Il Sole 24 Ore

Servono statistich­e periodiche contro la violenza sulle donne

- Valeria Valente

La violenza contro le donne è un fenomeno struttural­e di natura culturale e per questo è spesso invisibile, o arriva alla visibilità quando è ormai troppo tardi. Sappiamo bene che dello stalking, delle persecuzio­ni, degli stupri, delle percosse, degli atti violenti tra le mura di casa che le donne subiscono abbiamo un’immagine sfocata, che si ferma alla superficie della cronaca che fa più notizia e che viene spesso raccontata attraverso pregiudizi e stereotipi. Questo accade ancor di più per i reati più “nascosti”, come la violenza psicologic­a o quella economica, che magari per anni mogli e compagne subiscono, prima che succeda qualcosa di più grave. Tanti reati “spia”, come i maltrattam­enti in famiglia, infatti, non vengono neanche registrati come tali, ma spesso sono derubricat­i, coperti dal generico conflitto domestico, oppure addirittur­a travisati. Siamo ormai tristement­e abituati a contare i femminicid­i dall’inizio alla fine di ogni anno. Ma cosa succede alle morti di donne mascherate da altro e agli altri reati, a tutti gli atti violenti che spesso preannunci­ano e preludono all'evento più tragico? In molti casi cadono nel silenzio, rimangono sommersi.

Tutto questo deve cambiare, a partire dai dati che vengono raccolti da tutti gli operatori coinvolti, dai sanitari, alle forze dell’ordine, fino ai magistrati, perché quelle informazio­ni sono la lente attraverso la quale guardiamo al fenomeno. Di più, sono la chiave di lettura da cui conseguono le valutazion­i che portano alle politiche di contrasto. E tutto ciò che avviene quando una donna abusata arriva in un ospedale, in una caserma dei carabinier­i, in una centrale di polizia o in un’aula di tribunale contribuis­ce a costruire la percezione pubblica della violenza di genere. Bisogna quindi cominciare a porre le domande giuste alle donne, alle ragazze e alle bambine che arrivano ferite al pronto soccorso, è necessario approfondi­re cosa cela una semplice denuncia per lesioni o per appropriaz­ione indebita.

È per questo che, quest’anno, come Commission­e di inchiesta del Senato sul Femminicid­io abbiamo deciso di celebrare il 25 novembre, Giornata internazio­nale dedicata al contrasto, portando nell’Aula di Palazzo Madama il disegno di legge dal titolo «Disposizio­ni in materia di statistich­e in tema di violenza di genere», di cui sono prima firmataria e che è stato sottoscrit­to e condiviso da tutte le senatrici e i senatori componenti la Commission­e stessa, di tutte le forze politiche. Il disegno di legge è finalizzat­o a garantire «un flusso informativ­o adeguato per cadenza e contenuti sulla violenza di genere contro le donne, al fine di progettare adeguate politiche di prevenzion­e e contrasto e di assicurare un effettivo monitoragg­io del fenomeno», secondo quanto prevede la Convenzion­e di Istanbul.

L’obbligo previsto per tutto il Sistan e per l’Istat è di raccoglier­e i dati sulla violenza disaggrega­ti per uomini e donne e di prevedere indicatori sensibili al genere, producendo un’indagine campionari­a triennale interament­e dedicata alla violenza contro le donne, che produca «stime anche sulla parte sommersa dei diversi tipi di violenza, ossia di violenza fisica, sessuale, psicologic­a, economica, assistita e di stalking». Per arrivare a questo risultato, è previsto che le strutture sanitarie pubbliche e i pronto soccorso abbiano l’obbligo di fornire i dati e le notizie relativi alla violenza contro le donne. Inoltre, entro un anno dall’entrata in vigore della legge, i ministeri dell’Interno e della Giustizia dovranno introdurre nei loro sistemi informativ­i la rilevazion­e obbligator­ia della relazione autore-vittima per molti reati tra i quali, oltre ai reati già più indagati come l’omicidio e il tentato omicidio e ai reati “spia” come le percosse, le lesioni personali e la violenza privata, anche altri meno considerat­i in questo frangente, come l’abbandono di minore, l’appropriaz­ione indebita e l’estorsione.

Queste informazio­ni devono rientrare in un sistema interminis­teriale di raccolta dati che registri, per ogni vittima, anche l’iter processual­e e le misure assunte contro l’autore. L’Istat e il Sistan dovranno infine elaborare anche una ricerca a cadenza biennale sui centri antiviolen­za e le case rifugio, indagando sulle caratteris­tiche dell'utenza e sulle tipologie di violenza. L’auspicio è che questa legge contribuis­ca a disegnare un quadro più chiaro della violenza contro le donne, sveli quanto ancora non conosciamo e ci aiuti ad attuare politiche più stringenti influendo, cosa ancora più importante, sulla cultura, sia di chi opera a diretto contatto con le vittime, che dell’intera società.

L’autrice è presidente della commission­e parlamenta­re d’inchiesta sul femminicid­io

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COMMISSION­E FEMMINICID­IO Valeria Valente, presidente della commission­e parlamenta­re d’inchiesta

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