Il benessere in azienda si mette in rete e diventa sostenibile
Bnp Paribas crea WellMakers, un progetto con cui offrirà oltre 400 servizi attraverso una piattaforma digitale. Attorno al progetto partner accomunati da attenzione ai temi green
Se la complessità spesso frena le imprese quando si trovano di fronte al mare magnum del welfare, la non conoscenza fa tirare indietro i lavoratori. Il tema diventa allora come trasferire la convenienza degli strumenti e metterli in pratica, magari radunandoli sotto un cappello identitario forte, come la sostenibilità che oggi è il tema dei temi, secondo quanto emerso anche nell’ultimo G20. Procedendo attraverso un metodo fatto di cerchi concentrici, Bnp Paribas ha costruito un ecosistema che è stato chiamato WellMakers, in cui sono entrate le sue società, da Arval per i servizi di mobilità sostenibile a BNL con una proposta completa nel retail, private e corporate a BNP Paribas Cardif e Cargeas per il settore assicurativo fino a Findomestic nel campo del credito al consumo. Insieme a molti altri attori, da Booking.com a Edison, Feltrinelli, Jointly, Intoo e Tack TMI Italy (Gi Group), Gruppo San Donato, Samsung, Volvo. Isabella Fumagalli, amministratore delegato di Bnp Paribas Cardif in Italia è il coordinatore di Ifs, la struttura del gruppo che riunisce i servizi di investimento, asset management, assicurativi, real estate, credito al consumo, e per raccontare come è nato il progetto comincia dal suo nome. «Lo abbiamo chiamato WellMakers perché vogliamo che sia chiaro che non si tratta solo di welfare ma di benessere - spiega -. In questo momento di forte bisogno di attenzione alle persone ci siamo resi conto che il nostro caring e il nostro welfare, implementati durante la pandemia, per imprese e famiglie in maggiori difficoltà, potevano essere messi a disposizione di tutto il mondo corporate che fa riferimento al nostro gruppo, attraverso sinergie con diversi attori. La s in WellMakers indica la pluralità dei soggetti che stiamo coinvolgendo ed è anche la s di sostenibilità». Il primo passo, che poi è il cerchio di partenza, è stato l’ascolto sia delle imprese che delle persone per capirne i bisogni ed essere al loro fianco. Indipendentemente dal ruolo che svolgono, «le persone hanno bisogno di sentirsi attori protagonisti e di sapere di dedicare 8 ore al giorno a un’azienda che è attenta a loro e alla collettività», aggiunge la manager.
Sul piano operativo, la risposta è stata una piattaforma unica che ha riunito oltre 400 servizi e soluzioni per la salute, la prevenzione, il supporto alla famiglia, l’istruzione, la protezione casa e lavoro, il tempo libero, anche grazie alla collaborazione con DoubleYou (gruppo Zucchetti) che si occupa, tra l’altro, di formare le persone sui vantaggi economici, fiscali ed aziendali che tale strumento prevede. Servizi, soluzioni e prodotti avranno una copertura sempre più trasversale derivante dall’offerta di convenzioni anche da parte dei diversi player. Nel progetto WellMakers il concetto di benessere non è però scindibile da quello di sostenibilità. Di qui la possibilità di accedere a strumenti come il noleggio a lungo termine green, ai fondi green, ai prestiti personali green, insieme a tutte le iniziative che rientrano nelle forme più classiche del welfare. Se prendiamo Bnp Paribas «la sostenibilità è nativa, al punto che è oggi presente in molti prodotti assicurativi e finanziari ed è quindi un vero e proprio business. Qualche esempio. Abbiamo finanziato 180 miliardi per la transizione energetica , 15,9 miliardi di finanziamenti per le energie rinnovabili, 9,8 miliardi di green bond, abbiamo 138 miliardi di investimenti socialmente responsabili, abbiamo impiegato 1,8 miliardi a supporto dell’imprenditoria sociale», osserva Fumagalli.
Però sarebbe riduttivo dire che la piattaforma riunisce prodotti di varie industry. Sullo sfondo, come testimoniano anche l’aspetto formativo e l’academy, c’è l’obiettivo di avviare un percorso comune con le imprese e le loro comunità di collaboratori che è innanzitutto culturale. Sono così state pensate 2 sessioni di coaching per i manager e 6 per i dipendenti sui temi della tutela e del benessere personale oltre che sul positive impact derivante dalla scelta di un’offerta attenta all’ambiente e alla società attraverso, ad esempio, gli investimenti responsabili o la mobilità green. Premesso che l’attenzione al lavoratore passa soprattutto dall’elemento economico e che siamo in una fase in cui non è facile trovare risorse nella contrattazione, il processo messo in moto è stato rendere più fruttuoso possibile l’esistente e la ”collaborazione” pubblico-privato che è stata costruita sul welfare, dove lo Stato sta contribuendo per una quota significativa. Spiegando meglio. «Da mille euro cash in busta paga - commenta Fumagalli - vengono detratte tasse e contributi. Al contrario mille euro in welfare rimangono mille euro. Quindi che l’utilizzo di beni e servizi di welfare possa portare un beneficio economico è evidente. Dai sondaggi fatti nelle aziende ci siamo resi conto che questo concetto non era chiaro ai lavoratori, al punto che la metà dei dipendenti non conosce il funzionamento di questo meccanismo», dice Fumagalli. Se poi andiamo a prendere i contratti collettivi, «il 46% contiene misure di welfare aziendale ma se i lavoratori che hanno conoscenza precisa del Welfare sono solo il 17%, significa che quasi metà dei dipendenti di aziende con programmi welfare in realtà non lo conosce - continua Fumagalli -. Per questo ci siamo posti anche il tema di diffondere la cultura e la conoscenza del welfare attraverso l’academy».