Dati rubati, arresti dopo la denuncia di Tim
Dati di centinaia di migliaia di cittadini diventati merce preziosa.Dati sui titolari di linee telefoniche che segnalavano guasti e disservizi, poi venduti a decine di migliaia di euro. Il tutto per favorire lo spostamento da un gestore all’altro. A scoperchiare questo vaso di Pandora - particolarmente preoccupante perché il sistema dalla telefonia aveva iniziato a espandersi ad altri settori - è la Procura di Roma nell’indagine che ha portato all’arresto di tredici persone e all’obbligo di dimora per altre sette, tra le quali alcuni dipendenti della Tim.
L’indagine è partita proprio da una denuncia della compagnia telefonica che come parte lesa ieri ha espresso «il più vivo ringraziamento all'Autorità Giudiziaria e alla Polizia di Stato – Polizia Postale e delle Comunicazioni - per aver portato a termine con successo l’indagine» . Erano coinvolti anche “intermediari” che si occupavano di gestire il commercio illecito delle informazioni estratte dalle banche date e i titolari di call center telefonici che sfruttavano informazioni per contattare i potenziali clienti e lucrare le previste commissioni per ogni portabilità del numero. «Le banche dati sono diventate un obiettivo molto appetibile per mettere in atto attività illecita», hanno affermato il procuratore di Roma, Michele Prestipino e l'aggiunto Angelo Antonio Racanelli. (A. Bio.)