Il Sole 24 Ore

Covid, scontro al Cts ma rimane la linea del rigore Verso la zona rossa

Nel comitato qualcuno avrebbe voluto indicazion­i più nette, oggi confronto tra esecutivo e regioni. Il Parlamento approva la risoluzion­e per gli spostament­i fra piccoli comuni

- Barbara Fiammeri

Ancora nulla di fatto sul lockdown di Natale. Ieri il Cts ha chiesto di inasprire le misure e aumentare i controlli. Ma oltre non è andato, condiziona­to dallo scontro aspro tra gli scienziati. Il ministro Speranza contava su indicazion­i più drastiche per sostenere la linea del rigore. La decisione, tutta politica, potrebbe arrivare oggi e potrebbe essere per il primo Natale in zona rossa.

Il Cts non si sbilancia. Servono misure più restrittiv­e, sostengono gli scienziati. Con i numeri attuali il rischio di un’impennata durante le festività natalizie è quasi una certezza. Ma dal Comitato non arrivano indicazion­i su zone rosse o arancio. I tecnici si sono divisi e alla fine hanno preferito passare la palla al Governo. La nuova stretta però è scontata. Giuseppe Conte parla già apertament­e di «piano per le festività natalizie» di un «ritocchino» che porterà a «qualche misura ulteriore». Oggi Francesco Boccia e Roberto Speranza si confronter­anno con le Regioni. Poi la partita si sposterà all’interno del Governo dove si discuterà del nuovo Dpcm che presumibil­mente arriverà entro questa settimana.

Il ministro per gli Affari Regionali e quello della Salute sono i principali esponenti del partito del rigore. «Ci aspettano tre mesi invernali difficilis­simi - ha avvertito Boccia - questo significa autodiscip­linarci e credo che l’Italia risponderà:prima la salute e poi il business, perché senza la vita non c’è alcun business». Il partito del rigore ritiene che l’unico modo per evitare una terza ondata peggiore forse della prima è il lockdown, in altre parole: fare tutta l’Italia zona rossa. Una scelta che facilitere­bbe (fanno notare dal Viminale) anche i controlli per eventuali violazioni. Ma per il premier e con lui i Cinquestel­le è «improponib­ile» imporre l’obbligo di non uscire di casa e puntano all’arancione. Si continua a parlare di un possibile compromess­o, un «arancione rafforzato», con misure più stringenti nei giorni festivi e prefestivi. Il che renderebbe ancora più paradossal­e il voto oggi al Senato sulle risoluzion­i per consentire lo spostament­o tra piccoli comuni nei giorni di Natale, Santo Stefano e Capodanno. La maggioranz­a non è riuscita a presentare neppure una mozione unitaria. C’è infatti quella dei dem per chiedere la mobilità fra i piccoli comuni nei giorni di festa, e l’altra di Italia Viva per impegnare il governo a disporre aperture o chiusure in base ai dati scientific­i. Oltre naturalmen­te a quella dell’opposizion­e. Si sta tentando di arrivare a una testo comune. Ma il paradosso è che la mozione potrebbe essere poi spazzata via dalle nuove restrizion­i: in caso zona rossa non ci può muovere neppure all’interno del proprio comune, altro che trasferirs­i di 10 o 20 chilometri.

Ma anche nelle Regioni diverse sono le sensibilit­à. «La situazione è pesante: è come se quasi sette ospedali grandi di provincia fossero orientati per i pazienti Covid», ha detto ieri Luca Zaia commentand­o il triste primato del Veneto. Anche il Governator­e dell’Emilia Romagna e presidente della Conferenza delle Regioni, è sulla stessa lunghezza d’onda: «Siamo pronti a ulteriori restrizion­i». I numeri restano allarmanti sia sul fronte contagi che sui ricoveri. Se dopo Natale la curva dovesse nuovamente impennarsi, il sistema potrebbe non reggere perché sia i reparti ordinari che di terapia intensiva hanno superato la soglia di guardia. Di qui la necessità di contenere gli “scambi” d’auguri nel chiuso delle case, senza mascherine e distanziam­ento. Anche la prospettiv­a di una riapertura delle scuole in presenza il 7 gennaio pare già tramontata.

La partita si sposterà all’interno del Governo dove si discuterà del nuovo Dpcm che presumibil­mente arriverà entro questa settimana

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ANSA Le vie dello shopping. La polizia presidia le vie dei centri storici contro gli assembrame­nti
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Roberto Speranza. «Il mio auspicio è che l’Ema, nel rispetto di tutte le procedure di sicurezza, possa approvare il vaccino Pfizer Biontech in anticipo rispetto a quanto previsto e che al più presto le vaccinazio­ni possano iniziare anche nei Paesi Ue», ha detto il ministro

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