Consob ridimensiona il mito delle scalate ostili
Esperti a convegno sull’Opa: dal 2007 non concordate appena 10 offerte su 231
Le Opa fanno ancora discutere. Soprattutto perchè quelle “vere” sono ormai in via d’estinzione. Soluzioni chiavi in mano per rivitalizzare la disciplina e eliminare gli effetti distorsivi di quella attuale comunque non ce ne sono. Uno studio della Consob dedicato all’analisi delle offerte lanciate in Piazza Affari negli ultimi anni - studio curato da Federico Picco e Gianfranco Trovatore insieme a Marco Ventoruzzo della Bocconi e Valeria Ponziani dell'Università di Tor Vergata - è stato oggetto ieri di un seminario via web cui hanno partecipato, oltre agli autori, anche Marcello Bianchi, vice- direttore generale di Assonime, Concetta Brescia Morra dell’Università Roma Tre, il commissario Consob Carmine Di Noia, Raffaele Lener dell’Università di Tor Vergata e Piergaetano Marchetti per l’Università Bocconi.
Lo studio ha analizzato 231 offerte realizzate in Italia tra il 2007, quando è stata recepita la direttiva Ue, e il 2019. Solo in dieci casi – che riguardavano sette società – ci sono state Opa “ostili”, che qualche volta hanno acceso una contesa tra più concorrenti. Solo nel 35% dei casi l’offerta concerneva il controllo societario ( ma per un controvalore del 65%). Nella maggior parte dei casi, invece, l’obiettivo era quello del delisting, all’inizio del periodo analizzato per approfittare dei prezzi scontati delle crisi finanziarie, ma negli ultimi anni senza correlazione, probabilmente per un fenomeno di “disaffezione” al mercato, vuoi per la “concorrenza” degli operatori di private equity , o per la percezione di un contesto oneroso di regole e vigilanza. Il risultato è che dal 2014 al 2019 i delisting hanno più che compensato l’apporto delle nuove quotazioni, con la conseguenza che la capitalizzazione di Borsa ha perso 15 miliardi. Ciò dimostra che la materia in qualche modo tocca aspetti di interesse sistemico che vanno oltre le pure tematiche di efficienza del mercato del controllo societario.
Dall’analisi è emerso anche il fenomeno delle Opa “a sconto”, o comunque con premi contenuti: mediamente il 9% sopra gli ultimi prezzi di Borsa. Si è notato anche un certo numero di offerte - almeno una decina - che pur volontarie ( contro la cinquantina di
Opa obbligatorie) in realtà non incontravano l’ostilità della proprietà, perchè l’azionista di maggioranza si era già messo d’accordo per cedere il controllo, potendo dettare in questo modo le condizioni. Opa “predatorie” dall’estero non se ne sono viste quando tutto il mondo è finito alle corde per la crisi dei subprime, con incidenza nulla infatti nel 2009 e 2010. Diverso il discorso per l’anno 2012, quando in affanno c’era sostanzialmente solo l’Italia. Il che conferma, che, per non diventar preda, meglio sempre non staccarsi dal gruppo.