Cdp pronta a investire ancora, ma solo sulla rete
Per Via Goito resta l’ipotesi di esercitare la prelazione su OF a prezzi ragionevoli
Su un punto l’allineamento con il Governo è massimo: la necessità di dotare il Paese una volta per tutte di un’infrastruttura di rete ad alta velocità, un’esigenza resa ancora più evidente dalla pandemia. Un obiettivo che ha portato Cassa depositi e prestiti a rafforzare la sua presenza nelle telecomunicazioni, prima con la creazione di Open Fiber insieme a Enel e poi con l’ingresso in Tim, anche al fine di agevolare il confronto dell'ex monopolista con il socio francese.
Ora, però, la creazione di una rete unica nazionale in banda ultralarga è stretta tra la volontà del Governo di accelerare e l’incertezza rispetto alle mosse future di Tim ed Enel, entrambe alle prese con il desiderio di valorizzare i loro investimenti a fronte delle avances più o meno spinte di qualche fondo. Un’incertezza che non sembra favorire l’avvio di un confronto costruttivo tra gli attori coinvolti per sbloccare la partita, come auspicato più volte dai vertici di Cdp. Il cui impegno a sostegno di una capillare diffusione della fibra ottica in Italia non è mai venuto meno tanto che Cassa è pronta a supportare l’implementazione del piano industriale di Open Fiber e ad allargarne il perimetro se ciò servisse a superare il divario digitale della Penisola.
Certo, tra le valutazioni possibili nel novero di Cdp non è da escludere l’esercizio della prelazione sulla quota di OF in mano a Enel, che ha sul tavolo una manifestazione d’interesse di Macquarie, purché ciò però avvenga a condizioni di mercato e a un prezzo equo. Perché, quale che sia lo scenario prossimo venturo, la Cassa deve comunque muoversi entro le logiche di una “market unit” sostenendo rischi e benefici di qualsiasi operazione. Tradotto: se dalle parti di Enel dovesse prevalere la volontà di massimizzare l’investimento fatto nel 2016, ciò finirebbe per sbarrare la strada a qualsiasi ipotesi di consolidamento di Cdp nel capitale con il risultato di complicare la strada già accidentata di OF. Né, nonostante i richiami della politica rinfocolati dalle ultime uscite di Beppe Grillo, sembra al momento esserci spazio per un rafforzamento dell’attuale quota di Cdp in Tim (9,9%) in modo da superare il 23,9% di Vivendi. Troppe le variabili da decifrare, a partire dalle reali intenzioni dell’ad di Tim Luigi Gubitosi, perché questa ipotesi assuma ora i contorni di un’opzione concreta da valutare ai piani alti della Spa di Via Goito.