Per Lch un anno di grazia anche con l’hard Brexit
Quando collassò Lehman aveva 9 trilioni di dollari di swap insoluti con la London clearing house come controparte centrale. La cassa di compensazione e garanzia che fa parte del gruppo London Stock Exchange riuscì a gestire la partita senza utilizzare i collaterali delle banche aderenti. Ma in conseguenza del fallimento della banca d’affari Usa, Bundesbank e la Banca centrale di Francia ottennero il diritto di affiancare la Bank of England nella supervisione dell’attività di Lch, dominante nel clearing dei prodotti di finanza sofisticata, raggiungendo, per esempio, una quota di mercato del 98,9% negli swap in euro (ai dati del terzo trimestre 2018). Comprensibile quindi l’ansia dei mercati a fronte dell’incertezza che grava sulla ratifica dell’accordo con la Ue per la Brexit. Nell’accordo, soggetto ancora ad approvazione da parte britannica, si prevede un periodo di transizione di due anni, fino al dicembre 2020, nel quale tutto andrebbe avanti come prima. Ma cosa succederebbe nel caso di no-deal? Per quanto riguarda le controparti centrali con sede nel Regno unito - oltre a Lch c’è anche Ice Clear Europe (che nel 2017 aveva il 59% di quota di mercato nel segmento dei credit default swap in euro) - la situazione è stata risolta con una soluzionetampone di 12 mesi, a partire dal 30 marzo 2019, che avrebbe efficacia appunto nel caso di hard Brexit. L’Esma - l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati - si prepara infatti al riconoscimento delle controparti centrali britanniche, dopo la decisione presa dalla Commissione Ue di riconoscere - per almeno un anno-ponte - l’equivalenza del quadro giuridico applicabile a queste strutture di post trading, nel caso in cui si trovassero a essere improvvisamente “extracomunitarie”, rispetto al contesto normativo comunitario. La dichiarazione Ue è la più importante delle precondizioni per poter procedere al riconoscimento delle infrastrutture di mercato. Di conseguenza la stessa Lch ha fatto sapere che non utilizzerà la clausola che le permetterebbe di risolvere anticipatamente, con preavviso di tre mesi, i rapporti con le controparti di mercato. E, anzi, la clearing house londinese ha fatto sapere che presenterà istanza all’Esma per il riconoscimento di controparte centrale appartenente a un Paese terzo, cosa che in prospettiva potrebbe consentire a Lch di esercitare la sua attività come oggi anche quando - con o senza accordo - il Regno unito si staccherà dall’Europa. Perderebbe credito in questo scenario l’ipotesi di un trasferimento delle attività di clearing alla “filiale” parigina Lch Sa-Clearnet. Sempre in tema di Brexit, l'Esma ha sollecitato gli intermediari a fornire alla clientela le informazioni relative alle implicazioni che l’uscita del Regno Unito dalla Ue può avere per le relazioni con i clienti stessi. L'Esma ha altresì richiamato gli intermediari a informare la clientela sulle misure correlate alla Brexit che gli operatori hanno adottato o intendono adottare.