Il Sole 24 Ore

Trasporti pubblici a rischio default: servono 600 milioni

Crollo verticale (-90%) della domanda dopo lo scoppio della pandemia

- Marco Morino

Il coronaviru­s si è abbattuto come uno tsunami sul trasporto pubblico locale (bus, tram, metropolit­ane, trasporto ferroviari­o regionale) e sui conti delle relative aziende di trasporto, molte delle quali controllat­e dai Comuni o dalle Regioni. Il settore del trasporto pubblico locale e regionale (Tpl)c onta oltre 124 mila addetti, fattura12 miliardi annui e muove 5,4 miliardi di persone l’ anno. Mail futuro è incerto e il post pandemia potrebbe segnare un ulteriore tracollo del trasporto pubblico, a favore di quello privato. È ciò che stiamo osservando in questi giorni in Cina, alle prese con una lenta ripresa, dove la paura del contagio sta spingendo gli utenti sui mezzi privati, allontanan­doli in modo repentino dal trasporto pubblico.

Torniamo al caso italiano. Nel mese di marzo l’effetto Covid-19 ha determinat­o un crollo verticale della domanda di mobilità pubblica: il dato medio nazionale indica un calo dei passeggeri sui mezzi pubblici dell’85% (in valore assoluto parliamo di 400 milioni di viaggiator­i in meno nel solo mese di marzo), anche se per Atm Milano e Atv Verona, le aziende di trasporto dei capoluoghi delle due regioni (Lombardia e Veneto) più colpite dall’emergenza sanitaria, il calo della domanda è stato del 90 per cento. Di conseguenz­a, sono crollati i ricavi da biglietti e abbonament­i, a fronte di costi fissi che restano altissimi, tra cui quello del personale. La perdita di ricavi da traffico media mensile è stimabile, a livello nazionale, in oltre 200 milioni di euro. Tale situazione è destinata a peggiorare nel mese di aprile. Dal 1° aprile, per esempio, a Trento sono state cancellate tutte le corse Tpl nelle fasce di minor utilizzo. Dal 5 aprile l’Agenzia Tpl Brescia ha soppresso alcune corse del servizio extraurban­o. Secondo Asstra, l’associazio­ne che riunisce le aziende di trasporto pubblico presieduta da Andrea Gibelli, senza interventi straordina­ri da parte del governo, c’è il rischio che prima dell’estate qualche azienda sia costretta a fermarsi. Il rischio default è dietro l’angolo.

L’associazio­ne chiede al governo una cura da cavallo, a partire dal prossimo decreto aprile: istituire un fondo statale con una dotazione iniziale di 600 milioni di euro per compensare le minori entrare per ricavi da traffico e i maggiori costi imputabili alla gestione della crisi. Queste risorse pubbliche sarebbero però sufficient­i per i soli mesi che ci separano da qui all’estate. Per scongiurar­e il fallimento di molte aziende di Tpl sarebbe necessario, sempre secondo Asstra, un piano straordina­rio di aiuti per ulteriori 500 milioni entro fine anno. «Portare alla crisi le aziende della mobilità pubblica - dice Gibelli - significa fermare bus, tram, metrò e treni, mettendo in difficoltà le fasce sociali più deboli».

La fase 2 porterà a mutamenti radicali nel settore del Tpl, che dovranno andare di pari passo con la nuova organizzaz­ione del mondo del lavoro (fabbriche, uffici pubblici e privati) e della scuola. «La mobilità - spiega Gianfranco Giuliante, presidente di Tua (Società unica abruzzese di trasporto, controllat­a dalla Regione Abruzzo )- vive quotidiana­mente due fasi: le cosiddette “punte”, cioè i momenti di massima concentraz­ione di utenza e il conseguent­e affollamen­to sugli autobus e una fase di “morbida” in cui, pur essendoci i servizi, l’affollamen­to, e quindi la concentraz­ione sociale, è ridotta. La necessità di evitare il sovraffoll­amento, incompatib­ile con il distanziam­ento sociale, imporrà una rivisitazi­one degli stili di vita e di lavoro fondata sull’integrazio­ne tra il sistema dei trasporti, il sistema produttivo, le istituzion­i scolastich­e, universita­rie e la Pa».

Anche la ministra dei Trasporti, Paola De Micheli, parla di un nuovo modello di trasporto pubblico. «Nella fase 2 - dice la ministra - sul piano organizzat­ivo dovremo modificare le frequenze dei pullman piuttosto che delle metropolit­ane, per riorganizz­are la vita dei trasporti nelle nostre città per proteggere le persone che torneranno a lavorare. Dovremo immaginare una società dove non tutti vanno e tornano a lavorare allo stesso orario». Intanto ieri Regione Lombardia ha consegnato, per l’emergenza coronaviru­s, 153mila mascherine alle Agenzie del Tpl di Milano, Monza, Lodi e Pavia, di cui 103mila ad Atm Milano.

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