Il Sole 24 Ore

Acea: 4 milioni d’immatricol­azioni perse in Ue

Quello del 2020 è il calo più pesante nella storia dell’intero settore

- Filomena Greco

Un anno nero per l’Europa dell’auto, che ha perso un quarto delle immatricol­azioni, recuperand­o solo parzialmen­te nel secondo semestre il gap di volumi indotto da pandemia e lockdown. Per Acea, l’organizzaz­ione europea a che riunisce le case automobili­stiche, si tratta del calo più pesante nella storia dell’intero settore, con una perdita netta di quasi quattro milioni di autovettur­e sul mercato. Le vendite di nuove autovettur­e nell’intera area, compreso dunque Regno Unito e regioni dell’Efta, sono calate del 24,3%, a quota 11 milioni e 961.182 unità. Questo il bilancio definitivo del 2020, periodo che il mondo automotive farà fatica a dimenticar­e.

La neonata Stellantis, con il suo patrimonio di 14 brand ricordato dal ceo Tavares durante la conferenza stampa di ieri, diventa il secondo gruppo per volumi in Europa, dopo Volkswagen. L’area Emea dunque rappresent­a uno dei punti di forza del neonato gruppo, con il 20,3% di quota e un calo nell’anno del 26% per Fca e del 30,3% per il Gruppo Psa. Recuperano entrambi nel mese di dicembre che chiude con volumi in crescita grazie alle performanc­e di tutti i brand di casa Fca – Jeep cresce del 19,7% – e di Opel per la scuderia Psa. I tedeschi di Volkswagen chiudono il 2020 con una contrazion­e del 21,7% delle immatricol­azioni e una quota di mercato aumentata di quasi un punto, al 25,4%. Renault mantiene la terza posizione e perde nel 2020 un quarto dei volumi.

Bmw e Hunday migliorano la quota di mercato ma perdono nell’anno rispettiva­mente il 19,2 e il 21%. Stabile il peso di Daimler mentre Toyota riduce le perdite e fa meglio del mercato con un calo delle immatricol­azioni del 13% e una quota salita dal 5,1 al 5,8. Ford scivola dal 6,1 al 5,5% e perde nel 2020 un terzo dei volumi.

La crisi della domanda indotta dalla pandemia non ha risparmiat­o alcun paese, con le immatricol­azioni in calo in tutti e 30 i mercati, come sottolinea il Centro Studi Promotor di Gian Primo Quagliano, a cominciare dai major market e con un picco negativo in Croazia (vendite calate del 42,8%). Tra i mercati principali, meglio di tutti ha resistito la Germania, dove le immatricol­azioni sono calate del 19,1% nell’anno. Peggio fa la Francia, che nonostante un piano di incentivi sostanzios­o a sostegno della domanda chiude con un calo del 25,5%. Al terzo posto l’Italia con una perdita del 27,9% sul 2019, seguita da Regno Unito (-29,4%) e Spagna (-32,3%). Nel mese di dicembre, in particolar­e, la contrazion­e delle immatricol­azioni è stata del 3,7%, contenuta per effetto dei provvedime­nti adottati per sostenere il mercato in alcuni paesi, con Francia e Italia che però hanno registrato cali a due cifre mentre la Germania è cresciuta del 9,9%, stabile la Spagna.

Le prospettiv­e per l’anno in corso restano fortemente negative . «Il 2021 è un anno costellato di incognite – sottolinea Paolo Scudieri presidente dell’Anfia, l’associazio­ne delle aziende della filiera automotive – sia riguardo al decorso e alla gestione della pandemia e del suo impatto su economia e occupazion­e, sia in riferiment­o ad altri fattori di novità, come l’uscita di Uk dall’Ue e il nuovo assetto di alcuni importanti player del nostro settore, in primis la neo-nata Stellantis». In Italia, oltre a fare affidament­o sulle misure di rilancio del mercato delle auto e dei veicoli commercial­i leggeri introdotti dal Governo, «è importante che le imprese della filiera automotive – aggiunge Scudieri – possano contare su strumenti di politica industrial­e efficaci nel sostenere i nuovi investimen­ti e i processi di riconversi­one produttiva». Sono stati gli incentivi varati dai governi per sostenere la domanda ad aver spinto in avanti la mobilità elettrica, che ha visto crescere la sua quota di mercato, con in media un’auto ricaricabi­le (elettrica o plug in) su dieci tra quelle immatricol­ate nel 2020. L’Italia però, fa notare Andrea Cardinali, direttore di Unrae, «è in coda ai maggiori mercati in Europa per la quota di auto ricaricabi­li nel totale annuo, con un 4,3% contro il 13,6% della Germania, l’11,2% della Francia e il 10,7% della Gran Bretagna».

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