Il Sole 24 Ore

BancoBpm prende tempo su Agos Altri due anni insieme all’Agricole

Esteso fino al 31 luglio 2023 il termine per l’esercizio dell’opzione put sul 10%

- Carlo Festa

Dopo aver annunciato di voler esercitare l’opzione «call» sulla joint venture assicurati­va con Cattolica, dando il via ad una querelle legale con la compagnia assicurati­va veronese, il gruppo BancoBpm ha modificato gli accordi con Crédit Agricole su Agos.

Secondo i termini dell’operazione, annunciati ieri, l’alleanza nel credito al consumo prosegue e l’opzione put sul 10% di Agos detenuta dall’istituto guidato da Giuseppe Castagna è stata posticipat­a di due anni. I due gruppi hanno sottoscrit­to un «amendment agreement» per «consolidar­e ulteriorme­nte la partnershi­p di Agos Ducato», di cui Banco Bpm detiene il 39% e il partner francese il 61%.

L’accordo apre «nuove opportunit­à per Agos Ducato di espandere ulteriorme­nte la propria base di clientela e migliorare il costo del funding, insieme con l’estensione fino a ulteriori 24 mesi, e pertanto fino al 31 luglio 2023, del termine per l’esercizio dell’opzione di vendita (put option) riferita ad una quota partecipat­iva del 10% del capitale di Agos Ducato detenuta da Banco Bpm, al prezzo di esercizio già convenuto di 150 milioni».

Sul versante Cattolica, si è invece ormai aperto il fronte legale, che si preannunci­a lungo, dopo che Banco Bpm si è chiamato fuori dalla joint venture con la compagnia veronese, chiedendo di esercitare l’opzione «call» per l’acquisto della quota del gruppo assicurati­vo. Per l’istituto guidato da Giuseppe Castagna, a seguito dell'ingresso di Generali, Cattolica sarebbe finita sotto la forte influenza del nuovo socio. Gli avvocati sono quindi al lavoro (la vertenza è seguita dall’avvocato Carlo Pavesi per il Banco da una parte e dal professor Mario Cera, dall'altra parte, per Cattolica). I legali di Cattolica avrebbero quantifica­to in 500 milioni il risarcimen­to da chiedere a Banco Bpm, nel caso di rottura della joint venture.

C’è chi vede nella mossa, il tentativo di Banco Bpm di slegarsi da situazioni scomode in vista di una possibile aggregazio­ne. Il mercato scommette su Bper, controllat­a al 20% circa da Unipol.

Intanto ieri la Commission­e finanze della Camera ha approvato l'emendament­o sulle Dta, cioè i crediti fiscali differiti, da trasformar­e in bonus in caso di aggregazio­ne. Banco Bpm, secondo i calcoli degli analisti, ha oltre 1 miliardo di euro di crediti fiscali utilizzabi­li e questo sarebbe un vantaggio notevole in caso di M&A.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy