ultimo « indicatore sulla tempestivi­tà dei pagamenti » , relativo al primo trimestre 2021, parla di 264,73 giorni medi, cioè quasi nove volte i termini fissati dalla legge per onorare le fatture dei fornitori. Per superare questo deficit struttural­e, è quindi uno dei migliori clienti delle varie tornate di anticipazi­oni sblocca- debiti messe in campo dai vari governi. Anche l’ultima, quasi generalmen­te ignorata dagli enti locali alle prese con le tante emergenze della pandemia, ha indirizzat­o a Napoli 500 milioni. Di conseguenz­a, la città è uno degli spettatori più interessat­i al « salva- conti » a cui il governo ora lavora affannosam­ente per evitare che gli effetti dell’ultima bocciatura costituzio­nale scritta nella sentenza 80/ 2021 deflagrino in una pioggia di default.

Tanto sforzo, però, sotto il Vesuvio rischia di non bastare. Perché il Comune è da molti anni impegnato in una battaglia con la Corte dei conti che fin qui ha prodotto migliaia di pagine di delibere, ma nessun effetto concreto. Lo scontro con i magistrati contabili riguarda le accuse di « grave e reiterato mancato rispetto » degli obiettivi intermedi fissati dal piano di riequilibr­io che tiene in piedi il Comune ormai da quasi dieci anni. Il « grave e reiterato mancato rispetto » , spiega l’articolo 243- quater, comma 7 del Testo unico degli enti locali, comporta l’applicazio­ne del « dissesto guidato » con cui la Corte dei conti impone al Comune di alzare bandiera bianca e dichiarare il dissesto ( come accaduto ad Alessandri­a, per esempio).

Tutte le volte che i magistrati ci hanno provato, si sono trovati di fronte il muro di una norma « salva- Napoli » . L’ultima è stata scritta l’anno scorso, in piena pandemia. Il decreto semplifica­zioni ( Dl 76/ 2020), con cui a luglio il governo Conte- 2 ha provato senza troppo successo a sbloccare la macchina pubblica nell’attuazione degli investimen­ti, si è occupato anche di semplifica­re la vita alla giunta De Magistris, sospendend­o fino al 30 giugno la possibilit­à per la Corte dei conti di determinar­e il dissesto. La data non era stata messa a caso. Perché a metà giugno si sarebbero dovute tenere le elezioni, e la durata dello stop era stata studiata per evitare di arrivare alle urne con la città in dissesto. Ma a far saltare i piani ci si è messa la terza ondata della pandemia, che ha imposto lo slittament­o delle elezioni amministra­tive a ottobre.

Nel « salva- conti » che il governo sta affannosam­ente preparando dopo la sentenza della Consulta, , insomma, dovrebbe essere innestato anche un nuovo « salva- Napoli » , su misura per Palazzo San Giacomo. Altrimenti tutto l'enorme sforzo normativo dispiegato negli ultimi anni si rivelerebb­e vano proprio a un passo dal traguardo.

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