Vodafone punta a 2,8 miliardi di euro dall’Ipo delle torri
Vantage Towers in Borsa a Francoforte dal 18 marzo Valutazione da 17 miliardi
La più grande Ipo dell’anno finora in Europa, la maggiore in Germania dal 2018 ( dopo quella di Knorr Bremse, azienda leader nei sistemi frenanti) e il più consistente collocamento nel settore delle Tlc dal 2014 ( dopo Belgacom). Punta a raccogliere fino a 2,8 miliardi di euro, partendo da un minimo di 2 miliardi, il gruppo Vodafone attraverso il collocamento in Borsa della sua società delle torri, forte di 82mila siti in 10 Paesi ( comprendendo in questo novero anche i 22mila siti di Inwit, di cui Vodafone è azionista al 33,2% seguita al 30,2% da Tim, e la partecipazione del 50% in Ctil, la joint venture con Telefónica nel Regno Unito con le sue 14.300 torri).
Il prezzo dell’Ipo di Vantage Towers è stato comunicato ieri, in una forchetta compresa fra 22,50 e 29 euro, per una capitalizzazione fino a 14,7 miliardi di euro. Aggiungendo i 2,1 miliardi di euro della tower company si arriva a un potenziale enterprise value di quasi 17 miliardi: una valutazione di tutto rispetto anche se inferiore rispetto ai 20 miliardi stimati dagli analisti qualche mese fa.
« L’Ipo di Vantage Towers sta procedendo a ritmo serrato. L’odierno annuncio della fascia di prezzo è accompagnato dalla notizia che due importanti investitori globali si sono impegnati con l’acquisto di 950 milioni di euro di azioni al prezzo di offerta » , commenta Vivek Badrinath, ceo di Vantage Towers. Il riferimento è all’investitore nel ramo delle infrastrutture digitali Digital Colony e al fondo di Singapore RRJ che si sono già impegnati ad acquistare azioni per un valore rispettivamente di 500 e 450 milioni.
Il debutto alla Borsa di Francoforte è fissato così « attorno al 18 marzo » , a conclusione di questa fase di collocamento istituzionale che si concluderà il 17 marzo, con una Vodafone che metterà sul mercato una quota di minoranza di Vantage Towers compresa fra il 19 e il 25%, per una raccolta – come detto – fra 2 e 2,8 miliardi di euro che saranno utilizzati per alleggerire il debito del gruppo. Impiego, questo, che era tutto sommato atteso sin dall’inizio, inquadrandosi nel quadro evolutivo che ha fatto dismettere alle torri i panni del brutto anatroccolo nell’industria delle Tlc, per diventare la gallina dalle uova d’oro. Separare le torri è diventato un’affare per le compagnie telefoniche: si genera liquidità vendendo a terzi l’infrastruttura e si deconsolidano costi e debiti.
Lo scacchiere nel frattempo negli anni si è andato affollando. Cellnex ha iniziato una importante campagna acquisti che ha portato il leader europeo delle torri a superare i 128mila siti ( di cui 75mila già in portafoglio e il resto in via di chiusura o implementazione fino al 2028). American Tower, dal canto suo, ha fatto il suo ingresso in Europa acquistando le torri di Telefónica e ora si attendono le mosse di Deutsche Telekom e Orange. Inwit dal canto suo ha chiuso l’anno con ricavi in crescita del 67,8% a 663,4 milioni e utile a 156,7 milioni (+ 12,5%) e ieri a Piazza Affari ha beneficiato della valutazione di Vantage Towers i (+ 1,91%).
Nell’operazione BofA Securities, Morgan Stanley e Ubs fanno da Joint Global Coordinatorrs e Joint Bookrunners, mentre Barclays, Berenberg, Bnp Paribas, Deutsche Bank, Goldman Sachs e Jefferies sono Joint Bookrunners.