Rafforzare i redditi per stimolare la crescita Al via il piano Biden
Un piano economico, certo. Ma anche una strategia per combattere la povertà, vecchia e nuova piaga d’America. Il piano Biden di soccorsi a famiglie e crescita da 1.900 miliardi di dollari avanza, con un voto che dovrebbe essere definitivo oggi alla Camera per portare la legge alla firma del presidente in settimana. Amministrazione e maggioranza democratica al Congresso l’hanno promessa entro il 14 marzo, quando scadono sussidi federali di disoccupazione che integrano la scarna assistenza statale.
Il piano offre, con sostegno a stati, scuole, ospedali e piccole aziende, un mix di aiuti a favore dei redditi medi e bassi. Ma il pilastro principale, tra i meno citati, è in realtà la riforma di un programma di crediti d’imposta per i figli minorenni che vuole rappresentare una dichiarazione di guerra alla povertà: viene trasformato in assegni, i criteri per averne diritto sono alleggeriti e, se viene istituito per un anno, l’intento è renderlo permanente, di fatto un reddito minimo garantito. Con il suo contributo, stando al Columbia University’s Center on Poverty and Social Policy, il pacchetto dovrebbe ridurre di un terzo i ranghi delle famiglie che vivono in miseria, sottraendo alla morsa 13 milioni di persone. Più del doppio di quanti furono salvati con gli stimoli post- grande recessione del 2009. Di più: la povertà minorile, grazie anche a misure complementari quali aiuti per la casa e alimentari, potrebbe essere più che dimezzata. E l’impatto dovrebbe essere particolarmente sentito nelle comunità nere e latinoamericane.
La svolta era men che scontata. Per Biden stesso il focus sulla povertà è una svolta progressista. Ha sostenuto cause care alla sinistra, quali il sindacato: di recente, in un gesto insolito per un presidente, si è schierato a favore dell’ingresso delle union ad Amazon. E ha fatto di aumenti del salario minimo una bandiera, nonostante per ora senza esito. Quando però si tratta di welfare era stato tra i fautori di giri di vite, durante la presidenza Clinton. Ancora nell’ultima campagna elettorale aveva taciuto sui nuovi crediti per figli a carico. Non ora.
Biden rivendica il varo dei nuovi assegni mensili da 300 dollari per i bambini fino a cinque anni e 250 dollari fino ai 17 anni. Abbastanza, per la precisione, per tagliare il numero di minorenni in miseria del 45% e di oltre il 50% tra gli afroamericani. I sussidi caleranno oltre redditi annuali da 75.000 dollari per gli individui 150.000 per le coppie. In tutto il 93% di bambini e ragazzi ne beneficerà – 69 milioni – a un costo totale di cento miliardi l’anno. Di fatto, gli aiuti saranno fino all’ 80% superiori per ciascun figlio rispetto al passato. E interesseranno chi ne era del tutto escluso a causa di redditi troppo bassi, non tassati e senza diritto a crediti d’imposta. Il 10% più povero al momento non riceve soccorsi.
Più in generale, un esempio mostra il potenziale effetto dell’intero piano sui redditi inferiori. Il Committee for a Responsible Budget ha calcolato che una famiglia di quattro persone del Massachusetts che guadagnava 53.000 dollari l’anno pre- pandemia e ha un genitore disoccupato riceverà oltre 22.000 dollari. Biden conta in realtà su un rafforzamento generalizzato di simili redditi per stimolare l’intera crescita, data la propensione a spendere per necessità delle fasce meno abbienti. Un approccio dal “basso” che contrappone al trickle down, agli sgravi a cascata per le fasce alte dei quali accusa i repubblicani.