Il Sole 24 Ore

Allarme Cerved per le Pmi: rischi default verso il raddoppio

Rispetto al tasso di default del 4,5% pre-Covid, si stima il 9,9% nello scenario medio Un aiuto può arrivare dai minibond: in Italia 1.700 imprese con rating alti

- Morya Longo

Già ora, con le moratorie a fare da anestetico, i default tra le imprese italiane stanno aumentando: rispetto ai mesi pre-Covid l’incremento è del 10% circa. Tanto che il tasso di insolvenza è salito da 4,5% a 5%. Ma il dato che più fotografa l’affanno delle imprese italiane è l’andamento dei rating: i declassame­nti sono stati il 51% di tutte le azioni sui rating nel mese di aprile (contro solo un 3% di promozioni), il 42% a maggio, il 38% a giugno, e via via fino al 46% di settembre. I dati elaborati da Cerved Rating Agency non lasciano molto spazio ad equivoci: la crisi economica sta mietendo vittime anche in questo periodo in cui gli interventi statali (moratorie sui pagamenti e prestiti garantiti) aiutano tante imprese a restare a galla. Il problema è: e poi? Cosa accadrà quando tutti questi aiuti (appena prorogati a giugno) termineran­no? Quando le moratorie finiranno e le imprese dovranno tornare a pagare le rate dei finanziame­nti? Quante Pmi italiane non ce la faranno?

La crescita dei default

Cerved Rating Agency, agenzia di valutazion­e che assegna un voto a oltre 30mila aziende italiane e che dunque ha informazio­ni molto capillari sul merito creditizio del made in Italy, ha cercato di dare una risposta a queste domande. In uno studio pubblicato qualche giorno fa ipotizza tre scenari da qui al settembre 2021: il tasso di insolvenza arriverà al 7,2% in quello migliore (nessun ulteriore lockdown in futuro), al 9,9% nello scenario intermedio (nuovi lockdown soft, come quelli attuali nelle zone rosse) e fino al 15,5% nello scenario peggiore (nuovi lockdown totali come a marzo). Rispetto al 4,5% pre-Covid, si tratta di più di un raddoppio delle insolvenze nel caso intermedio e di default più che triplicati in quello estremo. Non poca cosa, insomma.

Il punto è che anche questi dati sono “calmierati” dagli interverve­nti statali e dalle moratorie: perché sono stime fatte sui dati di settembre 2020 e proiettate in avanti di 12 mesi, cioè a settembre 2021. Dato che le moratorie dureranno almeno fino a giugno, significa che i default potrebbero aumentare in maniera esponenzia­le anche in un anno per tre quarti coperto dalle moratorie. La notizia positiva, però, è che queste stime non tengono conto del Recovery Fund: «Ancora non si può prevedere quando arriverann­o i primi fondi e come verranno utilizzati - osserva Fabrizio Negri, ammministr­atore delegato di Cerved Rating Agency -. Per questo non abbiamo tenuto conto del Recoverty Fund nelle nostre stime, che sono dunque prudenti da questo punto di vista».

I minibond come salvagente

Ma un aiuto per molte imprese ci potrebbe essere ugualmente: i minibond. Secondo i calcoli di Cerved Rating Agency, in Italia ci sono 1.700 imprese potenzialm­ente papabili per questo mercato: aziende con un fatturato compreso tra i 5 e i 500 milioni di euro, con rating affidabili (investment grade) e potenzialm­ente pronte per il mercato. Insieme potrebbero arrivare ad emettere minibond per 11 miliardi di euro, dei quali 7,2 miliardi sotto forma di green bond. Tanti soldi, se si considera che a fine 2019 - secondo i dati dell’Osservator­io del Politecnic­o di Milano - il mercato italiano dei minibond ammontava a 5,5 miliardi di euro.

«Quando le moratorie e gli aiuti statali finiranno, i minibond potranno diventare ancora di più un utile strumento per aiutare le imprese a rimettersi in moto - osserva Negri -. Perché a quel punto serviranno soldi per investire nella transizion­e digitale e in quella green. E queste sono cose che più a fatica si fanno col credito bancario, mentre i minibond sono strumenti ideali». Insomma: quando i lockdown saranno finiti, quando anche arriverann­o i fondi europei per investire, le imprese dovranno farsi trovare pronte. E i minibond potrebbero essere d’aiuto.

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