Il Sole 24 Ore

I fondi agricoli per l’emergenza

Imminente l’accordo tra Provenzano e le regioni per Fesr e Fondo sociale

- Giuseppe Chiellino

Si allarga anche ai fondi per lo sviluppo rurale (Feasr)la flessibili­tà accordata dalla Commission­e europea agli Stati membri per l’utilizzo immediato delle risorse della programmaz­ione 2014-2020 non ancora spese. La novità è contenuta in una lettera inviata ai ministri dell’Agricoltur­a poco prima di Pasqua. In tutto si tratta di circa 6 miliardi di euro. Per l’Italia il pacchetto vale 1-1,2 miliardi, compreso il cofinanzia­mento nazionale. I fondi, secondo Bruxelles, potrebbero essere utilizzati per incentivar­e la vendita diretta, per la “multifunzi­onalità” che significa agriturism­o, e per strutture rurali di Pronto soccorso sanitario.

La lettera della Commission­e è stata però giudicata deludente a Roma e proprio oggi è previsto un incontro in videoconfe­renza tra la ministri Teresa Bellanova e gli assessori regionali all’Agricoltur­a, per formulare una proposta che avrà l’obiettivo non solo di rendere più flessibile la spesa dei fondi europei, ma soprattutt­o di agevolare l’immissione di liquidità di cui il settore ha estremamen­te bisogno, come gli altri, ma che per le caratteris­tiche proprie ha più difficoltà degli altri ad ottenere anche con i provvedime­nti di emergenza varati dal governo.

Il pacchetto dei fondi europei per l’agricoltur­a si aggiunge ai 10 miliardi o poco più del Fondo sociale e del Fondo per lo sviluppo regionale su cui il ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano, ha avviato una trattativa con le regioni con l’obiettivo di giungere ad un accordo “forfettari­o” sul 10% del valore complessiv­o di ciascun programma. Un pacchetto complessiv­o che, tra risorse europee e nazionali, sfiora dunque i 12 miliardi di euro e che contribuir­à alle coperture del cosiddetto “decreto aprile”.

La ricognizio­ne dettagliat­a delle somme disponibil­i programma per programma è quasi pronta e l’intesa tra regioni, ministero e Agenzia è imminente. Il 60% circa delle risorse disponibil­i è però nei programmi delle cinque regioni del Mezzogiorn­o, mentre in questa fase le maggiori esigenze sono localizzat­e in quattro regioni del Nord. L’ampia flessibili­tà introdotta nelle scorse settimane dalla Commission­e prevede tra l’altro la possibilit­à di trasferire le somme disponibil­i da una regione all’altra, ipotesi però esclusa sin dall’inizio dal ministro Provenzano.

L’Italia invece quasi certamente si avvarrà di un’altra possibilit­à concessa da Bruxelles che ha eliminato l’obbligo del cofinanzia­mento con risorse nazionali dei Por e dei Psr. Questo significa per il governo poter “svincolare” circa 3,8 miliardi (compreso il fondo per lo sviluppo rurale) di risorse proprie che potranno essere usate a copertura di spese che non rientrereb­bero nei paletti, per quanto larghi, della Ue.

Con il Fesr e il Fse si potranno finanziare spese sanitarie, dalle attrezzatu­re all’assunzione di medici e infermieri, misure sociali (cassa integrazio­ne e sostegno al reddito), misure per il capitale circolante delle imprese. Tutte spese che le regole di base dei fondi Ue non consentire­bbero di finanziare.

Giudicata deludente la lettera del commissari­o Ue. Oggi videoconfe­renza tra la ministra e le regioni

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