Nestlé scommette su Acqua Panna
Il Ceo Patarnello: diventerà un marchio miliardario sul mercato internazionale
Per celebrare la Giornata mondiale dell’acqua Maurizio Patarnello, l’amministratore delegato di Nestlé Waters mondo - un business da oltre 7 miliardi di euro - ha scelto la Toscana. E non è un caso: dopo Sanpellegrino e la francese Perrier, Nestlé ha scelto proprio Acqua Panna come terzo marchio di punta per il mercato internazionale. «Questi tre brand hanno l’ambizione di diventare ciascuno un marchio miliardario», sostiene Patarnello.
Già a novembre il gruppo Sanpellegrino (controllato dalla multinazionale svizzera) aveva annunciato per Panna un investimento triennale di 70 milioni: «Serviranno per incrementare la produzione - spiega Patarnello - ma anche per sostenere la vendita di Acqua Panna nel mondo come marchio simbolo della toscanità». Ieri a Scarperia, dove ha sede lo stabilimento, è stato anche firmato un protocollo di intesa insieme alle istituzioni locali con cui il gruppo si impegna a rispettare i limiti imposti dalle concessioni, a mantenere la falde acquifere e a ridurre l’impatto del trasporto delle acque imbottigliate.
Per chi produce acque minerali, la sostenibilità è il tema del momento. E Nestlé Waters non si sottrae: «Entro il 2025 - ricorda Patarnello - il 35% della plastica delle bottiglie Nestlé sarà riciclata, con punte del 50% negli Stati Uniti». Insieme a Danimer Scientific, inoltre, Nestlé sta studiando una bottiglia biodegradabile in mare, destinata ai Paesi dove non ci sono gli impianti di riciclo della plastica. L’aumentata sensibilità verso l’inquinamento da plastica è una minaccia, per chi è nel business delle acque minerali? «Noi la vediamo come una sfida - dice Patarnello - le indagini sui consumatori ci dicono che non sono contrari alla plastica in sé, ma vogliono che sia riciclata. Lo dimostra anche il fatto che il consumo di acqua in bottiglia nel mondo continua ad aumentare tra il 5 e il 7%».
Nell’ottica di quanto siglato ieri a Scarperia va anche l’adesione di Nestlé agli standard fissati da Alliance for water stewardship, che certificano una gestione responsabile di ogni bacino idrografico all’interno della comunità sociale in cui esso si trova. A questa organizzazione aderiscono grandi multinazionali come Coca Cola, Basf e Dupont, e alcune ong tra cui il Wwf. «Nestlé Waters - asscura Patarnello - si impegna a certificare secondo gli standard Aws tutti e 100 i suoi stabilimenti».
Nonostante il rinnovato committment verso la sostenibilità, per Nestlé Waters le contestazioni non sono terminate. L’ultima ha visto al centro la cittadina termale francese di Vettel, sede dell’omonimo stabilimento di acqua naturale: secondo la comunità locale, un eccessivo sfruttamento della falda da parte della multinazionale avrebbe messo a secco più di un rubinetto in città. «Ci siamo seduti attorno a un tavolo spiega Patarnello - e abbiamo offerto di ridurre in modo sostanziale il prelievo di acqua: prima di un 25%, e poi di un ulteriore 10%. Se poi serviranno investimenti sulla rete idrica, ci siamo detti disponibili a contribuire, accanto alle istituzioni pubbliche».