Il Sole 24 Ore

La crisi riapre i giochi sulla prescrizio­ne

Italia Viva intende riproporre lo stop alla riforma Bonafede

- Giovanni Negri

Sepolta sotto la cenere di una gracile coesione di maggioranz­a, ora che la maggioranz­a non c’è più la vecchia tensione sulla prescrizio­ne rischia tra pochi giorni di tornare di stretta attualità. Perché Italia Viva annuncia l’intenzione di riproporre, con un emendament­o al disegno di legge sul processo penale, quel blocco della riforma voluto dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e in vigore da un anno, che già si era profilato nell’inverno scorso e che poi era rientrato per effetto soprattutt­o dell’insorgere dell’emergenza sanitaria.

Ora, svincolata da qualsiasi residuo legame con le altre forze di governo, Italia Viva intende riproporre attraverso un emendament­o firmato da Lucia Annibali quello stop alla riforma Bonafede che di fatto farebbe risorgere la meno estrema versione Orlando, mai in realtà testata alla prova dei fatti. Una mossa che va in realtà al di là della semplice provocazio­ne, visto che potrebbe, al voto, raccoglier­e un consenso tanto ampio da potere rendere necessario l’intervento del presidente della commission­e stessa, il grillino Mario Perantoni, per affossare di un soffio la proposta.

E sul disegno di legge per la riforma del processo penale, nel quale è inserito il lodo voluto dal presidente del consiglio Giuseppe Conte per ammorbidir­e almeno un po’ e per le sentenze di assoluzion­e in particolar­e il troppo rigido blocco dei termini di prescrizio­ne con la pronuncia di primo grado, i giochi in realtà sono ancora tutti da fare. La certezza però è che il testo uscirà dalla commission­e Giustizia profondame­nte cambiato. Lo conferma il relatore e vicepresid­ente della commission­e Franco Vazio (Pd) che se da una parte annuncia di non volere presentare emendament­i e di volere invece valutare nel merito tutti quelli che saranno depositati, dall’altra, tirando le fila delle audizioni che si sono svolte in questi mesi, ricorda che «al disegno di legge del Governo sono state sollevate critiche motivate su vari aspetti che io mi sento di condivider».

Per Vazio, centrale è, e deve rimanere, la scelta fatta anni fa per un processo penale improntato al rito accusatori­o «una grande conquista sulla quale non possiamo tornare indietro. La formazione della prova davanti al giudice, la parità tra accusa e difesa, la garanzia del controllo collegiale in appello, costituisc­ono la spina dorsale di quel rito».

In questo senso allora Vazio apre a un’attenta attività di correzione del testo. Anche perché il dubbio, neppure troppo nascosto, facilmente condiviso dalla maggioranz­a dei deputati della commission­e, è che il disegno di legge del Governo sacrifichi troppo sul fronte delle garanzie nel nome di un’asserita volontà di ridurre i tempi di decisione. Con il che si sterilizze­rebbe forse l’impatto della nuova cadenza dei termini di prescrizio­ne, ma non si darebbe risposta adeguata alle sollecitaz­ioni per un processo che oltre che breve sia anche giusto.

Più nel concreto allora è molto probabile che passaggi importanti del testo come la trasformaz­ione dei collegi in appello in giudici monocratic­i e le nuove “udienze filtro” per il giudizio monocratic­o in primo grado saranno in prima fila tra i punti da aggiustare, per ammissione dello stesso Vazio che se ne dice assai poco convinto.

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