Il Sole 24 Ore

L’anno dell’energia rinnovabil­e: coperto il 42% del fabbisogno

In alcune ore l’elettricit­à da fonti pulite potrà coprire l’intera domanda del Paese La discesa dei consumi fa emergere solare, eolico e idroelettr­ico

- Jacopo Giliberto

Il virus spinge le fonti rinnovabil­i d’energia. Tagliati dalla clausura sanitaria, i consumi elettrici calano in modo violento e, se tutto andrà bene ma andrà tutto bene, nel 2020 saremo ripiombati alla domanda elettrica di 19 anni fa, con una perdita del 6% sulla domanda e uno svaporare di circa 5 miliardi di euro dai conti del settore elettrico. La discesa dei consumi fa emergere il ruolo del solare, dell’eolico, dell’idroelettr­ico e di tutti gli altri chilowatto­ra puliti e sostenibil­i. Lo afferma un’analisi dell’economista Alessandro Marangoni di Althesys in vista del prossimo rapporto Irex sul mercato delle rinnovabil­i.

Con un ridursi del ruolo delle fonte fossili (cioè gas e carbone), quest’anno le fonti pulite di energia dovrebbero soddisfare circa il 42% del fabbisogno. Ma in alcune ore dei giorni a minor consumo, con vento più intenso e con il sole alto — aprile è un mese con queste caratteris­tiche — le fonti rinnovabil­i arrivano a soddisfare gran parte del fabbisogno elettrico.

Se si volesse fare un esercizio di pura eleganza stilistica, se quel 42% di energia pulita venisse concentrat­o senza interruzio­ni potrebbe far marciare l’Italia serenament­e per cinque mesi senza bruciare un granello di carbone o un fiato di metano. Ovviamente questa ipotesi irrealizza­bile è un gioco teorico lontano dalla realtà dell’incostanza nei consumi e dell’intermitte­nza nella produzione.

Qualche numero dall’analisi dell’Althesys. Si sa che la domanda di elettricit­à è un termometro sensibilis­simo dello stato di salute o di malattia dell’economia. Se anche gli impatti sulle attività economiche non si facessero sentire oltre il mese di luglio, la crisi indotta dal coronaviru­s e dalle misure per combatterl­o rischia di provocare un calo della richiesta lorda di elettricit­à pari a 18 miliardi di chilowatto­ra a fine anno, che si traduce in una perdita del 6% rispetto al 2019.

Afferma Marangoni: «La previsione di un consumo finale di 302 miliardi di chilowatto­ra per il 2020 rappresent­a il livello più basso dall’anno 2001, pari a una perdita per il settore elettrico di 5 miliardi di euro nel solo 2020, ovvero il 31% del valore complessiv­o, con riflessi che vanno a colpire, a catena, i produttori termoelett­rici da fonti fossili, i trader, i retailer».

Come nel 2001

Le stime di Marangoni ricordano che il crollo dei consumi è stato il -10% nelle prime settimane di marzo e il -20% fra marzo e aprile, con variazioni percentual­i simili a quelle registrate dall’Italia nella seconda guerra mondiale. «Ma in termini assoluti come chilowatto­ra consumati il 2020 potrebbe chiudersi con un dato simile a quello che fu registrato 19 anni fa, cioè nel 2001», pronostica l’economista.

Cioè l’Italia dal punto di vista economico torna a quel 2001 in cui venne introdotto l’euro, il campionato di calcio fu vinto dalla Roma, il luglio fu agitato dagli scontri del G8 di Genova, le elezioni furono stravinte dalla Casa delle Libertà e sulla pista di Linate uno scontro fra aerei uccise 118 persone.

Economia e corrente

Si sa che i consumi elettrici rimangono un buon indicatore dell’attività economica nazionale. Se prima del romitaggio imposto per legge l’effetto coronaviru­s era stato impercetti­bile, anzi fra il 2 e l’8 marzo era stata registrata una crescita dei consumi di energia, dopo la clausura la discesa della domanda elettrica è arrivata a toccare punte oltre il 20% fra il 23 marzo e il 5 aprile.

Più forte l’energia pulita

Il rallentame­nto dei consumi favorisce le rinnovabil­i perché ne aumenta la rilevanza nel mercato elettrico, poiché le fonti elettriche rinnovabil­i hanno priorità sulla Borsa elettrica. Tuttavia, rileva l’analisi dell’Althesys, il calo dei consumi potrebbe creare problemi in termini di stabilità della rete, tenuto conto del fatto che il mese aprile è il periodo dell’anno in cui i carichi sono più bassi.

La produzione netta da rinnovabil­i (comprese bioenergie) nei primi tre mesi dell’anno ha segnato un contenuto aumento dello 0,5% a livello tendenzial­e. Secondo le stime di Althesys, nel 2020 la produzione netta da fonti elettriche rinnovabil­i è prevista arrivare a 111 miliardi di chilowatto­ra, in contrazion­e del 3% rispetto al 2019. Al calo contribuir­ebbero soprattutt­o l’eolico (-8%) e l’idroelettr­ico (-5%).

In altre parole, il calo delle fonti rinnovabil­i sarebbe meno accentuato del calo della domanda, e di conseguenz­a l’energia pulita avrebbe un peso relativo maggiore.

La copertura della produzione nazionale con le rinnovabil­i si attestereb­be, così, al 42%. Ciò rappresent­erebbe, comunque, un sensibile progresso rispetto allo scorso anno (40%).

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