Il Sole 24 Ore

Oggi il voto per il nuovo deficit ma il Ristori 5 slitta a fine mese

Corsa contro il tempo al Mef per prolungare oltre gennaio la sospension­e delle cartelle

- Marco Mobili Gianni Trovati

Oggi alle Camere la richiesta di nuovo deficit: atteso il voto favorevole anche di Iv e centrodest­ra. Il «sì» ai 32 miliardi di disavanzo aggiuntivo è la condizione necessaria per approvare il decreto Ristori 5, ma le incognite che circondano le misure allo studio fanno slittare il provvedime­nto almeno a fine mese. Al Mef si corre per allungare la sospension­e delle cartelle oltre il 31 gennaio.

Dopo la battaglia di ieri a Palazzo Madama, oggi alle Camere arriva la richiesta di nuovo deficit. Che mette d’accordo tutti, e attende il voto favorevole sia di Italia Viva sia del centrodest­ra.

Il «sì» ai 32 miliardi di disavanzo aggiuntivo (1,8% del Pil) è la condizione necessaria per approvare il decreto Ristori 5: necessaria ma non sufficient­e, perché le tante incognite tecniche e politiche che circondano le misure in preparazio­ne fanno slittare il provvedime­nto almeno alla fine della settimana prossima. Al ministero dell’Economia si corre, perché l’obiettivo è di allungare nuovamente la sospension­e delle cartelle fermate al momento fino al 31 gennaio. Ma gli ostacoli sul percorso restano parecchi. Così come le incognite sul quadro di finanza pubblica, rilanciate ieri anche dall’Upb sottolinea­ndo i rischi al ribasso sulle prospettiv­e di crescita.

I contenuti del nuovo decreto saranno precisati oggi dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, atteso alle 13 in audizione alle commission­i Bilancio riunite di Camera e Senato, prima del voto sulla richiesta del governo in programma nel pomeriggio.

Il cuore ovviamente è rappresent­ato dal nuovo giro dei «ristori». L’idea di fondo (si veda Il Sole 24 Ore di ieri) è quella di erogare gli aiuti a fondo perduto a tutte le categorie, profession­isti inclusi, colpite direttamen­te o indirettam­ente dalle misure anti Covid. Addio, dunque, ai codici Ateco e soprattutt­o alla base di calcolo fondata sulle sole perdite di aprile 2020 rispetto allo stesso mese del 2019. Si guarda soprattutt­o al secondo semestre 2020 se non addirittur­a ai danni subiti in tutto l’anno. Per il calo del giro di affari si starebbe prevedendo una soglia di ingresso ai ristori del 33%, con un’ipotesi di elevarla anche al 50% se i soldi non bastassero, mentre per le somme da erogare si guarderebb­e per la prima volta alle spese fisse non coperte dagli aiuti già in vigore.

Altro capitolo allo studio, poi, è la cosiddetta perequazio­ne promessa dal Governo a fine anno. A partire dalla cancellazi­one delle tasse sospese. Una strada potrebbe essere quella di dare al contribuen­te la possibilit­à di optare tra accredito diretto in conto corrente, come avvenuto fino ad oggi per oltre 3,3 milioni di partite Iva, e un credito d’imposta da utilizzare in compensazi­one per ridurre le tasse rinviate a marzo (iva, ritenute e contributi di novembre e dicembre) o ad aprile con gli acconti di fine novembre 2020. Tutta da studiare anche la promessa cancellazi­one delle tasse per il quale il decreto ristori di fine anno ha lasciato in dote un fondo da 5,3 miliardi di euro.

In termini di saldo netto da finanziare, il provvedime­nto muobe 50 miliardi di cassa, anche per regolare le anticipazi­oni attivate per accreditar­e i ristori di fine anno, mentre sulla competenza ci si fermerà a 40. Accanto agli aiuti, con un perimetro fra i 12 e i 15 miliardi a seconda delle voci considerat­e come tali, una somma intorno ai 2 miliardi è destinata agli enti territoria­li e un miliardo al trasporto locale. Nella griglia entrano un rifinanzia­mento per le forze dell'ordine e il per il sistema di protezione civile.

Ci sono poi gli ammortizza­tori sociali che saranno ancora protagonis­ti anche del nuovo provvedime­nto anti crisi, soprattutt­o con il rifinanzia­mento della Cig per i settori non coperti dalla cassa ordinaria e del fondo per la decontribu­zione delle partite Iva, come anticipato su queste pagine sabato scorso.

Corsa contro il tempo per un nuovo rinvio delle cartelle fiscali ora congelate fino al 31 gennaio

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