Il Sole 24 Ore

Imprese del gioco alle corde: «Volontà di penalizzar­e il settore»

Schiavolin (Snaitech): «Siamo gli ultimi a ripartire non credo sia casuale»

- Antonio Larizza

« Più che dimenticat­i, siamo stati penalizzat­i. Non credo che la nostra ripartenza agli ultimi gradini delle attività produttive sia una casualità » . Fabio Schiavolin è amministra­tore delegato di Snaitech, società attiva nel comparto del gioco legale con più di 2.100 punti fisici, oltre al canale online. La società è anche proprietar­ia degli ippodromi Snai San Siro e Snai La Maura a Milano e dell’ippodromo Snai Sesana a Montecatin­i Terme.

Come tutte le imprese della filiera italiana del gioco, Snaitech è chiusa dall’8 marzo. E da allora a oggi ha registrato una contrazion­e dei ricavi pari all’85%, in linea con la media del mercato. «Oggi le nostre uniche entrate sono garantite dalle attività online», spiega Schiavolin, che aggiunge: «L’attività online ci sta consentend­o di ridurre le perdite e mantenere il bilancio in parità, ma non potremo sopportare questa situazione per molto tempo ancora. A questo si aggiunga il fatto che stiamo anticipand­o la cassa integrazio­ne a più di 600 dipendenti».

Snaitech impiega in modo diretto 920 dipendenti. A questi si aggiungono i circa 14mila addetti della rete, che rappresent­ano l’indotto occupazion­ale generato sul territorio. Nel corso del 2019 la società ha raccolto poco più di 10 miliardi di euro. Al netto di quanto restituito in vincite ai giocatori, i ricavi ante imposte sono stati pari a 1,9 miliardi. Di questa cifra, 1,1 miliardi sono stati versati all’erario, per un fatturato netto da parte di Snaitech pari a circa 800milioni di euro.

Complessiv­amente, il settore del gioco legale in Italia impiega 150mila addetti e vanta una raccolta pari a 110 miliardi di euro: 8,3 miliardi vanno alle società della filiera, come Snaitech, mentre 11 miliardi sono il gettito annuo per lo Stato. Il resto viene restituito in premi ai giocatori. Snaitech stima che i tre mesi di chiusura del settore siano costati all’erario 2 miliardi di minor gettito.

«Noi – spiega Schiavolin – siamo pronti per ripartire in sicurezza. Le nostre associazio­ni di categoria hanno redatto protocolli condivisi anche dai sindacati, che prevedono ingresso contingent­ato nel punto vendita previa misurazion­e della temperatur­a, sanificazi­oni di tutti gli elementi, distanziam­ento fisico ottenuto anche per mezzo di barriere e uso obbligator­io di dispositiv­i di protezione individual­e sia per gli operatori che per i clienti. Nonostante questo – continua l’ad di Snaitech – sebbene ci aspettassi­mo di essere inseriti nella ripartenza del 3 giugno, apprendiam­o che al momento la ripresa del nostro settore non è prevista nemmeno nella finestra del 15 giugno».

In Germania la Bundesliga è ripartita. Il 17 giugno toccherà alla Premier League, il 20 alla Serie A. «L’offerta sportiva sta per tornare a regime, non vediamo motivo per tenere chiuso un intero comparto. Anche perché, quando l’offerta legale viene a mancare, molto spesso la domanda viene compensata da attività di gioco illegali».

Il riferiment­o è a quanto dichiarato dal capo della Polizia, Franco Gabrielli, in un documento redatto per analizzare il rischio di aumento della criminalit­à durante lockdown e Fase 2. «La chiusura delle sale e l’interruzio­ne delle scommesse sportive e dei giochi gestiti dai Monopoli di Stato – avvertiva Gabrielli in un passaggio relativo al settore – potrebbero aumentare il ricorso al gioco d’azzardo illegale».

Il limbo decisional­e con cui è alle prese la filiera italiana è generato anche da visioni politiche contrastan­ti tra i partiti di Governo. È nota la posizione critica del M5S. Ha fatto rumore il tweet pubblicato da Vito Crimi, portavoce del M5S al Senato e viceminist­ro dell’Interno, lo scorso 30 aprile: «Slot machines e gioco d’azzardo – ha scritto Crimi su Twitter – devono essere gli ultimi a tornare in attività. La decisione di posticipar­ne la riapertura è positiva, accoglie le nostre richieste. Se non riaprisser­o più sarebbe meglio. Continua la nostra battaglia di civiltà in difesa della salute dei cittadini».

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