Cedacri a caccia di un partner hi tech Il dossier sul tavolo di Accenture
I soci della società di It sono Fsi e 14 banche Tra le opzioni alleanza e Ipo Anche Engineering in corsa: l’interesse si potrà estendere all’intero gruppo
Per Cedacri spunta l’interesse di Accenture e di altri grandi gruppi come Engineering. Secondo indiscrezioni, la multinazionale americana della consulenza strategica, dei servizi tecnologici e delle esternalizzazioni avrebbe aperto il dossier della società italiana specializzata nella fornitura in outsourcing di servizi di information technology per le banche, partecipata da un gruppo di istituti di credito di piccole e medie dimensioni e soprattutto dal fondo Fsi Mid-Market Growth Equity Fund.
Resta da capire il perimetro dell’operazione. L’obiettivo dei soci di Cedacri sarebbe quello di stringere un accordo, anche azionario, volto all’ingresso di un partner tecnologico, anche se alcune fonti non escludono un interesse a 360 gradi del colosso americano per il gruppo Cedacri con un’operazione di M&A.
Da tempo Cedacri sta infatti valutando una possibile quotazione e in questo senso l’ingresso di un partner tecnologico potrebbe essere un passaggio importante e logico, in vista dello sbarco a Piazza Affari, procedura per la quale è stato scelta Deutsche Bank come advisor.
Ci sarebbero comunque altre alternative ad Accenture. Altri gruppi starebbero guardando il dossier. In corsa ci sarebbe infatti anche il gruppo Engineering, che secondo i rumors sarebbe interessato all’acquisizione della maggioranza di Cedacri.
Del resto, l’azienda è ormai una realtà con numeri importanti e con una valutazione molto cresciuta dall’ingresso di Fsi, il gruppo finanziario guidato da Maurizio Tamagnini e partecipato dai maggiori fondi sovrani al mondo, che ha comprato il 27,1% di Cedacri nel gennaio 2018.
A quel tempo Fsi aveva investito quasi 100 milioni di «equity», con un’opzione per salire al 33 per cento. La società era stata valutata quasi 9 volte l’ebitda 2017 (42 milioni, a fronte di un fatturato di 330 milioni), quindi in totale circa 370 milioni, cui aggiungere 60 milioni di posizione finanziaria netta positiva. In tutto, 430 milioni di valore d’impresa.
In questi anni l’azienda è cresciuta anche tramite acquisizioni: nel 2019 ha vinto la gara per acquisire Oasi, excontrollata di Nexi attiva nello sviluppo di soluzioni per la compliance bancaria. La società guidata dall’amministratore delegato Corrado Sciolla ha archiviato nel 2019 ricavi consolidati (compresa l’integrazione di Oasi) saliti a 382,9 milioni con un ebitda a 81,2 milioni (quindi raddoppiato rispetto al 2017) e un utile netto di 28,8 milioni. Attualmente circola una valutazione attorno al miliardo.
La compagine azionaria dei soci di Cedacri è molto frammentata. Dopo l’ingresso di Fsi, erano rimaste nel capitale di Cedacri, per il restante 73%, 14 tra le principali banche clienti: Mediolanum (15,6%), CrAsti (11,1%), Banco di Desio e della Brianza (10,1%), Unipol Banca (7,5%), Popolare di Bari (6,6%), Cr Bolzano (6,5%), Banca del Piemonte (4,2%), Credem (3,9%), Cassa Sovvenzioni e Risparmio del Personale di Banca d’Italia (2%), Reale Mutua (1,3%), Banca del Fucino (1,1%), Banca Valsabbina (1,1%), Cassa di Risparmio di Cento (1%) e Cassa di Risparmio di Volterra (ancora con un 1%).