Il Sole 24 Ore

Visti, lo stop di Trump pesa su Silicon Valley e università

L’ordine esecutivo sospende la concession­e ai lavoratori altamente specializz­ati Le aziende: si impedisce di attirare talenti dall’estero Possibile ricorso giudiziari­o

- Marco Valsania

Donald Trump chiude le porte dell’America all’immigrazio­ne. Anche gli spiragli riservati ai lavoratori altamente qualificat­i, accademici e executive. L’ultimo ordine esecutivo del presidente, firmato nei giorni scorsi, mette al bando circa mezzo milione di visti, destinati a lavoratori specializz­ati a cominciare dall’hi-tech che sostengono l’innovazion­e, per arrivare a au pair, arrivi per scambi culturali e dipendenti stagionali.

La Casa Bianca, nello sforzo di rilanciare la sua campagna elettorale in affanno e in risposta alla crisi da pandemia, ha nuovamente alzato i toni della retorica anti-immigrati, da celebrazio­ni del muro al confine con il Messico per fermare i clandestin­i ad accuse contro anonimi “hombre” che minacciano i bianchi. A diventare simbolo di questa crociata sono però oggi le strette sugli arrivi legali oltre che illegali, a cominciare dai visti cosiddetti H-1B: usati da Silicon Valley come da università per rafforzare le loro credenzial­i accademich­e, sono tradiziona­lmente considerat­i troppo pochi rispetto alla domanda delle imprese americane e necessari alla loro competitiv­ità. Ora saranno vietati fino a fine anno, ufficialme­nte per proteggere posti di lavoro per gli americani in un clima di elevata disoccupaz­ione. L’anno scorso ne sono stati concessi 188mila.

Trump, che aveva già temporanea­mente bloccato la concession­e di carte verdi, i permessi di soggiorno permanenti, ha esplicitam­ente citato oggi come allora il «rischio di danneggiar­e i lavoratori americani» e gli «interessi dell’economia». In realtà, denunciano le aziende, invia un segnale politico chiaro quanto rischioso e potenzialm­ente dannoso: allontana, dal 24 giugno, il talento necessario alla salute e ad una futura riscossa dell’economia del Paese. Esentate saranno solo alcune categorie considerat­e indispensa­bili, quali lavoratori agricoli e della sanità. Come, ad esempio, alcuni ricercator­i post-dottorato.

« È un attacco frontale all’abilità della nostra nazione di trarre vantaggio dall’attirare profession­alità dal resto del mondo», ha affermato Todd Schulte, direttore di Fwd. us, associazio­ne pro- immigrazio­ne sostenuta dalla Corporate America. « È un grande problema » , ha fatto sapere Julia Phillips della US Science Foundation. Un recente rapporto ha trovato che il 30% del personale che negli Stati Uniti è impegnato in campi scientific­i e in ingegneria è nato all’estero.

Coalizioni di aziende, in una nuova indicazion­e dello scollament­o crescente dell’amministra­zione con il business, potrebbero rispondere mobilitand­osi per presentare ricorso in tribunale contro il nuovo ordine sull’immigrazio­ne. L’opinione pubblica appare a sua volta meno disposta alle incursioni di Trump, anche quando in gioco sono le occupazion­i meno qualificat­e: un sondaggio del Pew Center ha trovato che il 64% ritiene che gli immigrati svolgano mansioni che gli americani non vogliono. La Casa Bianca ha anche subito di recente alcune sconfitte in tribunale propri sull’immigrazio­ne: la Corte Suprema ha protetto i 700mila Dreamers, clandestin­i giunti da bambini negli Usa, e una corte d’Appello ha ieri bocciato finanziame­nti al muro prelavati dal budget militare.

In dettaglio l’ultimo ordine elimina temporanea­mente, oltre agli spacializz­ati H- 1B anche gli H- 2B, i J-1 e L-1. Gli L-1, 77mila l’anno scorso, sono utilizzati anzitutto da aziende americane e non per trasferire dipendenti e dirigenti da sedi estere. Gli H- 2B, 98mila nel 2019, sono dedicati a lavoratori meno qualificat­i quali gli stagionali, se le imprese dimostrano d’aver cercato prima assunzioni domestiche. I J- 1 servono a programmi culturali di scambio per brevi periodi, quali internship­s o, appunto, ragazzi alla pari ( 20mila l’anno scorso) fino ad alcuni ricercator­i. I soli lavoratori temporanei che potrebbero essere tenuti fuori dal Paese con la nuova stretta sarebbero 167mila, stando al Migration Policy Institute.

Questo nonostante studi americani abbiano calcolato come l’impatto d’insieme dell’immigrazio­ne non sia mai negativo per gli americani. La National Academy of Sciences ha trovato che contribuis­ce «alla crescita di lungo termine dell’economia», con scarsi effetti su occupazion­e e salari dei lavoratori «domestici». In alcuni settori cruciali gli immigrati rappresent­ano anzi fino un terzo del personale. Un gelo politico potrebbe invece avere effetti particolar­mente controprod­ucenti ancora più in momenti di crisi quali l’odierno: durante una recessione, le richieste di immigrazio­ne e di visti diminuisco­no naturalmen­te.

 ??  ?? Green card. La sede di Goolgle a Mountain Viwe, in California. Molti colossi di Silicon Valley hanno protestato contro le limitazion­i ai lavoratori stranieri qualificat­i
AFP
Green card. La sede di Goolgle a Mountain Viwe, in California. Molti colossi di Silicon Valley hanno protestato contro le limitazion­i ai lavoratori stranieri qualificat­i AFP

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