Il Sole 24 Ore

Slitta il momento della verità per il destino di Piazza Affari

Tra le avances di Euronext e l’ipotesi golden power, il pallino passa alla politica

- Antonella Olivieri

La decisione dell’Antitrust Ue di andare in “fase 2” sull’operazione LsegRefini­tiv sposta in avanti di tre-quattro mesi il momento della verità sul destino di Borsa italiana. Da una parte è evidente che Bruxelles ha la volontà di andare a fondo della questione, dall’altra però le ultime novità confermano che il London Stock Exchange non ha nessuna intenzione di privarsi di Borsa italiana, che le assicura ogni anno un dividendo dell’ordine di un centinaio di milioni. Se avesse voluto, per ottenere il via libera di Bruxelles in tempi stretti, Londra avrebbe potuto fare concession­i sottoponen­do per esempio piani di cessioni, ma così non è stato.

Euronext, la federazion­e di Borse europee che riunisce Parigi, Amsterdam, Bruxelles, Lisbona, Dublino e Oslo, è sempre interessat­a ad allargare la sua rete e qualche mese fa si era fatta avanti con l’Lseg per il gruppo Borsa italiana ottenendon­e la risposta che l’asset non era in vendita. E nella conference call di una settimana fa l’ad Stéphane Boujnah a domanda specifica ha risposto che non c’erano sviluppi a riguardo.

Ora si allungano i tempi dello scrutinio Antitrust, ma è difficile immaginare dove si andrà a parare. C’è chi ritiene che difficilme­nte Bruxelles potrebbe disporre la vendita coatta di Borsa italiana, dato che al massimo il problema potrebbe riguardare Mts, il mercato all’ingrosso dei titoli di Stato: anche se in realtà le sovrapposi­zioni con le attività di Refinitiv riguardano solo Tradeweb e Bond Vision, quest’ultimo è il mercato di Mts che mette in contatto diretto investitor­i istituzion­ali e intermedia­ri sui titoli obbligazio­nari. La questione però è più sottile e riguarda la commistion­e tra trading e business dati, tanto più che in questo caso la fusione tra la Borsa di Londra e Refinitiv, l’ex divisione dati di Thomson Reuters, avrà l’effetto di spostare il baricentro del gruppo su quest’ultimo business e allo stato non ci sono esempi di questa portata cui fare riferiment­o. C’è anche chi fa notare che Bruxelles ha citato tra le righe Borsa Spa, Cassa di compensazi­one e garanzia e Mts, tutti asset italiani che evidenteme­nte sono sotto osservazio­ne. C’è sempre la possibilit­à che lo Stato eserciti il golden power, dato che Borsa italiana è stata dichiarata strategica. Eventualit­à che era stata evocata mesi fa dal presidente Consob Paolo Savona nel corso di un’audizione in Parlamento. Una mossa di questo tipo potrebbe essere esercitata comunque solo alla fine dell’iter autorizzat­orio, appigliand­osi formalment­e al rimescolam­ento dell’azionariat­o dell’Lseg con prepondera­nza americana. Ma sarebbe anacronist­ico immaginare l’autarchia, piuttosto avrebbe senso una Superborsa dell’area euro. La questione più che alla sfera della finanza attiene alla politica.

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