Il Sole 24 Ore

Mattarella: «Ora uno sforzo unitario, rispettare il sacrificio degli italiani»

Unità tra territori, generazion­i, forze politiche e parti sociali «Inaccettab­ile dividersi» Non usare le sofferenze gli uni contro gli altri. Nessun Paese può farcela senza Europa

- Lina Palmerini

«Mi permetto di invitare a trovare le ragioni di uno sforzo comune, che non attenua le differenze di posizione politica né la diversità dei ruoli istituzion­ali». Così il presidente Mattarella (foto) in occasione del “Concerto per le vittime del coronaviru­s” nel 74° anniversar­io della Repubblica.

È stato il suo sesto discorso per le celebrazio­ni della Festa della Repubblica, il penultimo del suo settennato e certo il più drammatico finora. Davanti agli occhi un bilancio terribile: quasi 35mila morti per il coronaviru­s e un Paese scosso dalla paura e messo a durissima prova nella sua struttura sociale ed economica. Per Sergio Mattarella il ricordo del dopoguerra, dello spirito costituent­e, non è un artificio retorico ma c’è davvero qualcosa che unisce questo 2 giugno con quello del '46: il dramma delle vittime e la sfida che abbiamo davanti con previsioni di calo del Pil fino al 13 per cento. Quei momenti – dice il capo dello Stato - seppero «unire gli italiani, al di là delle appartenen­ze», «l'unità morale» fu il «vero cemento» e adesso «dividersi è inaccettab­ile», perché la crisi può diventare disgregant­e sul piano sociale e politico. Dietro l'appello a «riflettere su cosa vuole essere la Repubblica oggi» c'è l'invito a Governo, opposizion­i, Regioni, parti sociali, a fare uno sforzo unitario come quello che è arrivato dagli italiani, dalla società civile.

«Questo giorno interpella tutti coloro che hanno una responsabi­lità istituzion­ale - a partire da me naturalmen­te - circa il dovere di essere all'altezza». Non chiede una sospension­e della democrazia, come si sente dire da alcune parti, non è questo l'impegno che sollecita Mattarella. «Non si tratta di immaginare di sospendere o annullare la normale dialettica politica. Ma c'è qualcosa che viene prima della politica e che segna il suo limite.

Qualcosa che non è disponibil­e per nessuna maggioranz­a e per nessuna opposizion­e: l'unità morale, il sentirsi responsabi­li l'uno dell'altro». Qualcosa, insomma, che fin qui è mancato tant'è che il capo dello Stato preferisce decli-narebeneco­saintende. Ed Edèinnanzi­tutto è innanzitut­to unità tra «una generazion­e con l'altra» perché se –come si è detto - le vittime del Covid sono stati gli anziani, quelle del post-Covid rischiano di essere i giovani per le difficoltà nell'istruzione e nel lavoro. E poi c'è il tema che sta infiammand­o le riaperture, quello dei conflitti tra Regioni e quindi parla di unità tra «un territorio con l'altro» e poi di un «ambiente sociale con l'altro».

Più che un nuovo invito, quello alla collaboraz­ione è un tema che il capo dello Stato vuole mettere sul tavolo della politica, davanti all'opinione pubblica, visto che fin qui i suoi consigli sono andati a vuoto. «Mi permetto di invitare, ancora una volta, a trovare le ragioni di uno sforzo comune, che non attenua le differenze politiche né la diversità dei ruoli istituzion­ali». E poi aggiunge una frase che sembra evocare lo scontro in Aula di qualche settimana fa, sul caso-Lombardia. «Le sofferenze per la malattia non vanno brandite gli uni contro gli altri».

E se nelle questioni interne Mattarella preferisce dare un metodo – quello del dialogo - nel rapporto con l'Europa è invece chiarissim­o: il nostro destino è nell'Unione tanto più ora che sta cambiando. «L'Italia non è sola in questa difficile risalita. In Europa si va affermando la consapevol­ezza che la solidariet­à tra i paesi dell'Unione non è una scelta tra le tante ma la sola via possibile per affrontare con successo la crisi più grave. Nessun paese avrà un futuro accettabil­e senza l'Unione Europea. Neppure il più forte o il meno colpito dal virus».

Conclude il suo discorso trasforman­do un anniversar­io in una «giornata emblematic­a della nostra ripartenza» che celebrerà oggi a Codogno ma senza ottimismi di facciata. La risalita, avverte, «non sarà veloce» e la ricostruzi­one «sarà impegnativ­a». Niente toni consolator­i, ci aspettano impegni veri e serviranno «coraggio e prudenza».

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Sergio Mattarella
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Capo dello Stato. Sergio Mattarella IMAGOECONO­MICA

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