Il Sole 24 Ore

Rilanciare la Wto: la difficile sfida di Okonjo- Iweala

Arriva la nomina ufficiale per l’ex ministro nigeriano che Trump non voleva

- Gianluca Di Donfrances­co

Con poteri limitati, per il nuovo direttore generale della Wto - l’ex ministra nigeriana della Finanza Ngozi Okonjo- Iweala - sarà impossibil­e risolvere i problemi del commercio globale senza la volontà dei 164 Paesi membri, Usa su tutti.

Il complicato percorso delle riforme passa dal triangolo Usa- Ue- Cina

Con un potere limitato e formale, per il nuovo direttore generale della Wto sarà impossibil­e risolvere i problemi del commercio globale, se ad aiutarla non ci sarà la volontà dei 164 Paesi membri. A cominciare dagli Stati Uniti, che, durante l’era Trump, hanno fatto tutto quello che potevano per paralizzar­e l’organizzaz­ione simbolo della globalizza­zione. Compreso bloccare la nomina alla sua guida dell’ex ministro delle Finanze della Nigeria, Ngozi Okonjo- Iweala.

Quel veto è caduto grazie all’insediamen­to di Joe Biden alla Casa Bianca. Il 5 febbraio Okonjo- Iweala è rimasta l’unica candidata in lizza, con il ritiro della sudcoreana Yoo Myung- hee. Subito dopo è arrivato il sostegno di Washington. Ieri l’ultima formalità: l’economista nigeriana assumerà l’incarico il 1° marzo e il suo mandato, rinnovabil­e, scadrà il 31 agosto 2025. Sarà la prima donna e la prima africana a guidare la Wto. Nelle prime parole da direttore generale in pectore, ha ribadito la necessità di garantire accesso universale « ai vaccini e alle cure » contro il Covid- 19, impegnando­si a mettere l’organizzaz­ione al servizio della ripresa dall’emergenza economica e sanitaria.

Okonjo- Iweala trova una Wto ridotta quasi all’irrilevanz­a dal sovranismo economico e dalla guerra dei dazi tra Stati Uniti e Cina. Sa bene che « sono necessarie profonde riforme » , come ha ribadito anche ieri in un’intervista alla Cnn. Non sarà facile, però, in una organizzaz­ione che procede per consenso.

Il nuovo direttore generale potrà contare sul ritorno degli Stati Uniti ai principi del multilater­alismo, e non è poco, e magari su una possibile convergenz­a tra Usa e Ue. Le critiche di Washington alla Wto, però, non sono cominciate con l’arrivo dell’ex presidente Donald Trump: da tempo gli Stati Uniti chiedono regole diverse, per permettere alle loro aziende di gareggiare « alla pari » con la Cina, che a 20 anni dall’ingresso nella Wto, non si è ancora trasformat­a in un’economia di mercato.

Su questo fronte, l’Unione Europea, scioccata dalle spallate unilateral­iste di Trump, ha però una posizione simile e la ribadirà nella revisione della sua strategia per il commercio, attesa a giorni: « Il livello al quale Pechino ha aperto il suo mercato non corrispond­e al suo peso nell’economia globale e lo Stato continua a esercitare un’influenza decisiva sul sistema economico » , si legge in una bozza del paper. Aprire il mercato cinese e affrontare il nodo dei sussidi, con il dialogo invece che a colpi di dazi, sono tra gli obiettivi dell’intesa sugli investimen­ti siglata ( ma tutta da costruire) da Bruxelles e Pechino. Ancora ieri Peter Beyer, consiglier­e della cancellier­a tedesca Angela Merkel, ha affermato che con Washington serve « una tabella di marcia comune per una riforma della Wto, che, tra le altre cose, induca finalmente la Cina a rispettare le regole del commercio internazio­nale. Le violazioni di queste regole devono essere sanzionate » . Per l’ex capo della Wto, Pascal Lamy, la chiave del successo di Okonjo- Iweala sarà appunto nella sua capacità di operare al centro del « triangolo Usa- Ue- Cina » .

Non sarà facile rivitalizz­are la Wto, che con il fallito Doha Round ha esaurito la spinta sugli accordi multilater­ali di ampia portata. Le era rimasto il ruolo di “giudice del commercio”, ma anche questo è stato messo in crisi dal boicottagg­io di Washington, che ha paralizzat­o il meccanismo di risoluzion­e delle dispute tra Stati. L’Amministra­zione Trump chiedeva riforme in cambio dello sblocco. L’Europa ha avanzato alcune proposte di compromess­o, senza successo. Ora la palla passa all’Amministra­zione Biden, che ha già scongelato la nomina del direttore generale. È un inizio.

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Prima donna e prima africana. Ngozi Okonjo- Iweala è il nuovo direttore generale della Wto EPA

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