Per la scuola rischio di 220mila supplenti e classi sovraffollate
Anche sulla scuola le urgenze per il nuovo governo non mancano. Alle emergenze per l’anno in corso (vaccini, maturità semplificata, valutazioni) si sommano alcuni nodi storici che rischiano di condizionare anche la riapertura di settembre. Ad esempio un nuovo boom di supplenti che senza concorsi potrebbero arrivare a quota 220mila e il sovraffolamento nelle classi che potrebbe portare a nuova alternanza tra lezioni in presenza e a distanza.
Che il nuovo ministro (o ministra) dell’Istruzione sia politico/a o tecnico/a cambia poco. Recovery fund a parte, i dossier più pesanti (e pressanti) che si troverà a esaminare sono quelli riguardanti settembre: supplenti, concorsi e classi pollaio. Un sorta di Idra a tre teste che esiste da anni e che ha reso la gestione dell’emergenza sanitaria nelle classi ancora più complicata. Anche perché, dopo un 2019/20 funestato dalla serrata imposta dal primo lockdown e un 2020/21 falcidiato dall’alternanza tra didattica in presenza e a distanza, con tutto ciò che hanno comportato in termini di perdita di apprendimenti dei ragazzi, non possiamo permetterci un terzo anno di scuola a metà. Virus o non virus.
Licei in overbooking: a Roma, Milano e Napoli molti istituti del centro stanno respingendo le richieste d’iscrizione
Nuovo boom di supplenze in vista
Il primo tema lo hanno posto sul tavolo i sindacati di categoria. Se quest’anno - tra graduatorie sguarnite (soprattutto al Nord), concorsi bloccati e misure anti-contagio - siamo arrivati a 200mila supplenti (al netto dei contratti aggiuntivi-Covid che ancora nessuno è riuscito a quantificare), nel 2021/22 rischiamo di salire a 220mila. Almeno stando a un’elaborazione della Cisl Scuola che parte dalle 64mila cattedre rimaste scoperte quest’anno, aggiunge i 35mila pensionamenti all’orizzonte e fissa così a 99mila l’asticella di partenza. Che scenderebbe a 70mila se si riuscissero ad assegnare 29mila delle 32mila cattedre messe a bando con il concorso straordinario riservato ai precari con 3 anni di servizio. La selezione, partita il 22 ottobre e stoppata poco dopo a causa della pandemia, dovrebbe ripartire il 15 e concludersi il 19 febbraio. Ammettendo che ci si riesca, al computo complessivo degli incarichi temporanei bisognerebbe aggiungere comunque le 70mila supplenze che storicamente vengono assegnate fino al 30 giugno e gli 80mila posti in deroga, altrettanto storici, sul sostegno. Così da arrivare a 220mila. Un numero che scenderebbe a 215mila se andassero in porto le 5mila nuove assunzioni di prof specializzati sul sostegno previste dalla manovra 2021. Ma a quel punto cambierebbe poco. Più di un docente su 4 sarebbe a tempo. Con buona pace della continuità didattica e del recupero dei gap formativi accumulati in questi mesi. Anche perché i concorsi ordinari da 46mila posti sono fermi da oltre due anni e seppure si riuscisse a farli partire prima dell’estate comunque non si concluderebbero in tempo per le prossime immissioni in ruolo.
La lotta alle classi pollaio
A lanciare l’allarme stavolta sono stati i presidi laziali. Senza modifiche al Dpr 81/2009 (e relativi finanziamenti aggiuntivi) per ridurre le “classi pollaio” anche l’anno prossimo le prime superiori saranno formate da 27-30 alunni. Immaginando che le misure di distanziamento anti-pandemia continuino a operare, visto che la popolazione in età scolare al momento è esclusa dai piani vaccinali, anche il 2021/22 rischia di essere caratterizzato da una didattica mista in classe e da casa. Come spiega al Sole 24 Ore del Lunedì, Cristina Cottarelli, numero due dell’Anp Lazio e dirigente scolastica del liceo Newton di Roma: «Arrivati quasi alla fine di un anno Covid, in cui abbiamo affrontato il problema classi sovraffollate, è come se nulla fosse successo. Ricominceremo a settembre con il 50% in classe e il 50 a casa, o al massimo arriveremo al 70. Io aggiunge - ho in media aule che contengono 2223 ragazzi e formo classi da 27-30». Una situazione che non riguarda solo Roma ma altre grandi città come Milano e Napoli. Anche perchè quasi 6 ragazzi su 10 hanno scelto per il 21/22 un indirizzo liceale. Con il picco del 71,2% del Lazio. Con gli effetti che molte famiglie stanno toccando con mano in questi giorni vedendosi respinta la richiesta d’iscrizione inoltrata entro il 25 gennaio. A volte non solo dalla prima scelta ma anche dalla seconda e dalla terza. Un fenomeno che rende nei fatti l’orientamento dei ragazzi un’altra priorità che il futuro esecutivo non può ignorare.
Il doppio allarme di sindacati e presidi in allarme: senza interventi l’anno prossimo si rischia di avere 220mila supplenze e di dover ancora alternare presenza e distanza