Dai pasticcieri ai mobilieri, le Pmi senza liquidità scrivono al Sole24Ore
Un filo diretto con i lettori per risolvere il rebus dell’accesso alle risorse
Il Sole 24 Ore in questo momento di emergenza delle imprese apre una casella di posta elettronica dedicata al mondo produttivo per consentire di segnalare direttamente ogni criticità, tempi lunghi di gestione delle pratiche e ostacoli che si frappongono fra le imprese e i fondi istituiti dal «Decreto liquidità». Il quotidiano con le sue inchieste e servizi darà voce alle vostre segnalazioni. L’indirizzo di posta elettronica cui inviare le mail è: sosliquidita@ilsole24ore.com
Pasticceria ora senza credito
«Sono amministratore e unico socio di una Srl costituita a Giugno 2017, tramite l’acquisizione di una società già esistente, di cui ero uno dei soci. L’attività della società è pasticceria con somministrazione cibo e bevande, in due sedi (tutte e due in affitto) e 14 dipendenti. L’azienda era in forte espansione ma sulla società gravano gli importanti costi di un’imponente attività di ristrutturazione e ri-posizionamento sul mercato. La società sosteneva senza problemi tali importanti costi finanziari, costituiti da mutui ipotecari, mutui chirografari e leasing. Purtroppo con l’emergenza sanitaria gli incassi a fine febbraio e i primi giorni di Marzo hanno iniziato a diminuire, ma dal 12 marzo si sono azzerati, i dipendenti sono stati messi in cassa integrazione e la liquidità in azienda scarseggiava. In qualità di amministratore mi sono azzerato i compensi, ho messo quello che potevo in azienda per far fronte ad alcune scadenze, quali stipendi e utenze; ho usufruito della moratoria per i finanziamenti in corso. Non sono riuscito a pagare gli affitti di marzo, al 31/03. Adesso siamo ad aprile e solo grazie alla mia immissione di denaro riesco a far fronte agli stipendi dei dipendenti (in quanto dal 1 all’11 marzo sono a carico della ditta, poi interverrà la cassa integrazione), ma devo sostenere ancora spese per utenze, affitti e fornitori (in quanto le nostre scadenze sono a 60 giorni), per le quali non ho cassa e non so come pagare. La mia società per quanto riguarda le banche è plurimandataria e solo un istituto di credito ci ha contattato per conoscere le nostre esigenze senza poi nessun riscontro. Gli altri istituti danno risposte vaghe. Senza contare che la restituzione di questo prestito andrà fatta in 6 anni (un tempo estremamente corto a mio avviso), senza nessuna componente a fondo perduto e il tutto gravato da interessi. Siamo stati costretti a chiudere senza preavviso, devo pagare merci senza incassi (la cui maggior parte essendo deperibili sono state buttate), non sappiamo se, come, quando si potrà riaprire, e sicuramente gli incassi nella fase di riapertura saranno inferiori del 60-70% di prima, quindi del tutto insufficienti a mantenere la struttura della nostra attività. Inoltre difficilmente prevedo che le banche mi assicureranno ancora credito in quanto sono già molto esposto e non posso più, in qualità di socio, garantire con nulla in quanto tutto ciò che è di mia proprietà è già stato ipotecato per fare da garanzia alla società per i debiti in corso. Ogni giorno che passa penso sia sempre più inevitabile il fallimento, sono sopravvissuto alla crisi del 2007-08 con notevoli sforzi e indebitamenti, ma non penso di sopravvivere a questa». —Matteo Antolini
La palestra: ricavi solo nel 2021
«Sono un giovane imprenditore campano del mondo dello sport, ho 31 anni, sono il proprietario di una piccola palestra che è tutta la mia vita. Ho chiuso la mia attività prima del decreto. Non posso indebitarmi ulteriormente: accedere al credito che avete messo a disposizione tramite le banche, significherebbe per me accumulare una cifra mensile da pagare che si aggiunge alle mille tasse a cui siamo sottoposti ed alle utenze che aumentano sempre di più. Per questo non posso e non voglio aderire al vostro sussidio che reputo anche inadatto. Febbraio, marzo, aprile, sono i 3 mesi in cui un’attività come la mia (palestra e piscina) incassa un fatturato che permette la sopravvivenza anche nei mesi estivi (tra chiusura e calo significativo degli abbonamenti). A febbraio ho incassato meno dello scorso anno, a marzo ed aprile ho chiuso. Nel frattempo devo pagare affitto (di un capannone privato), utenze (acqua-gas-energia elettrica). Senza contare le tasse (che dovrò pagare ovviamente in seguito), dipendenti e collaboratori, e in questo contesto devo crescere mio figlio e far vivere la mia famiglia. Oltre a ciò ho la prospettiva dei mesi estivi, nei quali nella mia attività ci sarà un incasso pari a zero, e a settembre (se Dio vorrà che finisca tutto questo) mi ritroverò a fronteggiare il problema degli abbonamenti già sottoscritti che dovranno essere rimborsati o prorogati. Dunque mi ritroverò a dover far recuperare il tutto, nella migliore delle ipotesi, affrontando altri mesi a incasso zero e spese attive. Ora, io capisco che non è semplice affrontare questa situazione in maniera così veloce, ma la prego, riveda le linee guida di questo decreto economico e per piacere, come già accade in altri Stati della nostra cara Unione europea, preveda un contributo una tantum a fondo perduto, per ottemperare in minima parte alle situazioni sopra descritte nel mio caso, ma anche ad altre centomila situazioni simili di altre persone in altri campi!» —Piero Pisacreta
Il mobiliere: voglio solo lavorare
«Sono un piccolo imprenditore, ho aperto l’attività il 26 febbraio 2020 come artigiano nel ramo fabbricazione mobili. Adesso neanche avendo la possibilità di chiudere qualche ordine so già che: il pagamento contributi si sposta ma non si riduce, l’assicurazione Inail è già arrivata, ma non hanno detto niente delle riduzioni sui costi, i soldi per vivere non ci sono. Che cosa devo fare? Sapreste dirmi se ci arriva qualche aiuto? A me basterebe essere lasciato libero di lavorare e di incassare». —Maxim Simonov
L’assenza di risposte
«Sono un agente di commercio che da oltre dieci anni fa mediazione creditizia corporate soprattutto nel ramo finanziario, ho chiesto alla mia banca informazioni su un prestito di massimo 12 mila euro garantito dallo Stato al 100%. Mi hanno risposto via mail ieri di non saperne assolutamente niente. Spero nonostante le notizie diverse e migliori di tutti i giornali, che la prossima settimana sarà quella buona! Date loro informazioni per favore!» —Gianfranco Pinat
Studio di estetica chiuso
«Caro Sole 24 Ore, lavoro a partita Iva e sono titolare di uno studio di estetica. Ho fatto richiesta per bloccare il mutuo, compilato il modulo che mi è stato inviato appena la banca aveva tutte le linee guida ormai fine marzo: il mutuo è sceso. Ho richiesto anche il blocco leasing ma siccome sono leasing operativi non sono specificati dal decreto quindi è discrezione della finanziaria bloccarli. Sono riuscita a effettuare la domanda dei 600 euro all’Inps ovviamente non è arrivato 1 euro. Le bollette telefono, gas metano ed elettricità sono arrivate e sono da pagare. Il conto in rosso, l’affitto dell’attività lo paga mia mamma con la sua pensione e il mio compagno fa la spesa e il resto, ho un figlio di 3 anni e abbiamo pagato anche la retta dell’asilo che essendo privato non può essere né bloccata né rimborsata. Questa è la reale situazione come me tanti altri. Ma andrà tutto bene» —Marina Zago
Settore ceramica
Mi chiamo Franceschi Fabio e sono proprietario insieme a mia sorella di una azienda nel settore ceramico. Lo scorso anno abbiamo fatturato quasi 1 milione di euro, per decreto quindi ci spetta (in teoria) una cifra intorno ai 250.000 euro. Credo che sia impossibile, per come hanno sempre ragionato le banche fino a ora, che ci approvino un finanziamento di questa portata, quando fino a poco tempo fa avevamo problemi per farci aumentare i fidi per gli anticipi fatture. Trovo, anche se spero di sbagliarmi almeno questa volta, che sia la solita cosa fatta “italiana”: alla fine ci sarà qualche paletto che le banche metteranno per scremare le domande e i soldi andranno sempre alle stesse realtà, quindi alle aziende medio grandi.Come mi consigliate di affrontare la cosa?
Una Sas e due quesiti tecnici
Ho una società di persona (Sas) che nell’anno 2019 ha fatturato più di 3,2 milioni di euro che vorrebbe accedere ai fondi liquidità previsti dal governo. Ho due quesiti da sottoporvi: 1) Il primo requisito per accedere è la dichiarazioni dei redditi , visto che noi non abbiamo obbligo di presentazione di bilancio.
1) I gestionali per la dichiarazione di reddito sono già operativi ed è possibile già fare la dichiarazione dei redditi per poi poterla allegare alla richiesta dei fondi?
2) Se la mia azienda fattura oltre i 3,2 milioni di euro, se facciamo richiesta di fondi inferiore a 800.000, possiamo accedere alle modalità di accesso previste per le aziende che possono richiedere fino ad un massimale di 800mila € ?
Le storie autentiche di coloro che più pagano il prezzo dell’emergenza nazionale in corso