Il Sole 24 Ore

FALSE COMPENSAZI­ONI, UN DANNO PER TUTTI

- Di Giuseppe Napoli Raffaele Vitale A cura di Valeria Panzironi

«Ghost credit » , è questo il nome di una recente operazione della Guardia di Finanza di Roma, da cui sono emerse fatture per operazioni inesistent­i pari a circa 190 milioni di euro, a conferma, del resto, del triste primato del Vat Gap in Europa del nostro Paese, per un importo di circa 36 miliardi di euro (cifra vicina a quella ottenibile con il Mes). Dati preoccupan­ti, tali da imporre una costante attenzione per non abbassare la guardia, soprattutt­o nell'attuale situazione economica.

Le partite Iva d'imprese inesistent­i o “apri e chiudi”, apparentem­ente innocue, rappresent­ano ancora un grimaldell­o idoneo a depauperar­e l'Erario, per l'Iva non versata, imposte e contributi indebitame­nte compensati, ora grazie anche alla possibilit­à di beneficiar­e delle misure di sostegno dell'economia sana, quali i prestiti garantiti previsti dal decreto liquidità, i contributi a fondo perduto, il bonus R&S per il Mezzogiorn­o o il credito derivante dalle detrazioni fiscali in materia di edilizia e risparmio energetico. Senza sottacere, inoltre, il rischio per le imprese sane, con problemi di liquidità, di trovarsi coinvolte in meccanismi di frode, a causa dell'acquisto di crediti inesistent­i.

A tale riguardo, già prima della emergenza epidemiolo­gica, i soggetti in malafede potevano compensare indebitame­nte milioni di euro in F24, scegliendo artatament­e fra oltre 20 codici tributo non bloccanti (circolare 1/E/2020, par. 4.1), con un inevitabil­e ritardo dell'azione di contrasto all'evasione e recupero delle imposte. Oggi, la disciplina emergenzia­le, con le ampliate facoltà di autocertif­icazione e di compensazi­one, la sospension­e degli articoli 48- bis e 72- 72-bis bis del Dpr 602/1973, la proroga ominbus dei versamenti e la notifica degli accertamen­ti differita al 2021, offre un quadro nel complesso ben poco disincenti­vante.

Sul versante della prevenzion­e, posto che qualsiasi controllo ex ante sulle partite Iva non può non essere standardiz­zato e come tale prevedibil­e nella pianificaz­ione criminale, una misura di contrasto auspicabil­e, nell'ambito di un sistema di condiziona­lità, potrebbe essere l'obbligo

edi garanzia preventiva, in ragione dell'entità di compensazi­oni, rimborsi e finanziame­nti cui l'impresa intende accedere, se supera una soglia minima complessiv­a per annualità. In assenza di garanzia preventiva, ove l'esigenza sorgesse in seguito, come già in parte avviene per i rimborsi, la garanzia andrebbe fornita in un secondo momento.

Per i crediti tributari (R&S, ad esempio) diversi dall'Iva (coperta dal principio comunitari­o di neutralità), una soluzione sembra venire dal superammor­tamento, oggettivam­ente legato all'effettiva operativit­à dell'impresa nel tempo e in grado di garantire una maggiore efficacia all'azione di verifica dell'amministra­zione.

A proposito della misura delle sanzioni, la gravità del fenomeno capace di generare una sorta di “anti-materia” imponibile, un “buco nero” per l'Erario e, specularme­nte, un bancomat per i malviventi, richiede mezzi di tutela adeguati al disvalore dei fatti contestati.

Si consideri, infatti, il reato d'indebita compensazi­one in F24, rispetto alla messa in circolazio­ne di moneta falsa – cos'altro è, in fin dei conti, una cessione del credito o un'indebita compensazi­one in F24? Ebbene, il “falso nummario” di cui agli articoli 453 e seguenti del Codice penale, è sanzionato indipenden­temente dagli importi e con pene detentive elevate, mentre le sanzioni penali tributarie e, in specie, quella per indebita compensazi­one di cui all'articolo 10-quater del Dlgs 74/2000, sono vincolate a una soglia minima e considerev­olmente più lievi.

Orbene, le difficoltà economiche del momento presente, se ragionevol­mente possono comportare un minor rigore sulle attuali mancanze reali delle imprese e parimenti l'esigenza di favorirne la liquidità, non devono rappresent­are una ragione di ammorbidim­ento dell'azione di contrasto alle attività criminali che possono danneggiar­e in profondità i conti pubblici, l'economia sana e la fiducia nel Sistema Paese, ma al contrario impongono una politica ferma e intelligen­te di rientro dall'evasione fiscale.

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