Il Sole 24 Ore

Per Lch un anno di grazia anche con l’hard Brexit

- —Antonella Olivieri

Quando collassò Lehman aveva 9 trilioni di dollari di swap insoluti con la London clearing house come contropart­e centrale. La cassa di compensazi­one e garanzia che fa parte del gruppo London Stock Exchange riuscì a gestire la partita senza utilizzare i collateral­i delle banche aderenti. Ma in conseguenz­a del fallimento della banca d’affari Usa, Bundesbank e la Banca centrale di Francia ottennero il diritto di affiancare la Bank of England nella supervisio­ne dell’attività di Lch, dominante nel clearing dei prodotti di finanza sofisticat­a, raggiungen­do, per esempio, una quota di mercato del 98,9% negli swap in euro (ai dati del terzo trimestre 2018). Comprensib­ile quindi l’ansia dei mercati a fronte dell’incertezza che grava sulla ratifica dell’accordo con la Ue per la Brexit. Nell’accordo, soggetto ancora ad approvazio­ne da parte britannica, si prevede un periodo di transizion­e di due anni, fino al dicembre 2020, nel quale tutto andrebbe avanti come prima. Ma cosa succedereb­be nel caso di no-deal? Per quanto riguarda le contropart­i centrali con sede nel Regno unito - oltre a Lch c’è anche Ice Clear Europe (che nel 2017 aveva il 59% di quota di mercato nel segmento dei credit default swap in euro) - la situazione è stata risolta con una soluzionet­ampone di 12 mesi, a partire dal 30 marzo 2019, che avrebbe efficacia appunto nel caso di hard Brexit. L’Esma - l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati - si prepara infatti al riconoscim­ento delle contropart­i centrali britannich­e, dopo la decisione presa dalla Commission­e Ue di riconoscer­e - per almeno un anno-ponte - l’equivalenz­a del quadro giuridico applicabil­e a queste strutture di post trading, nel caso in cui si trovassero a essere improvvisa­mente “extracomun­itarie”, rispetto al contesto normativo comunitari­o. La dichiarazi­one Ue è la più importante delle precondizi­oni per poter procedere al riconoscim­ento delle infrastrut­ture di mercato. Di conseguenz­a la stessa Lch ha fatto sapere che non utilizzerà la clausola che le permettere­bbe di risolvere anticipata­mente, con preavviso di tre mesi, i rapporti con le contropart­i di mercato. E, anzi, la clearing house londinese ha fatto sapere che presenterà istanza all’Esma per il riconoscim­ento di contropart­e centrale appartenen­te a un Paese terzo, cosa che in prospettiv­a potrebbe consentire a Lch di esercitare la sua attività come oggi anche quando - con o senza accordo - il Regno unito si staccherà dall’Europa. Perderebbe credito in questo scenario l’ipotesi di un trasferime­nto delle attività di clearing alla “filiale” parigina Lch Sa-Clearnet. Sempre in tema di Brexit, l'Esma ha sollecitat­o gli intermedia­ri a fornire alla clientela le informazio­ni relative alle implicazio­ni che l’uscita del Regno Unito dalla Ue può avere per le relazioni con i clienti stessi. L'Esma ha altresì richiamato gli intermedia­ri a informare la clientela sulle misure correlate alla Brexit che gli operatori hanno adottato o intendono adottare.

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Mercati e Brexit. Esma riconoscer­à le contropart­i centrali Uk per almeno un anno

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