I fondi agricoli per l’emergenza
Imminente l’accordo tra Provenzano e le regioni per Fesr e Fondo sociale
Si allarga anche ai fondi per lo sviluppo rurale (Feasr)la flessibilità accordata dalla Commissione europea agli Stati membri per l’utilizzo immediato delle risorse della programmazione 2014-2020 non ancora spese. La novità è contenuta in una lettera inviata ai ministri dell’Agricoltura poco prima di Pasqua. In tutto si tratta di circa 6 miliardi di euro. Per l’Italia il pacchetto vale 1-1,2 miliardi, compreso il cofinanziamento nazionale. I fondi, secondo Bruxelles, potrebbero essere utilizzati per incentivare la vendita diretta, per la “multifunzionalità” che significa agriturismo, e per strutture rurali di Pronto soccorso sanitario.
La lettera della Commissione è stata però giudicata deludente a Roma e proprio oggi è previsto un incontro in videoconferenza tra la ministri Teresa Bellanova e gli assessori regionali all’Agricoltura, per formulare una proposta che avrà l’obiettivo non solo di rendere più flessibile la spesa dei fondi europei, ma soprattutto di agevolare l’immissione di liquidità di cui il settore ha estremamente bisogno, come gli altri, ma che per le caratteristiche proprie ha più difficoltà degli altri ad ottenere anche con i provvedimenti di emergenza varati dal governo.
Il pacchetto dei fondi europei per l’agricoltura si aggiunge ai 10 miliardi o poco più del Fondo sociale e del Fondo per lo sviluppo regionale su cui il ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano, ha avviato una trattativa con le regioni con l’obiettivo di giungere ad un accordo “forfettario” sul 10% del valore complessivo di ciascun programma. Un pacchetto complessivo che, tra risorse europee e nazionali, sfiora dunque i 12 miliardi di euro e che contribuirà alle coperture del cosiddetto “decreto aprile”.
La ricognizione dettagliata delle somme disponibili programma per programma è quasi pronta e l’intesa tra regioni, ministero e Agenzia è imminente. Il 60% circa delle risorse disponibili è però nei programmi delle cinque regioni del Mezzogiorno, mentre in questa fase le maggiori esigenze sono localizzate in quattro regioni del Nord. L’ampia flessibilità introdotta nelle scorse settimane dalla Commissione prevede tra l’altro la possibilità di trasferire le somme disponibili da una regione all’altra, ipotesi però esclusa sin dall’inizio dal ministro Provenzano.
L’Italia invece quasi certamente si avvarrà di un’altra possibilità concessa da Bruxelles che ha eliminato l’obbligo del cofinanziamento con risorse nazionali dei Por e dei Psr. Questo significa per il governo poter “svincolare” circa 3,8 miliardi (compreso il fondo per lo sviluppo rurale) di risorse proprie che potranno essere usate a copertura di spese che non rientrerebbero nei paletti, per quanto larghi, della Ue.
Con il Fesr e il Fse si potranno finanziare spese sanitarie, dalle attrezzature all’assunzione di medici e infermieri, misure sociali (cassa integrazione e sostegno al reddito), misure per il capitale circolante delle imprese. Tutte spese che le regole di base dei fondi Ue non consentirebbero di finanziare.
Giudicata deludente la lettera del commissario Ue. Oggi videoconferenza tra la ministra e le regioni