Export, fiere e innovazione: decreti al palo, aiuti bloccati
Viaggio nei provvedimenti fantasma. Mancano all’appello il credito di imposta per i poli espositivi, le regole del Dl liquidità sulle garanzie Sace, i contributi per il settore della moda, gli incentivi per le start up
Nella Gazzetta Ufficiale non sono mai approdati i provvedimenti per far decollare gli incentivi alla capitalizzazione delle Pmi, per 80 milioni fino al 2024, previsti dal decreto crescita dell’aprile 2019. E ancora, la legge approvata nel 2017, che doveva sbloccare il livello di concorrenza di diversi settori economici, ha visto dissolversi 6 provvedimenti attuativi su 13, dimenticati, assorbiti o superati da norme successive. Sono solo due esempi, di una lista purtroppo lunga, di interventi legislativi che si arenano per la mancanza dei decreti necessari per renderli pienamente operativi. Il viaggio del Sole 24 Ore nel limbo della legislazione di secondo livello, dove si arenano le intenzioni migliori dei governi di turno, tocca oggi le imprese e la competitività: tra i provvedimenti fermi al palo il credito di imposta per i poli espositivi, le regole del Dl liquidità sulle garanzie Sace, i contributi per la moda, gli incentivi per le start up.
Concorrenza, industria, credito, innovazione. Le lentezze che caratterizzano la macchina governativa dell’attuazione sono trasversali a tutte le principali componenti dello sviluppo dell’economia.
Si può risalire indietro nel tempo, fino al 2017, quando fu approvata in Parlamento la prima e unica legge annuale per la concorrenza, per avere un plastico esempio delle complicazioni che accompagnano l’evoluzione delle norme primarie: la fine del mercato tutelato dell’energia e quindi la completa liberalizzazione attende ancora il decreto del ministero dello Sviluppo economico che deve determinare i requisiti per l’iscrizione nell’elenco dei fornitori (al momento è in definizione una bozza).
Del resto quella famosa legge, che doveva sbloccare il livello di concorrenza di diversi settori, ha visto dissolversi sei provvedimenti attuativi su 13, dimenticati, assorbiti o superati da norme successive. Il censimento fatto su questo e tutti gli altri decreti legge da parte dell’Ufficio per il programma di governo, va detto, è purtroppo fermo da settimane e questo non aiuta la trasparenza. Molti atti attesi sono trasversali a più ministeri, ma è da sottolineare che l’ufficio legislativo del ministero dello Sviluppo negli ultimi mesi ha accelerato smaltendo buona parte del suo arretrato ad esempio con le nuove risorse per il venture capital e la Fondazione Enea Tech.
Provando a fare comunque una ricognizione dei testi non approdati ancora sulla Gazzetta Ufficiale, spiccano anche provvedimenti incompiuti che risalgono al 2019 ed in particolare al decreto crescita 34 del 30 aprile di quell’anno, quando in era pre-Covid si provò a riprendere la strada della crescita anche con nuove misure di agevolazioni. È il caso degli incentivi alla capitalizzazione delle Pmi, per 80 milioni fino al 2024, e del fondo da 1,5 milioni annui per i consorzi nazionali attivi nel contrasto di forme di “italian sounding” all’estero a tutela dell’originalità dei prodotti del made in Italy. Una misura, quest’ultima, mai decollata e che di fatto è stata cancellata dirottandone le risorse a favore della promozione dei marchi collettivi e di certificazione all’estero.
È ancora impantanato, poi, il credito d’imposta per le fiere, tassello importante delle politiche per l’export. Una norma poco fortunata, prima modificata per ampliarla alle fiere di carattere internazionale che si svolgono in Italia poi (con il decreto Rilancio del 2020) di nuovo per incrementare la dote di 30 milioni ma vincolando i nuovi fondi alle grandi imprese partecipanti e agli operatori fieristici colpiti dall’annullamento o dalla mancata partecipazione alle manifestazioni a causa dell’emergenza Covid. Nella sovrapposizione di articoli di legge si è fermato l’originario decreto attuativo Mise (ministero dello Sviluppo economico)-Mef (ministero dell’Economia). Le fiere, insieme ai congressi, attendono anche l’erogazione del fondo da 350 milioni del decreto Ristori. Tocca l’export anche il decreto del Mef, di concerto con il Mise e con il ministero degli Esteri (Maeci), che deve fissare le modalità delle garanzie Sace previste all’articolo 2 del decreto liquidità di aprile 2020, con dote di 200 miliardi, per il sostegno esportazioni e internazionalizzazione, meccanismo che comunque dovrebbe andare a regime nel 2021. È invece operativo il Comitato per il sostegno finanziario pubblico all’esportazione, previsto sempre dal decreto liquidità, necessario per far funzionare il sistema di co-assicurazione tra la Sace e il ministero dell’Economia. Diversi i tasselli mancanti del Decreto Rilancio (maggio 2020). Tra questi i decreti sul contributo alle imprese innovative del settore videogiochi ed il regolamento per il Polo di eccellenza tecnologico dedicato all’automotive, che prevede uno stanziamento di 20 milioni. Così come quello per sbloccare la partita degli incentivi fiscali secondo il regime “de minimis” per chi investe nelle start up innovative, con detrazione del 5 0% entro un tetto, in ciascun periodo d’imposta, di 100mila euro.
Nel settore del made in Italy, attende un doppio passaggio la moda. È innanzitutto necessario il decreto per sbloccare i contributi a fondo perduto, fino al 50% delle spese ammissibili, destinati a start up che investono nel design e alla promozione di giovani talenti nel tessile e nel comparto degli accessori. Erano stati stanziati 5 milioni per il 2020, vincolati all’autorizzazione della Commissione europea. Deve ancora sbarcare sulla Gazzetta Ufficiale, poi, il provvedimento che libera 45 milioni per credito d'imposta del 30% per contenere gli effetti negativi sulle rimanenze finali di magazzino nel settore tessile-moda.
Nell’elenco trovano spazio anche micro interventi che erano stati infilati nel decreto legge in extremis nel corso del cammino parlamentare, come i 2 milioni destinati al sostegno della «ceramica artistica e tradizionale e della ceramica di qualità».
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