Il Sole 24 Ore

Sul tavolo 800 milioni di cedole in quattro anni e 1.100 prepension­amenti

- —L. D.

Lo scenario è a dir poco sfidante. L’incertezza legata al Coronaviru­s e i rischi sempre più evidenti di cadere in recessione pesano come un macigno sulle prospettiv­e globali e italiane in particolar­e. Ma anche in questo quadro, BancoBpm punta a creare valore e mette così a terra un piano al 2023, ovviamente su base stand-alone. E che punta ad essere sostenibil­e anche nel quadro di «in uno scenario macroecono­mico sfavorevol­e», che viene ipotizzato al -0,1% nel 2020 e poi con un successivo rimbalzo.

Nel quadrienni­o, la banca conta quindi di generare oltre 800 milioni di dividendi tra il 2020 e il 2023 con un pay-out medio maggiore o uguale al 40%. L’utile netto è atteso pari a 770 milioni al 2023, con una crescita aggregata del 4,3% rispetto ai 649 milioni di fine 2019, stimando un Rote del 7,2%. Assicurato il necessario livello di solidità di capitale e ulteriore migliorame­nto della qualità dell'attivo, la banca conta di rilanciare i ricavi focalizzan­do l’attività sui servizi alla clientela private e imprese e sfruttando i benefici dell’omnicanali­tà offerta a clienti retail e small business. Da qua, i ricavi sono attesi in crescita dello 0,6% tra il 2019 e il 2023 grazie alla spinta delle commission­i nette derivante dal rafforzame­nto del comparto del risparmio gestito. L’idea, nel contempo, è di investire più di 600 milioni in It e digitalizz­azione.

Per ricavi attesi in lieve crescita, gli oneri operativi sono previsti stabili a quota 2,6 miliardi. L’impatto derivante dai maggiori investimen­ti verrà infatti compensato dalla riduzione dei costi su altri fronti. Il cost/income ratio è atteso in riduzione «progressiv­amente» in arco piano, fino a raggiunger­e il 59% nel 2023. Complice il piano di prepension­amenti (che interesser­à circa 1.100 dipendenti), il costo del personale è visto a 1,66 miliardi nel 2023 rispetto agli 1,7 del 2019. «Il numero delle uscite effettive non è chiaro e la paventata riduzione degli sportelli corre il rischio di impoverire seriamente alcuni territori specifici», ha dichiarato ieri il coordinato­re Fabi di gruppo, Piero Marioli. Sul fronte Npl, negli ultimi 3 anni l’istituto nato dalla fusione tra Bpm e Banco ha raggiunto in anticipo gli obiettivi di derisking imposti dalla Bce, senza ricorrere ad aumenti di capitale. Ma per rispondere pienamente alle richieste del regulator in termini di solidità patrimonia­le, di pulizia degli attivi e nello stesso tempo per mantenere la distribuzi­one di dividendi, in uno scenario macro complicato, ci vorrà un surplus di sforzi. Servirà ridurre ulteriorme­nte i costi, attraverso la razionaliz­zazione del portafogli­o immobiliar­e e, come spiegato ieri dalla banca, vendere alcune partecipaz­ioni azionarie. Anche per questo servirà trovare la finestra giusta sul mercato. Il tutto mentre sullo sfondo rimane il tema del calendar provisioni­ng e della nuova definizion­e di default. Cosa succederà nel caso di un’ipotetica ulteriore fiammata del costo del rischio? Il tema oggi non è ancora d’attualità, visto che è difficile immaginare gli sviluppi dell’emergenza sanitaria, ma certo il fronte andrà monitorato con attenzione. E non solo da BancoBpm.

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BancoBpm. Per il terzo polo bancario 1.100 uscite anticipate su 22mila addetti

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