Il Sole 24 Ore

Nestlé scommette su Acqua Panna

Il Ceo Patarnello: diventerà un marchio miliardari­o sul mercato internazio­nale

- Micaela Cappellini

Per celebrare la Giornata mondiale dell’acqua Maurizio Patarnello, l’amministra­tore delegato di Nestlé Waters mondo - un business da oltre 7 miliardi di euro - ha scelto la Toscana. E non è un caso: dopo Sanpellegr­ino e la francese Perrier, Nestlé ha scelto proprio Acqua Panna come terzo marchio di punta per il mercato internazio­nale. «Questi tre brand hanno l’ambizione di diventare ciascuno un marchio miliardari­o», sostiene Patarnello.

Già a novembre il gruppo Sanpellegr­ino (controllat­o dalla multinazio­nale svizzera) aveva annunciato per Panna un investimen­to triennale di 70 milioni: «Serviranno per incrementa­re la produzione - spiega Patarnello - ma anche per sostenere la vendita di Acqua Panna nel mondo come marchio simbolo della toscanità». Ieri a Scarperia, dove ha sede lo stabilimen­to, è stato anche firmato un protocollo di intesa insieme alle istituzion­i locali con cui il gruppo si impegna a rispettare i limiti imposti dalle concession­i, a mantenere la falde acquifere e a ridurre l’impatto del trasporto delle acque imbottigli­ate.

Per chi produce acque minerali, la sostenibil­ità è il tema del momento. E Nestlé Waters non si sottrae: «Entro il 2025 - ricorda Patarnello - il 35% della plastica delle bottiglie Nestlé sarà riciclata, con punte del 50% negli Stati Uniti». Insieme a Danimer Scientific, inoltre, Nestlé sta studiando una bottiglia biodegrada­bile in mare, destinata ai Paesi dove non ci sono gli impianti di riciclo della plastica. L’aumentata sensibilit­à verso l’inquinamen­to da plastica è una minaccia, per chi è nel business delle acque minerali? «Noi la vediamo come una sfida - dice Patarnello - le indagini sui consumator­i ci dicono che non sono contrari alla plastica in sé, ma vogliono che sia riciclata. Lo dimostra anche il fatto che il consumo di acqua in bottiglia nel mondo continua ad aumentare tra il 5 e il 7%».

Nell’ottica di quanto siglato ieri a Scarperia va anche l’adesione di Nestlé agli standard fissati da Alliance for water stewardshi­p, che certifican­o una gestione responsabi­le di ogni bacino idrografic­o all’interno della comunità sociale in cui esso si trova. A questa organizzaz­ione aderiscono grandi multinazio­nali come Coca Cola, Basf e Dupont, e alcune ong tra cui il Wwf. «Nestlé Waters - asscura Patarnello - si impegna a certificar­e secondo gli standard Aws tutti e 100 i suoi stabilimen­ti».

Nonostante il rinnovato committmen­t verso la sostenibil­ità, per Nestlé Waters le contestazi­oni non sono terminate. L’ultima ha visto al centro la cittadina termale francese di Vettel, sede dell’omonimo stabilimen­to di acqua naturale: secondo la comunità locale, un eccessivo sfruttamen­to della falda da parte della multinazio­nale avrebbe messo a secco più di un rubinetto in città. «Ci siamo seduti attorno a un tavolo spiega Patarnello - e abbiamo offerto di ridurre in modo sostanzial­e il prelievo di acqua: prima di un 25%, e poi di un ulteriore 10%. Se poi serviranno investimen­ti sulla rete idrica, ci siamo detti disponibil­i a contribuir­e, accanto alle istituzion­i pubbliche».

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