«Bonus 18enni ai prodotti digitali»
«I contributi vanno previsti per i quotidiani ma anche per i prodotti come “24+”»
Sbloccare la 18app per il bonus di 500 euro da spendere incultura peri ragazzina ti nel 2001; aggiungere 80 milioni di euro perché ne usufruiscano appieno anche i nati nel 2002; allargare l’uso non solo all’acquisto di quotidiani digitali, come già previsto dalla legge di bilancio per i nati nel 2001, ma anche ai prodotti soltanto digitali come “24+” del Sole 24 Ore o “Rep:” di Repubblica.
La location è l’Aula della commissione Difesa del Senato e Matteo Renzi è seduto in mezzo a tanti ragazzi della cosiddetta Generazione Z, ossia nati a cavallo dell’anno 2000. Al suo fianco l’esperta di 18app Arianna Furi, 21 anni, attivista prima del Pd e ora di Italia Viva, che spiega il punto della proposta: «I ragazzi della mia generazione non sono abituati alla lettura dei giornali cartacei, quindi la semplice possibilità di comprare le edizioni digitali dei quotidiani da sfogliare sul computer invece che a mano potrebbe non essere un incentivo sufficiente alla lettura di prodotti giornalistici spiega -. Per questo chiediamo che nel decreto attuativo della norma prevista in legge di bilancio la possibilità di utilizzare 18app sia estesa anche ai prodotti solo digitali come ad esempio “Rep:” o “24 +”». Insomma, un tentativo di far accedere all’informazione di qualità una generazione che non ha più dimestichezza né con la carta né con le edicole. «Ora i bonus piacciono a tutti - rilancia da parte sua Renzi -: vedo che proprio in queste ore il Consiglio dei ministri approva l’estensione degli 80 euro e anche il leader della Cgil plaude. Dopo che mi hanno crocifisso per le “mance elettorali” mi fa piacere che abbiano cambiato idea. Quale migliore occasione per rilanciare il bonus per i 18enni?».
Un rilancio - incalza l’ex premier che è anche una risposta alla crisi dei quotidiani cartacei :« Sono rimasto colpitola scorsa settimana dal dato sulla diffusione delle copie cartacee dei quotidiani, sceso per la prima volta sotto i due milioni complessivi. Senza grandi investimenti nell’editoria i giornali sono a rischio, e con essi la stessa democrazia . Occorre fermare il declino».