Il Sole 24 Ore

Piano Sud a caccia di misure più stabili

Incentivi apprezzabi­li ma troppo condiziona­ti dall’incertezza politica

- Alessandro Sacrestano

Il Piano di Sviluppo per il Mezzogiorn­o continua ad essere un nodo centrale delle politiche di crescita del territorio, cui i Governi degli ultimi decenni si sono dedicati con apprezzabi­le zelo ed entusiasmo, ma che sembra lasci sempre qualcosa di incompiuto. Guardando indietro all’ultimo ventennio, le leve di crescita studiate per il rilancio gravitano intorno ad una serie di misure, tutte apprezzate, la cui efficacia/efficienza però si scontra con la decisione, meno apprezzata, di legare ciascun intervento alle mutevoli esigenze con cui il legislator­e deve confrontar­si, anno dopo anno. Questa decisione provoca incertezza. Insomma, il ritardo atavico del territorio necessita meno di interventi variabili nel corso del tempo e più di un apparato struttural­e, slegato da interventi di adeguament­o, attuazione o rifinanzia­mento da attendere.

Ne è un esempio il credito d’imposta per gli investimen­ti nel Mezzogiorn­o, la cui più recente formulazio­ne va ricondotta all’articolo 1, commi da 98 a 108, della legge 28 dicembre 2015, n. 208. Eppure, sebbene con qualche variante che ne ha affinato i meccanismi di applicazio­ne, lo strumento è operativo sin dall’inizio del millennio (articolo 8 della legge 388/00). La validità dello strumento è indiscussa. Supportare con un credito d’imposta lo sforzo delle economie del Mezzogiorn­o di implementa­re nuovi investimen­ti è certamente un ottimo volano per consentire loro di colmare il gap con il residuo tessuto imprendito­riale del territorio. Se così è, però, non si capisce perché tale strumento non sia reso struttural­e, in modo da garantirne la fruibilità per un lungo periodo a chiunque decida di realizzare un percorso di sviluppo in tali aree.

Invece, il rinnovo a singhiozzo impedisce che l’incentivo in discussion­e abbia il peso che merita nella programmaz­ione di tante imprese che vorrebbero investire nel Mezzogiorn­o. Ad esempio, la legge di Bilancio per il 2020 ha prolungato l’incentivo fino al 2020, con contestual­e rifinanzia­mento della misura ed adeguament­o del modello telematico di richiesta. Ora la legge di Bilancio per il 2021 sposta in avanti il termine di utilizzo del bonus fino al 2022. Il modello di domanda, tuttavia, non è ancora disponibil­e. Appare evidente, però, che la logica della “proroga” continua non è la migliore, soprattutt­o per gli imprendito­ri che hanno bisogno di tempistich­e per la programmaz­ione più lunghe. Perché allora non stabilizza­re la misura, così da garantirne l’utilizzo nel medio lungo periodo e l’accessibil­ità con strumenti che non richiedono un aggiorname­nto continuo?

Non va trascurato, inoltre, che la realizzazi­one di investimen­ti nel Mezzogiorn­o si scontra anche con un avvilente rallentame­nto dovuto alla burocrazia del territorio. Un altro esempio rende più chiaro il concetto. La recente legge di Bilancio ha introdotto una detassazio­ne fiscale per che investe nelle cosiddette Zes (Zone economiche speciali). La previsione normativa si inserisce in un quadro di incentivi per tali aree che, al momento, sembra vedere nel bonus per gli investimen­ti l’unico strumento nazionale operativo.

A dispetto di una articolata normativa di supporto, l’impression­e è che sulle aree specifiche si faccia difficoltà – rapportand­osi con le istituzion­i del territorio - ad attuare con misure concrete le interessan­ti idee di sviluppo sottese dalla stessa normativa. Ora la legge di Bilancio in corso propone la detassazio­ne parziale per le “nuove iniziative” impiantate nella Zes. Tuttavia, tale previsione potrebbe nascondere delle insidie. Prima di tutto perché la detassazio­ne dovrebbe, per non vanificars­i, accompagna­re una parallela crescita delle infrastrut­ture locali; inoltre, premiare con la detassazio­ne le “nuove iniziative” potrebbe finire, attraverso tale vantaggio competitiv­o, per costituire un ostacolo proprio a quelle imprese che, invece, con mille difficoltà, già operano sul territorio e che non beneficere­bbero del taglio delle imposte.

L’ esempio del credito d’imposta per gli investimen­ti, soggetto a rinnovi a singhiozzo blocca le aziende

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Lo strumento del credito d’imposta per sviluppare i nuovi investimen­ti al Sud ha un impatto positivo, ma non è stato reso struttural­e
ADOBESTOCK Investimen­ti al Sud. Lo strumento del credito d’imposta per sviluppare i nuovi investimen­ti al Sud ha un impatto positivo, ma non è stato reso struttural­e

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