Ritenute, da maggio non c’è più la moratoria sanzioni
Calendario pieno di tranelli a causa degli interventi di correzione del Governo
Il labirinto di scadenze ed eccezioni creato dagli interventi di queste settimane in materia di verifiche sulle ritenute negli appalti pubblici e privati (si veda anche «Il Sole 24 Ore» del 12 aprile), mette al centro alcune date, che potrebbero portare più di un problema.
Su queste ha scarso impatto la circolare 9/ E: qui l’ agenzia conferma l’ impostazione della circolare 8/ E e sospendei controlli solo per chi ha ha ottenuto, con il Dl liquidità, lo stop ai versamentidelleritenute.L’adempimento per gli altri resta in piedi.
La prima scadenza, allora, è il 18 maggio (il 16 è sabato). La circolare 1/ E dell’agenzia delle Entrate ha, infatti, attivato una moratoria sulle sanzioni legate all’adempimento fino al 30 aprile. Premesso che questa sospensione aveva una serie di limitazioni, è certo che tutte le eccezioni previste finora smetteranno di avere efficacia da fine mese: i controlli, quindi, dovranno diventare più stringenti e, in assenza del regolare invio delle copie degli F24 (distinte per appalto), il committente dovrà procedere alla sospensione dei pagamenti.
Questa tagliola diventerà operativa dal 18 maggio. È quello il termine per il versamentodelleritenutediaprile.Nel giro di cinque giorni (quindi, entro il 25 maggio, il 23 è sabato) le imprese appaltatrici e subappaltatrici dovranno fare le loro comunicazioni ai committenti: in mancanza, i committenti rischierannodisubirelepesantisanzioni indicatedall’articolo4deldecretofiscale (Dl 124/2019). E va anche ricordato che gli inadempimenti (anche solo informativi) dell’impresa esecutrice fannoscattarei90giorniperlasegnalazione da parte del committente all’agenzia, anche qui a pena di sanzioni.
L’altra scadenza da cerchiare sul calendario è il primo luglio. In quei giorni rischiadiprendereformauningorgodi richiesteaglisportellidell’agenziadelle Entrate da parte di imprese rimaste senzacertificazione.Ildecretoliquidità (Dl 23/2020) ha, infatti, prorogato tutti i Durf di febbraio fino al 30 giugno. In questo modo, le verifiche vengono sempre escluse, per chi ha il certificato, per le ritenute da versare a giugno.
C’è, però, un effetto collaterale. Tutte le imprese che hanno fatto richiesta dicertificazioneafebbraiosaranno,infatti, costrette a presentarsi agli sportelli a inizio luglio. Insieme a loro, però, ci saranno anche le imprese che hanno richiesto il Durf a marzo. Insomma, unapioggiadirichiesteinunmomento nel quale la funzionalità dell’agenzia delle Entrate rischia di essere limitata.
Ci sono, poi, due date molto delicate per possibile carenza di liquidità, che potrebbe comportare omissioni nei versamenti delle ritenute: si tratta del 16 giugno e del 16 luglio.
La prima scadenza viene subito dopoilprimogiugno,dataincuileimprese dovranno passare alla cassa per adempieremoltideiversamentisospesi a marzo. Il 16 luglio, invece, è esattamente a metà strada tra il 30 giugno (scadenza prevista per quasi tutti i versamenti sospesi dal decreto liquidità e per i versamenti a saldo 2019 ed acconto 2020) e fine luglio (data in cui passeranno alla cassa sia le imprese che fruiscono, per i redditi e l’Irap, della maggiorazionedello0,40%sialesocietàche approverannoilbilancioagiugno).Tra i tanti slittamenti, sospensioni e proroghe di questo periodo, allora, è fuori luogo che il Governo non sia riuscito a scalfireleverifichesuiversamentidiritenute negli appalti.