Slitta il momento della verità per il destino di Piazza Affari
Tra le avances di Euronext e l’ipotesi golden power, il pallino passa alla politica
La decisione dell’Antitrust Ue di andare in “fase 2” sull’operazione LsegRefinitiv sposta in avanti di tre-quattro mesi il momento della verità sul destino di Borsa italiana. Da una parte è evidente che Bruxelles ha la volontà di andare a fondo della questione, dall’altra però le ultime novità confermano che il London Stock Exchange non ha nessuna intenzione di privarsi di Borsa italiana, che le assicura ogni anno un dividendo dell’ordine di un centinaio di milioni. Se avesse voluto, per ottenere il via libera di Bruxelles in tempi stretti, Londra avrebbe potuto fare concessioni sottoponendo per esempio piani di cessioni, ma così non è stato.
Euronext, la federazione di Borse europee che riunisce Parigi, Amsterdam, Bruxelles, Lisbona, Dublino e Oslo, è sempre interessata ad allargare la sua rete e qualche mese fa si era fatta avanti con l’Lseg per il gruppo Borsa italiana ottenendone la risposta che l’asset non era in vendita. E nella conference call di una settimana fa l’ad Stéphane Boujnah a domanda specifica ha risposto che non c’erano sviluppi a riguardo.
Ora si allungano i tempi dello scrutinio Antitrust, ma è difficile immaginare dove si andrà a parare. C’è chi ritiene che difficilmente Bruxelles potrebbe disporre la vendita coatta di Borsa italiana, dato che al massimo il problema potrebbe riguardare Mts, il mercato all’ingrosso dei titoli di Stato: anche se in realtà le sovrapposizioni con le attività di Refinitiv riguardano solo Tradeweb e Bond Vision, quest’ultimo è il mercato di Mts che mette in contatto diretto investitori istituzionali e intermediari sui titoli obbligazionari. La questione però è più sottile e riguarda la commistione tra trading e business dati, tanto più che in questo caso la fusione tra la Borsa di Londra e Refinitiv, l’ex divisione dati di Thomson Reuters, avrà l’effetto di spostare il baricentro del gruppo su quest’ultimo business e allo stato non ci sono esempi di questa portata cui fare riferimento. C’è anche chi fa notare che Bruxelles ha citato tra le righe Borsa Spa, Cassa di compensazione e garanzia e Mts, tutti asset italiani che evidentemente sono sotto osservazione. C’è sempre la possibilità che lo Stato eserciti il golden power, dato che Borsa italiana è stata dichiarata strategica. Eventualità che era stata evocata mesi fa dal presidente Consob Paolo Savona nel corso di un’audizione in Parlamento. Una mossa di questo tipo potrebbe essere esercitata comunque solo alla fine dell’iter autorizzatorio, appigliandosi formalmente al rimescolamento dell’azionariato dell’Lseg con preponderanza americana. Ma sarebbe anacronistico immaginare l’autarchia, piuttosto avrebbe senso una Superborsa dell’area euro. La questione più che alla sfera della finanza attiene alla politica.